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Editoriali

Palladino ha tante responsabilità, ma se si crede in lui ora va protetto

Palladino - Fiorentina

Partiamo da alcuni dati di fatto. La Fiorentina non vince da più di un mese e in campionato, nelle ultime sei partite ha fatto due punti. Nonostante la crisi di risultati la squadra di Palladino ha ancora una buona classifica, essendo sesta a pari merito col Bologna. Non ottima, ma nemmeno brutta. Se l’obiettivo, come dice sempre questa proprietà, è fare meglio dell’anno scorso, arrivare sesti sarebbe un successo, ma siamo certi che il ritorno in Europa League soddisferebbe praticamente tutta la piazza.

Tuttavia, a Firenze le critiche sono incessanti, soprattutto nei confronti di Palladino. Se si esce dalla bolla fiorentina, in tanti pensano che siano eccessive, che la Fiorentina sta facendo il suo campionato e che le otto vittorie di fila non riflettevano il reale valore di questa squadra. Questo è certamente vero, perché la rosa gigliata vale dal sesto all’ottavo posto della classifica. Tuttavia, le critiche da parte di chi vive quotidianamente di pane e Fiorentina nascono da una ragionevole preoccupazione, corroborata da alcuni fatti.

La Fiorentina vista col Torino non è stata un disastro totale, ma si è forse vista la sua versione più allarmante della stagione. Tutto sommato ha disputato un buon primo tempo, nel quale si sono riviste anche alcune buone giocate di Gudmundsson, si è apprezzato quanto può essere utile un giocatore dalle caratteristiche di Folorunsho, oltre al timbro del solito Kean. La partita era indirizzata con il doppio episodio espulsione-gol del vantaggio, ma nella ripresa è scesa in campo una squadra estremamente rinunciataria, che ha pensato di poter lasciare la palla al Torino e difendere l’1-0. Ed è qui che sorgono i dubbi sulla gestione dell’allenatore.

L’errore di Palladino sta nel pensare che si possa riproporre oggi la stessa formula che ha portato alle tante vittorie. Che possa bastare preservare un vantaggio minimo per conquistare sempre i tre punti. Ovviamente, non è così. Perché la squadra non è più sicura dei propri mezzi come lo era più di un mese fa, perciò commette molti più errori. Ecco perché l’atteggiamento (volutamente) rinunciatario visto nella ripresa col Torino, che magari in altre occasioni aveva dato i suoi frutti perché il gruppo era tranquillo, oggi non può minimamente bastare. Infatti, al gol subito la Fiorentina è stata completamente incapace di reagire, come sottolineava Gosens nel post partita.

Inoltre, hanno fatto nuovamente discutere le sostituzioni del tecnico. Il cambio di Gudmundsson è stato accolto da sonori fischi, ma erano rivolti al cambio stesso e non al giocatore. Il Franchi, infatti, non ha apprezzato la scelta di privarsi di uno dei pochissimi giocatori in rosa in grado di inventarsi un gol. Stessa scelta di Monza, quando perlomeno l’islandese giocò un brutto primo tempo. Stavolta Gud, pur senza fare niente di straordinario, era in partita, ma anche stavolta non l’ha finita. La sostituzione di Colpani arrivata all’89’, poi, desta ulteriori perplessità. Di diversa fattura. L’ex Monza meritava certamente di essere sostituito prima, ma perché esporlo agli inevitabili fischi di uno stadio intero per mandare in campo un giocatore che disputerà appena 3 minuti di partita? Insomma, anche Palladino sta accusando il momento di confusione che circonda tutta la Fiorentina.

Ma la classifica, si diceva. Quella è ancora buona. Il problema però è il clima dentro che si percepisce dentro il Viola Park. Le dichiarazioni di Pradè dopo il Monza hanno acceso un enorme campanello d’allarme. Dichiarazioni smentite prima dall’allenatore e poi ‘annacquate’ da Ferrari, ma che ci raccontano di una dirigenza non così convinta del proprio tecnico – segnali ce n’erano già stati anche prima – e di un gruppo non così unito. Dichiarazioni che non si sono ripetute dopo il Torino, con la società che non ha fatto parlare i propri dirigenti. Né è intervenuto Commisso, la cui voce forse ora dovrebbe farsi sentire anche al di fuori delle segrete stanze, dando per scontato che il presidente stia seguendo con grande attenzione (sebbene a distanza) le difficoltà che sta vivendo la squadra di cui è proprietario. Se si vuole proseguire con Palladino, questa società ha il compito di proteggerlo, anche e soprattutto pubblicamente.

Esonerare Palladino oggi appare ancora prematuro: sebbene non si vogliano minimamente negare le sue responsabilità in questo periodo difficile che sta vivendo la squadra, gli vanno anche riconosciuti i meriti per quanto di buono fatto fino a metà dicembre. Meriti che, ripetiamo, consentono ai viola di essere ancora in piena lotta per l’Europa nonostante l’ultimo mese terribile. La Fiorentina però è in difficoltà e sono tutti sotto esame. Allenatore, squadra e dirigenti. Perché la sua panchina resti salda, il tecnico deve dimostrare di avere ancora il gruppo dalla sua parte, di essere in grado di poter ridare tranquillità alla squadra e di avere le idee chiare a livello tattico per risolvere le criticità emerse nelle ultime settimane. Il prossimo banco di prova è di quelli davvero importanti: la Lazio di Baroni. Proprio la squadra che all’andata segnò il cambio di passo da parte della Fiorentina. C’è davvero da augurarsi che la svolta possa ripetersi.

Ai dirigenti, infine, il compito del mercato. Finora è stata soddisfatta l’esigenza primaria: il sostituto di Bove, con l’arrivo di Folorunsho. Il colpo tentanto anche in questo mercato di gennaio, invece, è nuovamente sfumato, con Luiz Henrique che ora veste la maglia dello Zenit. C’è ancora tanto da fare. Ci sono giocatori in partenza da sostituire (Kayode, Ikoné) e profili di cui la squadra ha bisogno (un altro centrocampista, il famoso vice Kean; da capire, poi, cosa pensa realmente Palladino del suo parco difensori centrali). Poco più di dieci giorni al gong, il tempo stringe.

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