Niente catastrofismi dopo Bologna, ma soluzioni da trovare. Beltran non bene da esterno, Palladino studia anche un nuovo modulo
Prima o poi doveva capitare. Per la legge dei grandi numeri, quanto meno. Ma la sconfitta di Bologna non scalfisce il percorso fatto finora dalla Fiorentina, con 31 punti dopo 15 partite che restano un bottino sensazionale. Un ko da analizzare per ciò che non è andato, senza dubbio, ma senza catastrofismi. Anche perché la domenica dei viola in Emilia era stata segnata dal grave lutto per mister Palladino (ancora condoglianze), l’anima di questa squadra. Normale avere una ripercussione, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento, l’entusiasmo, il sorriso.
CHIAVE TATTICA. Una Fiorentina a metà ha interrotto la striscia di vittorie consecutive in campionato. Un buon primo tempo, ma con la pecca di non saper concretizzare. Poi nella ripresa il Bologna ha preso subito campo e fiducia, con la mossa tattica di Ferguson trequartista e Odgaard esterno a sinistra (con Dominguez spostato a destra) che ha sparigliato le carte. Senza nulla togliere o imputare al buon Stefano Citterio, figura fondamentale dello staff viola in questa cavalcata, probabilmente con Palladino in panchina la lettura ‘real time’ sarebbe potuta essere diversa. Del resto, questa, è una delle capacità più importanti fin qui dimostrate dal tecnico viola: saper leggere le partite, i momenti, le situazioni tattiche. Oltre a saper motivare i suoi nel corso dell’intervallo.
EPISODI. “Ai tifosi chiedo di starci vicino, arriveranno le sconfitte e i momenti meno felici. Ne avremo bisogno”, aveva ripetuto Palladino nelle scorse settimane fatte di tante vittorie di fila, perché sa che nel calcio gli esami sono continui e basta anche un episodio a provocare un inciampo. Come il rigore non dato su Gudmundsson a Bologna, ad esempio. Poteva essere un’altra partita, senza dubbio. D’altro canto però va sottolineato qualche segnale. Il gruppo negli ultimi tempi ha vissuto emozioni forti, con il malore di Bove, il suo ritorno al Viola Park, il grave lutto del mister. Tutto ciò, inevitabilmente perché si tratta di Uomini con una sensibilità speciale, frutto di un gruppo cementificato con il tempo, ha portato via energie mentali e insieme anche fisiche. Anche con il Cagliari, del resto, la Fiorentina era parsa arrivare in fondo con le batterie al limite.
VIE DIVERSE. E poi la questione tattica. Senza Bove è un’altra Fiorentina, è innegabile. Un ragazzo speciale ma anche un giocatore che in campo faceva una gran differenza, con le sue qualità e con la capacità di essere un jolly insostituibile. Un equilibratore. Specie da quando Palladino lo aveva messo esterno a sinistra, capace di dar mano in avanti e soprattutto in copertura. Senza di lui la Fiorentina ha provato a trovare le prime contromisure, ma alla lunga va trovata una soluzione duratura. Almeno fino a gennaio, quando la società ha già fatto sapere di voler prendere almeno un giocatore importante per sopperire alla cruciale mancanza tecnica. Sottil sta facendo bene (a volte molto bene) a sinistra, ma è chiaro che giocando sempre ogni tre giorni, o dovendo trovare alternative nel corso della stessa partita, serve trovare delle vie diverse.
POCO ADATT(AT)O. La prima studiata da Palladino e dallo staff è Beltran versione esterno. Si è visto nel finale con il LASK, dall’inizio a Bologna. L’argentino ha provato ad adattarsi, ha lottato, ma non ha saputo garantire alla lunga un apporto prezioso in fase di rifinitura così come in copertura. Ma forse bisogna aspettare per parlare di vera bocciatura: è una soluzione che il mister riproverà ancora, perché Beltran ha dimostrato in questi mesi di poter fare tante cose in campo. Certo, toglierlo dal centro della trequarti è un peccato, ma il rientro di Gudmundsson, che anche a Bologna ha dimostrato quanto può dare per capacità tecnica, pone l’islandese come chiave determinante in quella zona di campo. Nuove soluzioni verranno studiate in questi giorni al Viola Park, già in questa che sarà l’ultima settimana con partite ogni tre giorni fino a metà febbraio (se la Fiorentina accederà agli Ottavi di Conference, giocherà una volta a settimana per due mesi).
NUOVO MODULO. Palladino già qualche settimana fa parlava di un nuovo modulo all’orizzonte, con riferimento ad un 4-3-2-1 che potrebbe dare da una parte più equilibrio in mezzo (dove da mezz’ala potrebbe adattarsi anche Colpani, che in passato ha ricoperto quelle zolle, seppur con propensione offensiva) e dall’altra far coesistere gli stessi Gudmundsson e Beltran. Una variante che sarà utilizzata in certi tipi di partite, così come il 4-4-2 (o 4-2-4) varato contro il LASK.
SCENE EVITABILI. Intanto il post-partita di Bologna e il day after sono stati segnati dalle polemiche per l’esultanza scomposta di Vincenzo Italiano. Se già prima Firenze si divideva tra pro e contro sull’allenatore per il suo triennio a livello tecnico, nel mirino è adesso finito il suo lato caratteriale. A La Spezia l’addio era stato improvviso e burrascoso (con la forzatura per venire alla Fiorentina poco dopo aver firmato il rinnovo con i liguri), a Firenze invece era stato lo stesso allenatore, già trattenuto l’anno precedente, a volere la fine del ciclo. “Con la vittoria della Conference sarebbe cambiato tutto”, disse a giugno Pradè. I rapporti erano rimasti, apparentemente, ottimi, eppure sponda Italiano la partita era sentitissima al di là dell’importanza per la classifica. Una sorta di voglia di rivalsa forse nei confronti di una parte della piazza che alla lunga lo aveva contestato e gli aveva imputato la mala gestione di tutte le finali, ma le scene mostrate a portata di schermo dove si gettava a terra o si muoveva ‘tarantolato’ a bordo campo, prima dell’euforica e (e rabbiosa?) reazione al triplice fischio, probabilmente (anzi, sicuramente) erano evitabili.
POCA SENSIBILITA’. Nessuno chiedeva un atteggiamento stile ex giocatori che rimangono impassibili dopo un gol segnato ai vecchi amici, ma un contegno diverso sì. Anche, e soprattutto, per la giornata nefasta che aveva colpito il collega Palladino, assente sulla panchina viola per il grave lutto. Una mancanza di sensibilità verso tutto il mondo viola che aveva subito un altro duro colpo extra-campo, che già a caldo aveva storcere il naso ai più, prima che il ds Pradè si sfogasse in tv. E che alcuni giocatori rappresentativi, come Ranieri e Dodo, rincarassero la dose tra interviste e social. ‘C’eravamo tanto amati’, o forse fino ad un certo punto. Sicuramente il ritorno al Franchi, alla penultima giornata, sarà decisamente caldo.

Di
Marco Pecorini