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Editoriali

Bivio viola, tra campo e mercato. Settimana decisiva, con la speranza che la Lazio segni ancora la svolta

All’andata la sfida con i biancocelesti di Baroni segnò la svolta. La speranza è che la partita di questa sera possa porre fine alla crisi di risultati dell’ultimo periodo. Poi una settimana di mercato caldissima

L’intervallo della partita di andata è stato spesso citato nei mesi seguenti come lo spartiacque tra una Fiorentina brutta e vulnerabile e quella scintillante e cinica che si è vista fino agli inizi di dicembre. Palladino cambiò. Addio difesa a tre, benvenuta a furor di popolo linea a quattro. Restarono negli spogliatoi Quarta e Biaraghi (proprio loro!), entrarono Ranieri e Gudmundsson, che in pochi minuti illuminò il Franchi. Fu effettivamente un pomeriggio di cambiamenti. Tattici e non solo.

Da lì la Fiorentina di Palladino è cambiata. Il pari di Empoli come mezzo incidente di percorso, poi le famose otto vittorie consecutive. Il resto è storia recente, ma chissà che anche la partita di questa sera possa segnare una serie di cambiamenti. La speranza è che la Lazio porti bene. Intanto questo. In un campo, l’Olimpico, dove le soddisfazioni non sono state molte, affidarsi alla cabala può essere un primo esercizio. Certo, chi visse sperando fece una brutta fine, ma è chiaro la Fiorentina debba metterci molto del suo.

Spifferi dal Viola Park raccontano anche che qualcosa potrebbe, nuovamente, cambiare a livello tattico. Forse non dall’inizio, come accadde all’andata, ma la Fiorentina è sicuramente in evoluzione. Certo, diranno i detrattori, peggio di così non si può fare. Vero anche questo, ma per cambiare ci vuole sempre coraggio. Dall’inizio serpeggia la candidatura di Pongracic al posto di Comuzzo, poi Folorunsho a destra dove non ci sarà Colpani. E non ci saranno nemmeno mancini perché Ikoné continua a non essere convocato. Messa così è una Fiorentina un po’ arrangiata. Un 4-2-3-1 proprio per volerlo fare, senza però avere gli interpreti giusti. L’altra corrente di pensiero racconta della giravolta immediata. Un 4-3-2-1 più consono in base alle caratteristiche. Beltran e Gudmundsson dietro a Kean, con Folorunsho in mediana accanto ad Adlì e Mandragora. Idea che stuzzica. Sacrifica Sottil, ma intriga. Occhio poi all’evoluzione ulteriore. C’è tempo, ma si va decisamente in quella direzione. Ovvero il ritorno della difesa a tre. Palladino l’ha accantonata, ma mai dimenticata.

L’arrivo, ormai pressoché scontato, di Pablo Marì toglie dubbi a chi ancora ne ha. Giocatore voluto dal tecnico, fortemente. Giocatore giusto per tornare all’antico amore che tante soddisfazioni gli aveva dato a Monza. C’è tempo però. Non pare una cosa immediata. Anche perché per pensare al futuro c’è da far bene il presente. Non è un azzardo scrivere di due partite decisive, quella di stasera e quella col Genoa, per le sorti dell’allenatore. Palladino sa di essere osservato un po’ da tutti. Compreso Commisso. Che sta arrivando da New York. Primo obiettivo coccolare allenatore e gruppo, ma bisogna invertire la tendenza dei risultati.

Sarà una settimana impegnativa anche fuori dal campo. Sei, forse sette, le operazioni che Pradè e Goretti sono chiamati a chiudere tra entrate e uscite. Ikoné, Kouame e Biraghi sul piede di partenza. Ipotiziamo Marì, un centrocampista, un esterno offensivo e forse Sanabria in entrata. Il conto è fatto. Discorso diverso capire i nomi delle due pedine più importanti. Il mediano può essere Cristante. Magari a fine settimana, con l’aiuto dell’agente Riso. Ma anche qui dipenderà molto dal futuro di Palladino. A bagnomaria c’è Dennis Man, che ormai ha capito di essere l’alternativa non solo di Luiz Henrique, ma anche di qualcun altro. Vedremo. Ormai manca solo una settimana. Quella che fondamentalmente basterebbe per il mercato invernale. Tanto prima succede sempre pochino.

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