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Editoriali

Palladino, la sua camera al Viola Park e la consapevolezza del gruppo

Il Tap-In copertina - Raffaele Palladino

Il tecnico dei viola racconta emozioni, tattica e leadership: tutto quello che è uscito (e di più) nell’intervista con Matteo Dovellini

Equilibrio, gestione, condivisione. Dovessi riassumere i tratti chiave di quanto emerso dall’intervista realizzata per La Repubblica al tecnico della Fiorentina, Raffaele Palladino, sceglierei questi termini. Una lunga chiacchierata tornando ai suoi esordi (gol col Benevento in Serie C, rete su assist di Sossio Aruta) per poi concentrarci sulle emozioni che sta vivendo da cinque mesi alla guida dei viola. Il mercato che si accende nel finale, la scelta di Moise Kean fortemente voluta dal tecnico e alla quale la società ha subito dato il suo ok. Ma anche le difficoltà iniziali, i leader all’interno dello spogliatoio e la consapevolezza che “non è facile rimanere lassù, ci sono club attrezzati che hanno speso tanto. Dipende tanto da noi: adesso ci affronteranno tutti per batterci, siamo in alto e diamo fastidio”. La Fiorentina fin qui è stata una bellissima e piacevole sorpresa. Ma dalla ripresa del campionato, con la gara in trasferta col Como, si entrerà davvero nel vivo. Un calendario intenso che non concederà più pause.

L’ARTE DELL’EQUILIBRIO. Palladino ha rimarcato più volte questo aspetto. Equilibrio come chiave tattica e di rotazione dei suoi giocatori in mezzo alle varie competizioni. Ma anche a livello ambientale: non mancheranno le giornate storte ma starà ai suoi lottare e dare tutto sul campo per dimostrare di poter comunque competere con alcune squadre costruite per stare ai vertici con ben altri fatturati e investimenti. Ai viola non dovrà mancare la leggerezza nel giocare insieme, nello spirito di squadra: scendere in campo per divertirsi e rivendicare con orgoglio quanto di positivo è stato fin qui costruito da parte di tutti. Leader come De Gea, Kean, Gosens, Bove, Adli e Cataldi possono aiutare gli altri compagni a gestire il momento d’oro con la mentalità del vincente: non accontentarsi, puntare sempre al prossimo obiettivo, archiviare quanto fatto per salire un altro gradino e non badare troppo a quel che sarà tra sei mesi.

TRA PRESENTE E FUTURO. Palladino mi ha detto che non è questo il tempo di pensare al mercato ma poi ha anche aggiunto che Firenze è una piazza molto ambiziosa, come la società” e che “la società lavora ogni giorno, si confronta con me, cerchiamo il bene della Fiorentina. Condivisione pura, per il bene della squadra. Se ci sarà da intervenire, insomma, si cercherà di farlo con operazioni mirate e congeniali al gruppo che si è formato tenendo conto dell’entusiasmo e dell’affiatamento che i risultati hanno alimentato. Il presente, insomma. Come quando ha parlato di Kean e della sua clausola: “Firenze e la Fiorentina devono godersi questo Kean. Pensiamo al presente, che è bello”, ha aggiunto a riguardo di Moise. Tutti sono consapevoli dei 52 milioni fissati nel suo contratto ma nessuno, in primis l’attaccante, dovranno distrarsi dal momento dei viola. Se Kean in tre mesi lotta per il titolo di cannoniere in Serie A (con Retegui), è tornato in nazionale e si sta prendendo tutte le copertine anche fuori dall’Italia, è perché sta segnando e illuminando con la maglia della Fiorentina. Il suo futuro passerà dal suo presente, e con lui anche quel sogno mai smentito di lottare per la Champions.

SIMBIOSI E PASSIONE. Ma quel che più mi ha conquistato della chiacchierata con Palladino, è la sua totale simbiosi col mondo viola. Un allenatore che sente calcio 24 ore al giorno, che vive letteralmente al Viola Park dove ha una sua camera che ha scelto per non staccare mai neanche un secondo. La preparazione degli allenamenti, il lavoro con lo staff tecnico, lo studio di nuove esercitazioni, quello dei tecnici ai quali ispirarsi come Xabi Alonso. Ci siamo trovati, nel corso dell’intervista, a parlare anche di scuole calcio, settori giovanili, tecnica di base anche a livello dilettantistico. Si pensa troppo alla tattica, poco al gesto in sé, ha detto. Ho mostrato a Palladino un esercizio che di recente ho messo in pratica per i ragazzi che alleno a Castello (Giovanissimi B). Si è subito sentito coinvolto, gli è piaciuto molto e mi ha consigliato alcune varianti che certamente farò mie. Passione pura.

SENSIBILITÀ DEL GRUPPO. Niente è lasciato al caso, anche nella gestione del gruppo. Palladino che fa parlare un suo giocatore a turno, nello spogliatoio, il giorno della gara. Il tecnico che capisce subito se qualcosa non va a uno dei suoi elementi. Sensibilità, non scontata a certi livelli. Ha 40 anni e l’aver smesso di fare il calciatore da poco tempo sicuramente l’aiuta in questo. “Sono come un fratello maggiore per Moise“, ha detto. Anche così si crea empatia col gruppo e la settimana di riposo, condivisa insieme, lo dimostra. Non sarà sempre tutto straordinario e luccicante come in questo periodo. Ma quanto ottenuto dopo dodici giornate di campionato non è frutto della fortuna o della casualità. C’è un lavoro dietro, da parte del club e del suo allenatore. E quanto creato fin qui con tanta pazienza (e alcuni inciampi che sono serviti per trovare la giusta via) dovrà servire da bussola per orientarsi soprattutto nei momenti più complicati di una stagione ancora lunga.

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