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Sembra proprio l’anno scorso, ma sta andando anche peggio

Le similitudini tra l’avvio difficile di Pioli e quello di Palladino sono tante. Riuscirà il tecnico viola a trovare la quadra?

Ogni volta che qualche giornalista in sala stampa fa riferimento al passato recente, Stefano Pioli risponde stizzito. “Non voglio più sentir parlare dell’anno scorso”, ha dichiarato dopo la vittoria sofferta col Polissya nel ritorno di Conference League. Concetto ribadito ieri, sempre in conferenza stampa, dopo la sconfitta col Como. L’idea del tecnico della Fiorentina è chiara: niente paragoni con la squadra che fu di Palladino, si tira una riga e si va avanti per una nuova strada, la sua.

Tutto giusto, dal suo punto di vista, ma le similitudini con l’avvio stentato dell’anno scorso ci sono eccome. Anzi, a dirla tutta sta andando anche peggio: dopo 4 giornate, la Fiorentina di Palladino aveva 3 punti, frutto di tre pareggi con Parma, Venezia e Monza e del ko 3-2 in casa dell’Atalanta. La Fiorentina di Pioli di punti ne ha totalizzati due, nei pareggi con Cagliari e Torino, più due sconfitte contro Napoli e Como. Se vogliamo spezzare una lancia a favore dell’ex tecnico del Milan, quest’anno il calendario delle prime 4 giornate è stato più impegnativo.

In Conference, i playoff di Palladino sono stati un vero incubo, con il passaggio del turno contro la modesta Puskas Akademia arrivato solo ai calci di rigore. Qui ha fatto meglio Pioli, visto che l’andata col Polissya è stata forse l’unica partita davvero convincente di questo brutto inizio di stagione, ma nella gara di ritorno, nonostante la vittoria finale, la Fiorentina ha vissuto più di qualche brivido.

Oltre ai risultati, ci sono altri punti in comune che raccontano di due avvii simili nelle loro fatiche. Innanzi tutto, la difficoltà nel proporre la difesa a 3. Entrambi i tecnici hanno lavorato fin dal primo giorno di ritiro su questo sistema di gioco, entrambi hanno incontrato tanti problemi e hanno deciso di tornare a 4. Per Palladino fu il secondo tempo con la Lazio, quello del passaggio al 4-2-3-1 e quindi della svolta, che poche settimane dopo portò alle 8 vittorie consecutive. Per Pioli il cambio modulo è arrivato durante la partita col Como, che però è finita come tutti sappiamo. Entrambi, però, condividono il destino dell’essere costretti a rimangiarsi le proprie idee estive perché risultati e prestazioni non stanno arrivando.

La Fiorentina 2024-25, tuttavia, poteva contare fin da subito sulla produzione offensiva di Moise Kean, che a questo punto della stagione aveva già segnato 4 gol (due in campionato, due nei playoff di Conference). La Fiorentina attuale, invece, vede ancora arenate a quota zero le reti dei suoi attaccanti in Serie A e Moise completamente a secco (mentre in Nazionale ha segnato 3 gol in 2 partite). Per quanto la Fiorentina di Palladino non abbia mai scaldato il cuore per la qualità del gioco che esprimeva, quello che le è sempre stato riconosciuto è l’essere riuscita a esaltare le qualità del suo miglior giocatore in rosa. Cosa che finora non è successa a Pioli, che sta insistendo con lo schierare assieme due prime punte senza però ricavarne granché.

Infine, entrambe le Fiorentine presentano diversi punti interrogativi sulla costruzione della rosa da parte della società. Sia l’anno scorso, quando il roster venne completato negli ultimissimi giorni di mercato, sia quest’anno, in cui di soldi ne sono stati spesi tanti, ma i dubbi restano. Sia sul valore dei giocatori acquistati in rapporto a quanto sono stati pagati, sia sulle loro caratteristiche, ovvero se le loro peculiarità si sposino bene con le necessità di questa squadra. Ma questo meriterebbe un approfondimento a parte. E qualche altra partita per valutare meglio il rendimento del calciomercato estivo della Fiorentina.

Alla quarta giornata, contro il Como, Pioli è passato al 4-4-2, ricavando però un’altra sconfitta dopo un buon avvio di gara e una pessima seconda frazione. Anche la Fiorentina 24-25 alla quarta di campionato subì una sconfitta, contro l’Atalanta, giocando un buon primo tempo e sparendo nella ripresa. La svolta, per Palladino, arrivò alla giornata successiva, quando cambiò sistema di gioco nell’intervallo contro la Lazio e conquistò una vittoria in rimonta.

La speranza è che la quinta giornata sia quella buona anche per Pioli. Perché per quanto Palladino sia stato criticato (anche da chi scrive), è uscito bene dalle gravi difficoltà che aveva incontrato nelle sue prime uscite sulla panchina viola e alla fine ha chiuso la stagione con 65 punti. Ora su quella panchina è seduto Stefano Pioli, il tecnico arrivato per far fare il salto di qualità che finora ha fatto anche peggio. Adesso deve arrivare la svolta. Quella che l’anno scorso, di cui non si deve mai parlare, in qualche modo è arrivata, e che quest’anno aspettiamo come manna dal cielo.

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