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Editoriali

Comuzzo, il Napoli e le tempistiche del mercato: quando dire “no, grazie”

Il Tap-In di Matteo Dovellini - Comuzzo Fiorentina

Commisso: “Abbiamo venduto bene, ma ora dobbiamo investire meglio”. Il ritorno di Zaniolo e le strategie per il finale di stagione

Non è più il calcio delle bandiere, degli incedibili e per certi versi dei romantici. Tutto ha un prezzo e le nuove realtà principesche, dalla Saudi Pro League alla MLS americana, hanno sconvolto anche i più granitici campionato europei con le loro offerte improvvise e irrinunciabili che drogano la stabilità che regnava fino a pochi anni fa. Ne sanno qualcosa anche i tifosi della Fiorentina, che nelle ultime sessioni hanno dovuto fare i conti con alcune cessioni di rilievo. Tre anni fa, fine gennaio, quella di Dusan Vlahovic (80 milioni di euro). Prima era toccato a Federico Chiesa. Poi sarebbe stato il turno di Nico Gonzalez. Curiosità: tutte cessioni con acquirente unico.

La Juventus è stata molto brava, ci ha dato molti soldi comprandoci Vlahovic, Chiesa e ultimamente Gonzalez – ha detto non a caso il presidente viola Rocco Commisso in un’intervista a TeleMiaAbbiamo fatto buoni affari. Come Kean, comprato con 15 milioni“. Dal suo punto di vista, niente da eccepire. Semmai, e qui la palla passa più che altro agli uomini mercato, è il passo successivo che più volte non ha fatto seguito all’opportunità di cedere al momento giusto. Ovvero: sostituire, inserire, acquistare reinvestendo quanto incassato nel modo giusto. Tanti, troppi i milioni gestiti nelle scorse sessioni di mercato che non sono riusciti a costruire qualcosa di davvero solido per poter alzare l’asticella delle ambizioni dichiarate anche di recente.

Vendere bene, reinvestire meglio

La stagione in corso rappresenta un’occasione quasi unica per la Fiorentina. In estate la società ha scelto di voltare pagina, dopo il ciclo tecnico con Italiano, e ripartire da Raffaele Palladino. Il gruppo che muta pelle, la vecchia guardia che fa spazio a nuovi giocatori e nuovi leader. Tasselli che trovano il loro posto, altri che ancora mancano come naturale che sia nell’anno della ripartenza. Il club che punta all’Europa e il cammino, dopo il giro di boa, che vede la squadra militare nelle zone alte della classifica a pochi punti dalla zona Champions. È qui che stride lo scenario che vorrebbe Pietro Comuzzo in orbita Napoli. Proprio nella sessione in cui anche Kayode ha lasciato Firenze in prestito con diritto di riscatto. Ok vendere i prodotti del vivaio per fare cassa piena, ok anche capire quale sia il prezzo giusto fissato sul cartellino (nel caso di Comuzzo sono 40 i milioni richiesti) ma le tempistiche non possono rappresentare un dettaglio. Perché farlo a gennaio, quando è molto più complicato muoversi di conseguenza e fare il giusto investimento in una sessione anomala e bloccata da tanti fattori.

In certi momenti bisogna avere la forza per dire “no, grazie, adesso no“. Perché è chiaro che a certe cifre anche i più brillanti dei tuoi gioielli sono in vendita. Ma l’affare Vlahovic, per quanto redditizio in termini economici, deve ricordare che poi trovare un sostituto all’altezza non è così facile. Certi attimi, sportivamente parlando, non tornano indietro. E la Fiorentina, in mezzo a tanti tentativi, ha trovato un degno erede soltanto due anni e mezzo più tardi con Moise Kean. “Comuzzo ha un senso di appartenenza unico per questa società, stravedo per lui e niente lo sposta. Neanche il mercato“. Non sono dichiarazioni banali, quelle di Palladino in conferenza stampa.

Zaniolo e un’incognita calcolata

Un affare invece è in dirittura d’arrivo. Nicolò Zaniolo e il suo ritorno a “casa”, dove era cresciuto mettendosi in evidenza tra talento e carattere “esuberante” (fu l’allora allenatore degli Allievi Nazionali, Cristiano Masitto, a definirlo così). Non una scommessa, in quanto ormai il valore del giocatore è noto. Non un’occasione, poiché in uscita dall’Atalanta che dopo averlo valutato per sei mesi ha scelto di scaricarlo proprio nel momento del massimo bisogno. Ovvero quando si è infortunato Lookman e Gasperini ha virato su Daniel Maldini. Questo aspetto fa riflettere, e non poco. Il ritorno di Zaniolo intriga, inutile nasconderlo. Come laterale offensivo, meglio come trequartista insieme a Gudmundsson alle spalle di Kean. Ma le ultime esperienze, arrivate dopo il doppio infortunio del 2020 a entrambe le ginocchia, non sono state esaltanti

Galatasaray, Aston Villa, Atalanta. Zaniolo ha fatto parlare di sé più per alcuni atteggiamenti che per alcune giocate. Neanche l’ambiente di Bergamo, neanche il suo straordinario sistema offensivo e la gestione “bastone/carota” Gasperiniana, sono riusciti nell’intento di rilanciarlo. La speranza è che Nicolò, che in viola ritroverebbe due amici come Kean e Sottil, sia spinto dalla volontà di imboccare la via della maturità e dimostrare che nel 2016 sbagliò l’allora dirigenza a lasciarlo andare via dopo la trafila nelle giovanili e quel contratto da professionista mai firmato. Il talento è fuori discussione e se Palladino riuscirà a gestirlo nella maniera migliore, allora sì che potrebbe davvero accendere la seconda parte di stagione della Fiorentina.

Col Genoa per la continuità

Togliendo il fine settimana, dedicato esclusivamente al campo anche da parte della dirigenza, lunedì andrà in scena l’ultimo giorno di calciomercato. Mancano ancora un centrocampista e un vice Kean. Soltanto a sessione terminata, valutando ogni singola operazione, si potrà fare un bilancio di quanto ottenuto dalla Fiorentina in questa strana finestra invernale. Dunque il campo. Domenica la gara col Genoa che è tra le più importanti. Perché dovrà confermare il primo tempo visto con la Lazio e dare risposte positive a Palladino anche sotto altri fronti. L’approccio, l’intensità, la capacità di gestire la gara (molto complicata, Genoa in gran forma) e ritrovare così anche quella continuità perduta per un mese e mezzo.

Il gruppo è tutto e ha trovato in alcune “bugie e falsità” (così come ha dichiarato il tecnico viola) la forza per unirsi ancor di più e rispondere sul campo. Il tecnico dovrà inventarsi qualcosa in mezzo al campo, vista la squalifica di Adli e Cataldi ancora a parte. Non un dettaglio, visto il reparto strategico: Palladino potrebbe arretrare Folorunsho in mediana insieme a Mandragora e provare così a inserire Sottil con Beltran insieme a Gudmundsson alle spalle di Kean. Avrà bisogno di equilibrio, soprattutto. Magari chiedendo all’argentino di raccordare come fatto all’Olimpico con grande sacrificio.

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