Presto per dire se quella contro il Milan potrà essere la vittoria della svolta. Ma morale e autostima ora sono benzina da alimentare
Ci sono partite, momenti di una stagione che possono cambiare il destino della storia. Episodi, sì, ma anche la voglia di lottare con il compagno e per la squadra. Così la vittoria contro il Milan può valere davvero qualcosa di importante per la Fiorentina. Ben oltre i ‘soli’ tre punti, ottimi intanto per rinvigorire una classifica che alla sosta avrebbe potuto farsi quasi preoccupante, in caso di ko.
VIA I NUVOLONI. Un successo che allontana qualche nuvolone grigio che si era addensato sopra il Viola Park e sopra la testa di Raffaele Palladino. Prime 9 partite stagionali con pochi squilli, tante difficoltà, troppi errori e poca coesione di squadra. Ma un’impressione la Fiorentina l’aveva data, cioè quella di saper dare il meglio di sé proprio nei momenti più complicati ma anche contro avversarie sulla carta importanti. Le tante rimonte tra playoff di Conference e campionato, la resistenza più vittoria ai rigori in Ungheria, il primo tempo di Bergamo, la ripresa con la Lazio. E così anche prima del Milan in tanti ci credevano. Certo, che uscisse una vittoria come quella di domenica sera era poco pronosticabile, ma che la Fiorentina se la sarebbe giocata era un sentore condiviso da molti.
VOGLIA DI LOTTARE. Poi è chiaro che hanno contato gli episodi. Tre rigori parati in una partita non si vedono così di frequente, il migliore in campo per la Fiorentina è stato De Gea. Ma lo spirito di squadra è senz’altro l’aspetto più importante di questo 2-1 che dà morale, autostima, convinzione nei propri mezzi. Benzina da alimentare durante la sosta e dalla ripresa post Nazionali. Il portiere spagnolo è stato monumentale. I due rigori parati, le parate su Abraham e Chukwueze, il lancio da cui è nato il gol vittoria. Ma lo hanno esaltato la voglia di non mollare di tutta la squadra, gli interventi di Comuzzo e Ranieri, le chiusure di Dodo, il sacrificio di Bove, Gudmundsson e Colpani, la ‘guerra’ di Kean là davanti.
CONSAPEVOLEZZA. E allora qui, sì, si può fare la Fiorentina. Una squadra che fin qui squadra è stata poco, con un’identità vera mai percepita. Ma uscire da queste serate rende più forti, convinti, consapevoli. Difesa bassa e ripartenze in larghi tratti, ma anche tentativi di qualità nelle uscite, spunti personali e pressione nella propria metà campo. Un gruppo che lavora al completo sostanzialmente da un mese, che poteva e doveva far di più nelle prime nove uscite. Senza dubbio. Ma da qui può partire un’altra storia. Con la convinzione di un assetto tattico, il 4-2-3-1, che ha ridato equilibrio e certezze. Dal secondo tempo contro la Lazio la Fiorentina ha preso un gol in 315 minuti più recuperi. Rispetto agli 11 presi nei 615 minuti precedenti (media di uno ogni 56′).
I NUOVI. C’è da migliorare, e tanto, chiaramente. Nella manovra, nella produzione offensiva, nell’attenzione in area di rigore. Ma anche i nuovi, chi più chi meno, iniziano a dare segnali. Gudmundsson è stato ancora decisivo, Adli ha fatto vedere di essere imprescindibile per qualità in mezzo, Bove è un jolly che si sacrifica tanto, anche Cataldi ha sempre dato il suo contributo. E qualcosa si è visto anche da Colpani, che pian piano sta crescendo. Stessa cosa per Richardson, dopo qualche gara in naftalina. Senza parlare di De Gea e Kean, subito dei pilastri di questa squadra. Il lavoro, in mezzo alle tante difficoltà, sta dando i primissimi frutti. Una sosta serena, finalmente, per la Fiorentina, con Palladino che potrà avere con sé anche tanti giocatori rispetto ad altre occasioni, anche se vanno valutati gli acciacchi di Kean, Pongracic e Kayode. Ricominceranno poi i banchi di prova. Ma intanto giusto godersi la scia di una serata, quella di domenica, che può aprire un nuovo capitolo della stagione.
Di
Marco Pecorini