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CorFio - Lo sfogo di Gud e le accuse in patria: caso chiuso. Ora spera di svoltare e tornare quello di Genova

Il processo lo ha logorato, come ha raccontato sui social. A Firenze non si è mai visto il vero Gudmundsson: ora la svolta?

A volte basta un niente. Una giocata, un episodio, un dettaglio che finalmente si sistema. Un soffio, e come per magia tutto quello che non funzionava inizia a girare per il verso giusto. Vale nella vita, come nel calcio. Anzi. Molto spesso, vita e calcio viaggiano a fianco. Perché molto spesso ci si dimentica che in campo vanno degli uomini, magari molto giovani, prima che dei calciatori. Così scrive il Corriere Fiorentino.

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PERSO. Il gancio è con la situazione di Gudmundsson. Quanto accade fuori dal campo si può ripercuotere su umore, risultati e prestazioni. L'islandese da un anno e mezzo appare perso. Alla perenne e per ora vana ricerca di quello che era stato al Genoa e che invece, a Firenze, non si è mai visto. Lo dicono le prestazioni, ultime uscite comprese, e lo certificano i numeri: 49 presenze, con la maglia viola, per la «miseria» di 12 gol (4 quest’anno) e 5 assist. Pochissimo per uno che nell’ultima annata a Genova aveva timbrato (Coppa Italia compresa) 16 volte in 37 partite.

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CASO CHIUSO. Talmente abbagliante, il suo impatto sulla serie A, da spingere squadre come l’Inter (oltre a diverse formazioni inglesi) a muovere passi concreti pur di averlo con sé. Poi però, qualcosa è cambiato. L’accusa di «cattiva condotta sessuale», il processo, i dubbi su quello che sarebbe stato il futuro e, proprio per quello, qualche passo indietro e un passaggio alla Fiorentina in prestito con diversi asterischi sul riscatto legati (anche) a quella vicenda. Una bruttissima storia, che si è chiusa giusto una settimana fa con il ricorso contro la sua assoluzione (ribadita in due precedenti occasioni) definitivamente respinto. Con il 10 viola che si è sfogato sui social anche dopo le parole del portavoce di Stígamót, associazione islandese che offre supporto a sopravvissuti di violenza sessuale e traffico di esseri umani: «Lo stesso giorno in cui la Corte Suprema ha assolto Albert è stata emessa un’altra sentenza in cui un uomo di origine araba è stato condannato. In quel caso la Corte Suprema ha considerato la testimonianza della vittima come prova sufficiente. Ci si può chiedere allora se la decisione della Corte sarebbe stata la stessa se non si fosse trattato di un noto calciatore».

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