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L'ottimismo di Ferrari e la crisi della Fiorentina: non è così semplice fare quel 'passo'

Il direttore generale viola è davvero convinto che manchi poco per svoltare?

Si avvicina la data di una delle gare più importanti della stagione per la Fiorentina. La trasferta col Sassuolo, in programma sabato 6 dicembre alle 15, è la prima di una serie di partite che devono assolutamente vedere la squadra di Vanoli dare un’accelerata in termini di risultati. Insomma, è una delle ultime chiamate per trovare la prima vittoria in campionato se davvero si vuole puntare alla salvezza.

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Il tecnico gigliato sembra essere orientato al cambio di sistema di gioco. Soluzione che pare inevitabile, viste le numerose criticità mostrate in tutta la stagione dalla difesa a 3, anche se non così semplice da applicare per come è stata costruita questa rosa. Tuttavia, non bisogna illudersi che un cambio di modulo possa cancellare magicamente tutte le paure che questa squadra ha accumulato dopo mesi di risultati e prestazioni raccapriccianti. Affinché la squadra esca dalle sabbie mobili in cui si è cacciata, bisogna fare piccoli passettini alla volta. Magari un pizzico di buona sorte non guasterebbe per iniziare a sbloccarsi.

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Chi invece è convinto che manchi davvero poco per svoltare è il direttore generale Alessandro Ferrari. Lo scorso martedì, a margine di un evento al Viola Park, il direttore generale ha dichiarato quanto segue:  «Il mister si è calato subito nella parte. Secondo me è a un passo dal trovare la chiave di lettura giusta». Ci auguriamo tanto che Ferrari abbia ragione, ma di fronte alla peggior Fiorentina della storia ci vuole un grande slancio di ottimismo per condividere questa visione. Lo stesso Vanoli, peraltro, non perde occasioni per ribadire quanto la situazione sia delicata.

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Ferrari ha mostrato grande soddisfazione per quanto avvenuto nell’immediato postpartita di Atalanta-Fiorentina: «A Bergamo dopo la sconfitta è successa una cosa bellissima. Dzeko e tutta la squadra sono andati sotto la curva per trovare il modo di capirsi e di remare tutti dalla stessa parte. Può essere nato qualcosa di importante».

A dire la verità, il sostegno della Curva Fiesole alla squadra durante le partite non è quasi mai mancato. Solo due le eccezioni: il secondo tempo col Bologna e tutta la partita col Lecce, quando la gestione Pioli-Pradè era arrivata al capolinea e la contestazione era più che legittima per cercare di dare una scossa ai piani alti e chiedere con forza che si cambiasse qualcosa. Per il resto, a differenza della narrazione distorta che si sente fuori da Firenze, la curva ha sempre sostenuto la squadra durante la partita, riservandosi i fischi per il fine gara. Persino nella partita con l’AEK, quella delle dichiarazioni di Dzeko, la curva ha cantato fino al 90’. Sono gli altri settori del Franchi a perdere la pazienza durante le partite. E si fa fatica a non capirli.

Tuttavia, si può legittimamente credere che quell’immagine del bosniaco col megafono e i tifosi che incitano la squadra sia simbolica e che dunque possa valere per tutto il popolo viola. Che tutti i tifosi, anche quelli di tribuna e maratona, seguiranno il famoso ‘patto’. Una nota positiva, in un momento così buio, essere tutti uniti.

A costo di essere tacciati di pessimisti, però, temiamo che ciò non basti a salvare la Fiorentina. Se questa squadra si è cacciata in un guaio del genere i tifosi c’entrano ben poco. Basta aver visto le partite della Fiorentina per rendersene conto. Ci auguriamo che di questo sia consapevole anche la società. Che non si pensi che, con un cambio di modulo e la spinta di mezzo Franchi (ahinoi), tutto finirà per il meglio. All’interno del Viola Park deve essere ben chiara la gravità di questa situazione. 

Infine, ribadiamo quanto sarebbe utile in un momento così buio sentire la voce della proprietà, che manca da troppo tempo. La voce di Commisso, e se ciò non è possibile di qualcuno che ne faccia le veci.


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