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No, Vanoli non era «a un passo dalla svolta». Rassegnazione, paure e immensa confusione: così la B è vicina

Un'altra sconfitta, l'ottava in 14 partite di campionato. Segnali tremendi da ogni punto di vista

No, non è proprio iniziato bene il «mese della verità», come l'aveva definito Paolo Vanoli. O forse, viene da pensare, meglio non saperla questa verità. Perché no, il tecnico non era proprio «a un passo dal trovare la chiave di lettura giusta», come aveva detto con sicurezza il direttore generale Alessandro Ferrari. L'ennesima sconfitta stagionale della Fiorentina, l'ottava su 14 giornate di campionato in cui non è mai arrivata (neanche per sbaglio) una vittoria, ha trascinato nel dramma calcistico una città intera. Una tifoseria intera, quella che si era mossa in massa verso Reggio Emilia, disposta a sostenere, accompagnare e trascinare una squadra in evidente difficoltà. Niente, nemmeno il 'patto', il confronto schietto di Bergamo, è bastato a dare un senso a questa Fiorentina.

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NON FUNZIONA NULLA. Da inizio stagione non funziona nulla. In campo, fuori dal campo. Scelte sbagliate, paure, rassegnazione. Basta leggere gli occhi di chi gioca, i gesti e le parole di chi sta fuori. Una situazione paradossale, inutile ripetere dove si era partiti ad agosto. Proclami, 90 milioni spesi sul mercato eccetera. Perché da Reggio Emilia arriva forte il segnale di rassegnazione. Oltre la paura. Perchè la confusione con cui la Fiorentina ha giocato l'ultima mezz'ora è disarmante. Inutile negarlo: questa strada, e questa squadra, portano dritti in Serie B. Ma la cosa più grave è arrendersi con 24 partite ancora da giocare.

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QUANTA CONFUSIONE. Le rimonte subite, i gol presi su palla inattiva, le transizioni non lette, l'inesistenza di idee di gioco (il primo pallone di Dodo, senza alcuna marcatura o pressione, è stato giocato direttamente su Muric a 30 metri dall'ultimo giocatore viola...). Non funziona niente, da inizio stagione. E se crolla anche De Gea, fin qui ultimo baluardo, se ci sono certe scene per battere un rigore... Segnali non equivocabili. Da Reggio Emilia Goretti ha parlato con realismo: «Non siamo riusciti ad essere squadra. Altre volte c'erano stati segnali di miglioramento, oggi abbiamo fatto passi indietro. Dopo Bergamo abbiamo fatto un appello ai nostri tifosi che hanno risposto in maniera decisa, ma non non siamo venuti qui. Non c'è fiducia tra i giocatori. È vietato mollare, è vietato retrocedere». Ma ormai le parole stanno a zero. Specie se poi arrivano altri controsensi. Letteralmente: «Chi è nei posti decisionali deve fare considerazioni e prendere decisioni, più volte devono essere anche drastiche e decise. Bisogna capire la situazione, essere realisti e agire. In ogni momento per cercare di ribaltare le situazioni è necessaria l'azione, in un modo o nell'altro». Ma «Vanoli non rischia, il mister è confermato». Quindi? Quali decisioni drastiche verranno prese? Da chi? Da un direttore sportivo che parla in questi termini, da un direttore generale che credeva che il tecnico fosse ad un passo dalla svolta e parlava in chiave ultra ottimistica del confronto tra tifosi e squadra e del clima all'interno del Viola Park, da un presidente che forzatamente soffre a migliaia di chilometri di distanza e deve fronteggiare anche problemi di salute?

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COME SI FA A VINCERE? Intanto Vanoli, in conferenza stampa dopo 2 ore dalla fine della partita, si è sfogato di fronte a paure e atteggiamenti dei giocatori. Ha parlato di corse mancate per il compagno, di alibi da cancellare. Ne ha avute per tutti, mettendo la squadra e soprattutto i singoli di fronte alle proprie responsabilità. «Servono 10 vittorie da qui alla fine». Già, il problema sarà come farle, queste vittorie. Anche perché in 5 partite con il nuovo allenatore non è arrivata né una scossa né tanto meno una svolta. Al di là dei soli 2 punti racimolati in 4 gare di campionato con Vanoli, e del ko in Conference con l'AEK che ha complicato il percorso pure in Europa, sono proprio le prestazioni a preoccupare. Perché prove come quelle di Reggio Emilia (e con i greci) cancellano anche i timidi segnali sparsi tra Genoa e Juventus. E visto che piove sempre sul bagnato (e in casa viola è proprio tutto allagato), la vittoria del Verona con l'Atalanta di Palladino lascia Ranieri e compagni all'ultimo posto in solitaria in classifica. Con uno scontro diretto da brividi domenica prossima contro l'Hellas da giocarsi da -3 in graduatoria. La Fiorentina non c'è, anzi non c'è mai stata. Qualcuno faccia qualcosa. Ma non si sa chi possa (e riesca a) farlo. Perché così l'incubo retrocessione è sempre più realistico.


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