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Editoriali

Le scorie di Italiano e una sconfitta che rivela la vera ambizione dei viola

Il Tap-In di Dovellini - Fiorentina

Scorie e ambizioni: il cammino della Fiorentina tra polemiche post-Bologna e traguardi Champions

C’eravamo tanto amati? Beh, insomma, non esattamente. Almeno a giudicare da quanto accaduto dal triplice fischio in poi della sfida al Dall’Ara contro il Bologna. L’esultanza sfrenata di Vincenzo Italiano, che corre, abbraccia il suo addetto stampa, gli prende il cappellino e lo vola in tribuna sfogando tutta l’adrenalina. Le dura presa di posizione del direttore sportivo Daniele Pradè, che lo accusa di mancanza di rispetto in un giorno di profondo lutto per il collega Raffaele Palladino (e nei confronti anche degli ex, tra dirigenti, calciatori e tifosi). Ma non solo. Altri indizi aiutano a comprendere come le scorie lasciate da Italiano siano più consistenti di quanto si credesse nei giorni di fine stagione, a giugno scorso, tra abbracci d’addio e messaggi rivolti alla piazza per addolcire il finale amaro dei suoi tre anni. L’incubo di Atene e le altre due finali del rimpianto.

ORGOGLIO E STUPORE.Andiamo, ho fiducia in questa squadra – ha scritto Dodo sui social – Continuiamo nel nostro cammino e al ritorno vedranno l’inferno che c’è a Firenze. Rispetto soprattutto perché sei stato tre anni con la nostra squadra”, ha aggiunto con chiaro riferimento al suo ex allenatore. Tono meravigliato per Ranieri, il capitano. Un altro della ‘vecchia guardia’: “Non sono nessuno per giudicare ma posso dire che non è venuto a salutare. Avrà le sue ragioni, va bene così”. Non è sempre facile, quando si chiude una storia, rimanere in buoni rapporti. Quando tornò per la prima volta a La Spezia, proprio da allenatore della Fiorentina, venne fischiato sonoramente. Nonostante avesse portato quella squadra a toccare il massimo della sua gloria. E non è difficile immaginare, adesso, che al ritorno al Franchi (a maggio) tutto il Franchi “riscalderà” l’ambiente così come immaginato anche da Dodo. D’altronde lo disse proprio Italiano, qualche anno fa, che il suo difetto più grande fosse quello comunicativo. “Avrei voluto spiegare ai tifosi dello Spezia il perché del mio addio, un errore che non farò in futuro”.

LA CLASSIFICA SORRIDE. Detto questo, è bene andare oltre. La notizia migliore per la Fiorentina arriva dalla classifica che Palladino e i suoi hanno saputo costruire con pazienza nei tre mesi in cui sono rimasti imbattuti trovando le otto vittorie di fila. Piena zona Champions, tre punti in più di una Juventus che pareggia a raffica, sei in più di un Bologna comunque in netta ripresa e ben otto in più di un Milan che non conosce la parola “continuità”. Insomma, un ko che nella logica poteva starci ma che non è così doloroso in fin dei conti.

GUD, BELTRAN E COLPANI. Piuttosto, alcuni spunti. La prima di Beltran e Gudmundsson insieme, fin dall’inizio, ha convinto a metà. Una scelta che in fase offensiva si è dimostrata intrigante e imprevedibile (con alcune giocate di qualità, specie nel primo tempo) ma che ha lasciato il centrocampo un po’ troppo solo quando la squadra doveva compattarsi per difendere. L’assenza di un centrocampista puro, che possa contenere e spezzare il gioco altrui, è evidente. E sarà la priorità della dirigenza sul mercato a gennaio, anche se non sarà facile trovare un pezzo al top nella finestra invernale. La sensazione è che Gud e Beltran possano stare insieme ma meglio a gara in corso. Oppure, con un cambio di modulo compattando il centrocampo (il 4-3-2-1). Poi la questione Colpani. Altra prova al di sotto delle aspettative: non un centrocampista, non un esterno d’attacco, non un trequartista. Ancora Andrea non ha trovato il suo equilibrio all’interno di un modulo dove fatica a emergere. Probabilmente nello schieramento futuro, con tre centrocampisti “puri” e Gudmundsson alle spalle di Kean potrebbe fare coppia con l’islandese. Anche se per quel ruolo si è candidato pure Beltran. Ma largo nei tre come sta giocando adesso, non risulta concreto. E non è questione da poco.

UNA SCONFITTA RIVELATRICE. Dunque il futuro. “Ai tifosi chiedo di starci vicino, arriveranno le sconfitte e i momenti meno felici. Ne avremo bisogno”. Questo il senso di uno dei messaggi che Palladino ha ripetuto nelle ultime settimane in mezzo alla serie lunghissima di risultati positivi. La sconfitta di Bologna, con tutte le sue scorie, dovrà essere subito archiviata. Adesso arriva la Conference, con la trasferta in Portogallo e la possibilità di non pescare nel tabellone il Chelsea, e l’Udinese al Franchi. Infine la Juventus, a Torino, prima di chiudere un 2024 che può regalare ancora gioie. La classifica è meravigliosa, il mercato si avvicina e il gruppo ha bisogno di tutto il sostegno per quanto fatto finora. Uscire con amarezza e rammarico dalla sfida al Dall’Ara, contro una formazione che gioca in Champions e che vorrebbe tornarci, restituisce alla Fiorentina la dimensione di una squadra che non si nasconde più. E che una volta entrata nell’esclusivo club delle prime della classe, adesso vorrebbe rimanerci.

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