La vittoria contro la Lazio ha dato fiducia: da qui si deve ripartire. Coraggio e qualità per la nuova Fiorentina
“Non fare punti oggi sarebbe stato un problema”. Dalle parole di Edoardo Bove dopo la partita c’è la conferma di quanto si sia giocata la Fiorentina domenica pomeriggio contro la Lazio. Una partita non da dentro o fuori, ma parecchio importante sì. Per il percorso, la fiducia, il morale. Allontanare qualche nuvolone che iniziava ad addensarsi sul gruppo viola e sull’allenatore, tirare un grosso sospiro di sollievo. E le espressioni di Raffaele Palladino in sala stampa al Franchi dopo la partita dicevano tutto sul peso che tecnico, staff e giocatori si erano tolti con il 2-1 in rimonta contro i biancocelesti.
TUTTO DIVERSO. Specie dopo un primo tempo del genere. Ancora sottotono, negativo, con troppi errori e i soliti rischi là dietro. Poi dopo l’intervallo è cambiato tutto. Il modulo, intanto. Dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1. Ma soprattutto l’atteggiamento, il coraggio, la voglia di fare la giocata. Tutto ciò che era mancato nei primi 45 minuti e tante volte in questo inizio di stagione. E poi, ovviamente, lui. Il numero 10. Un giocatore, Gudmundsson, in grado fin da subito di trascinare con la sua qualità, la sua esuberanza tecnica, la sua voglia di dialogare con i compagni. Pochi tocchi per indirizzare la partita verso una strada diversa, per far capire che sarebbe stata un’altra storia anche nelle prime gare in cui Palladino non ha potuto utilizzarlo. E, andando indietro, anche magari averlo in campo da gennaio non sarebbe stato affatto male…
QUELL’ABBRACCIO. Si riparta da qui. E da quell’abbraccio collettivo a fine gara in mezzo al campo. In America lo chiamano huddle, in Italia vi si ricorre per fare gruppo, accrescere l’amalgama di squadra, sentirsi più forti dopo aver superato momenti complicati. “Questa settimana equivale quasi ad un mese di lavoro insieme”, aveva detto Palladino prima della sfida contro la Lazio. E in effetti, in un calcio che va sempre parecchio veloce, spesso tanti sottovalutano l’importanza dei giorni di lavoro insieme, specie per un gruppo che ha iniziato ad allenarsi al completo da un paio di settimane. Ma non è un caso che in generale in campionato i valori si stiano ristabilendo. Squadre che hanno cambiato tanto e avevano fin qui faticato iniziano a conoscersi meglio, vedi Bologna, Milan, la stessa Roma.
QUALCOSA IN PIU’. Anche la Fiorentina sta iniziando a prendere forma. Palladino, intanto, ha confermato sul campo di non essere un tecnico integralista. Lo aveva detto e fatto vedere a Monza, nel giro di una settimana ha prima optato per il 3-5-2 contro l’Atalanta e poi stravolto tutto a metà gara contro la Lazio. C’è da scommettere che non abbandonerà di punto in bianco la difesa a 3, ma al di là dell’atteggiamento di squadra forse l’assetto con difesa a 4 può dare ora più equilibrio. Con i terzini in partenza 15-20 metri più bassi (ma con facoltà di spingere comunque fino in fondo), con gli esterni alti che rientrano a dare mano. Maggiore copertura, soprattutto sulle fasce, laddove tante volte la difesa a 3 fa fatica a scalare tra le mancanze degli esterni e la non sempre puntuale scalata dei centrocampisti.
NON SOLO PORTIERE E CENTRAVANTI. Ma intanto qualcosa si è visto. Fino a sabato la Fiorentina aveva trovato quelle poche certezze tra i pali e in attacco. De Gea (ma anche Terracciano quando impiegato contro Parma e Venezia, meno con il Monza) è stato spesso provvidenziale facendo capire perché è stato per anni tra i migliori d’Europa tra Manchester United e Atletico Madrid (al netto delle caratteristiche tecniche che non lo vedono eccellere nelle uscite, rispetto ad altri fondamentali), mentre davanti Kean non ha mai deluso facendo sempre la guerra contro tutto e tutti, oltre a 4 gol in 7 partite. Ora c’è anche altro. C’è un 10 vero come Gudmundsson, due terzini/esterni in grado di colpire (Gosens e Dodo), qualcosina (ancora poco e discontinuo, ma qualcosina sì) si è visto da Colpani, a centrocampo si è capito che Cataldi può dare equilibrio e temperamento, Bove grande duttilità, in attesa di Adli che tecnicamente pare molto interessante. Oltre a Richardson al quale forse va concesso più tempo.
PIU’ FIDUCIA. Manca ancora tanto, è vero. La solidità difensiva, senza dubbio, in generale non c’è ancora grande affinità tra i reparti e di squadra, alcuni singoli sono ancora indietro. Ma è un processo che richiede tempo, inevitabilmente. Di sicuro quello contro la Lazio può essere il primo scalino da cui ripartire. Con più fiducia verso un derby di Empoli estremamente delicato vista la partenza lanciata degli azzurri.
Di
Marco Pecorini