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Vanoli: «Scusa ai tifosi, toccato il fondo. Bisogna essere uomini, servono 10 vittorie. Sul rigore...»

Le parole dell'allenatore della Fiorentina: «Sembrava di giocare in casa. Io ci credo, sennò stavo a casa pagato. Gud non ha voluto calciare»

Parla così mister Paolo Vanoli da Reggio Emilia, due ore dopo la fine della partita contro il Sassuolo: «Chiedo subito scusa ai nostri tifosi. Ho detto ai giocatori che in queste situazioni servono uomini, non giocatori. Lo dobbiamo diventare. Basta alibi, basta paure. Cosa c'è di più bello che andare avanti subito 1-0? Dovrebbe andar via la paura, giocare più sciolti. Non c'entra il modulo, ma giocare uno per l'altro. Puoi avere tante idee, ma se stoppo una palla e non la gioco veloce, se hai paura di fare la giocata... adesso sono alibi».

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SCENEGGIATA SUL RIGORE. «Il rigorista era Gudmundsson, che ha tirato anche a Genova. Non l'ha voluto calciare, il secondo era Mandragora. Poi c'era Moise, che da attaccante non segna da un po' e voleva tirare, e c'è stato questo. Ma non è quello il problema. Ma che dopo l'1-0 poi prendi subito gol. Questo ti ammazza. Ora finiti gli alibi, basta. Perché giochiamo a 3 e dobbiamo giocare a 4, con due punte... basta! Ora bisogna giocare uno per l'altro, capire che ogni palla in qualsiasi situazione è determinante, in difesa e in attacco. Questo è quello per cui non ho trovato ancora la chiave per entrare in questi ragazzi».

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PUNTI. «Ci sono 24 partite da qui alla fine? Servono 10 vittorie da qui alla fine».

 

SFIDA. «Risollevare la situazione? Non lo deve fare solo Paolo Vanoli, ma anche i giocatori. Lo deve fare l'uomo. Devono diventare uomini, ci sono momenti in cui ti capita qualcosa e devi crescere in fretta. Non c'è niente da fare. I veterani oggi devono aiutare i giovani a diventare forti, sostenerli. Questo è quello che ancora abbiamo fatto ad alti e bassi. Ora il tempo è finito. Se penso di farcela? Se ho accettato questa sfida... non ho mai accettato una sfida non consapevole di farcela, sennò stavo a casa pagato. Il mio pensiero oggi è trovare soluzioni, quei giocatori che possano combattere per questo. Non si può stare qui a dire "questo è bravo", "questo bisogna farlo giocare lì". Poi ci sono giocatori importanti come Gosens che vanno recuperati. Oggi siamo andati anche in vantaggio, non si possono prendere questi gol assurdi».

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SCUSA. «Non c'entrano i singoli, non serve a nulla. Oggi i ragazzi a testa bassa devono chiedere scusa. Capire che oggi si è toccato il fondo. Non c'è più Fagioli, questo, tizio, caio... c'è solo la Fiorentina. Oggi devo correre e combattere per il mio compagno. Non vedo fare una corsa di vita e sacrificio indietro, così come in avanti. Dobbiamo fare da squadra per salvarsi, bisogna difendere tutti, con il coltello tra i denti. Poi per attaccare mettere la palla di prima, poi se si sbaglia ci vogliono atteggiamenti positivi».


MODULO. «Lo avevo detto a Bergamo, ero convinto. Ma Fazzini non è rientrato, Fortini ha avuto la febbre, Gosens era fuori. A volte è giusto continuare a dare delle garanzie. L'inizio della partita è stato chiaro, siamo andati avanti. Oggi il problema è togliersi alibi di paura, non capisco: paura di che cosa? Se avessi paura verrei ad allenare una squadra ultima in classifica? Paura di che cosa? Questa è la nostra situazione, la cosa più importante oggi è scusarci con i nostri tifosi. E poi iniziare ad essere uomini. Poi ti puoi mettere 4-4-2, 4-3-3. Puoi anche cambiare modulo, ma che succede se si perde? Si dice che c'è stata confusione... Pensiamo a fare bene la cosa che chiede il mister, con entusiasmo e determinazione. Poi cambiamo modulo, va benissimo. Ho dimostrato nella mia carriera che si può fare. Ma non faccio l'allenatore per fare contenta la gente che dice di mettersi a 3 o a 4. Io devo guardare le cose, questo secondo me è un alibi. Sul calcio d'angolo non è difesa a 3 o a 4, ma prendi gol. Posso mettere Gud esterno. Ho passato la notte a vedere le partite di Gudmundsson che giocava esterno destro in Nazionale. È successo però che l'hanno cambiato dopo un tempo mettendolo punta. L'anno scorso c'era un centrocampista come Bove che ha fatto un certo ruolo, c'erano Cataldi e Adli che venivano da piazze importanti. Sennò si dice che la squadra è rimasta uguale... ma io sono convinto che questi ragazzi qui ce la possono fare. Ce la possono fare. Ma ora, tolto tutto, non c'è più mezza scusa. Stasera sembrava di giocare in casa, quando vedevo queste cose facevo la fascia a 200 all'ora. Poi mi sostituivano perché non ce la facevo più. Sennò è un problema del mister, di altri. Quando sono arrivato si continuava a dire "la squadra è forte, si punta alla Conference". Ma la situazione è questa. Oggi un campione come Kean deve fare il campione. Un passo indietro e dire "Dai ragazzi, vi aiuto io". Se devo vedere individualmente tutti i problemi, devo fare lo psicologo e vado a casa. La paura ci può stare, quando vinci il morale ti dà una mano. Ora la paura qual è? Fare 10 vittorie? Devi farlo con raziocinio e con voglia. Queste sono le battaglie. Sono venuto qui, ho rinunciato a dei soldi. Ma ci credo, forte. Nessuno mi ha mai regalato niente nella mia vita. Oggi sono l'allenatore e mi prendo le critiche».


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