La Fiorentina dovrà fare progressi dietro e davanti con l’Olympiacos. C’è bisogno di maggior cattiveria davanti e attenzione dietro
Era il primo maggio quando scorrendo la lista delle convocazioni, dopo cinque gare di fila in cui era rimasto fuori, M’Bala Nzola ritrovava scritto il proprio nome. Non per una partita qualunque, ma per una semifinale d’andata di una coppa europea, sfida dal peso specifico decisamente differente rispetto alle partite di Salerno (contro una squadra già praticamente retrocessa), col Sassuolo (con un piede in B) o con il Genoa (già ampiamente salvo).
NZOLA E ATTACCO. Da quei minuti finali col Bruges del 2 maggio per l’angolano è cambiato il mondo. Gol vittoria coi belgi all’andata, rigore procurato che è valso il pass per Atene al ritorno e gol col Napoli. Niente di straordinario, per carità, intervallato da due prove con Verona (passaggio per Castrovilli a parte) e Monza non certo esaltanti, ma abbastanza per ambire (o almeno provare) ad insidiare la titolarità di Belotti nella partita più importante di questa stagione della Fiorentina. Qualcosa di semplicemente non pronosticabile. Nel frattempo, inoltre, Belotti pare aver perso qualcosa a livello di smalto. Non tanto sotto porta, visto che prima del lampo col Bruges il Gallo era fermo alla rete segnata col Frosinone, quanto in quello che gli stava riuscendo meglio: difesa del pallone, spizzate e movimenti. Ecco che,
RANIERI E DIFESA. Da quella sera, invece, si è ribaltato al contrario il mondo di Luca Ranieri. Quell’errore col Bruges, con annesso svarione nel match successivo a Verona (in compartecipazione con Christensen), hanno indotto Italiano a riscrivere le gerarchie della coppia di difensori centrali. Pensando alla sfida di Atene, inoltre, non vanno sottovalutate le caratteristiche dell’avversario. L’Olympiacos è arrivato a questa finale giocando sulle ripartenze, con imbucate che hanno messo in grave difficoltà squadre come Fenerbahce e Aston Villa a cui ha rifilato 9 reti in quattro gare. Aspetto che la Fiorentina ha sofferto praticamente sempre da quando c’è Italiano, sempre da quando in difesa giocano praticamente gli stessi. Basti pensare che un anno fa, a Praga, dietro partirono Dodo, Milenkovic, Ranieri e Biraghi, pacchetto che fino al bis di errori di Ranieri pareva il più accreditato per giocare dal 1’ ad Atene. E se Ranieri è scivolato indietro nelle gerarchie, Quarta e Milenkovic non hanno propriamente brillato, a livello singolo del serbo tra Verona e primo tempo a Bruges o dell’argentino sul gol del Napoli, o in compartecipazione come in occasione del gol di Djuric col Monza.
DAVANTI E DIETRO. Insomma, ci saranno da fare le più attente e minuziose valutazioni in vista della gara del 29, dietro ma anche davanti. La Fiorentina non può pensare di poter avere 20 palle gol, sia perché trattasi di una finale sia per le caratteristiche dell’avversario, quindi sprecare sotto porta sarà assolutamente vietato. L’Olympiacos, inoltre, ha dimostrato di avere una straordinaria capacità di riuscire a trasformare in oro quasi ogni occasione che ha avuto, sapendo sfruttare ciò che la difesa della Fiorentina ha troppo spesso sofferto. Servirà anche un filtro in mediana che riesca a proteggere il pacchetto difensivo viola, ma anche di costruire. Insomma, la partita perfetta, ma soprattutto evitare beffe che già l’anno scorso hanno portato la Fiorentina a veder svanire i sogni di gloria sul più bello.
Di
Gianluca Bigiotti