Connect with us

Editoriali

Il Tap-In – I mal di pancia di una Fiorentina che ha perso la sua bussola

Il Tap-In di Matteo Dovellini - Fiorentina

Dall’entusiasmo delle otto vittorie consecutive alla crisi di risultati: la Fiorentina ha perso la sua identità?

Che fine ha fatto la magia che animava i sogni di gloria della Fiorentina d’autunno? Quella capace di infilare otto vittorie di fila, di mostrare un’identità ben precisa con tutti i suoi limiti e difetti. Squadra compatta, determinata a inseguire un obiettivo che gara dopo gara si faceva sempre più possibile. Tutto funzionava a genio e parlare di fortuna, in quel periodo, è davvero riduttivo. 

Non era un caso la striscia di vittorie consecutive a eguagliare il record storico della Fiorentina in campionato. Non era un caso la solidità difensiva esaltata dalla crescita di Comuzzo e dal talento di De Gea. Così come non erano un caso le corse di sacrificio, cuore e intuizione di un centrocampo che sapeva dettare i ritmi, alternare le varie fasi della partita, spingere e soffrire. Gli occhi lucidi sotto i tifosi viola a festeggiare, uno spogliatoio che comandava, Palladino che scherzando assicurava come avrebbe potuto anche non allenarli da quanto fossero ormai tutti determinati, in sintonia, automatizzati nei gesti e guidati dai leader di un gruppo sempre più maturo.

Tutto questo adesso è volato chissà dove, disperso quasi un soffio avesse tolto quella polverina magica dalle maglie viola. Un mese, cinque gare, un solo punto raccolto, la difesa che da solida torna fragile, l’equilibrio perduto e altri scricchiolii emersi limpidamente dalle parole incrociate di Daniele Pradè e di Raffaele Palladino dopo il ko di Monza.

Il direttore sportivo, scuro in volto, ha scelto i canali ufficiali per mandare un messaggio inequivocabile: “Non siamo solo amareggiati, siamo incazzati. Questo non va bene. Mancano dieci giorni alla fine del mercato: chi ha mal di pancia ce lo dica chiaramente e troveremo una soluzione“. E poi, ancora: “Dobbiamo tornare a essere quelli di prima. Abbiamo perso umiltà e identità. È il momento di cambiare regime, mentalità e approccio. Si arriva la mattina e si esce la sera tardi. Abbiamo ambizioni e obiettivi importanti ma così non si va da nessuna parte“.

Non è la prima volta che Pradè punta dritto al cuore del problema. Se dopo la sconfitta di Bologna se l’era presa soprattutto con Italiano e il suo atteggiamento, nel post partita con l’Udinese aveva rimarcato come la squadra avesse perso i suoi valori e dovesse passare per un “bagno d’umiltà”. L’obiettivo di Pradè è mirato sul gruppo, nessuno escluso. Neanche Palladino e il suo staff. Lo scopo è quello di ottenere una reazione, una scossa, un “cambio di regime”.

L’allenatore invece cerca di alleggerire, di smorzare i toni più duri.Che si sia rotto qualcosa mi sembra folle – ha risposto lunedì sera – La squadra è unita, compatta, lavora con intensità. Sono i dettagli che ora fanno la differenza. Poi il direttore giustamente deve fare il suo lavoro e lo farà sul mercato, io invece mi devo concentrare sulla squadra. Dobbiamo fare qualcosa in più, avere più fame: sono quelle piccole cose che prima, fino a un mese fa, non concedevamo. Sono sicuro che col lavoro in settimana troveremo la strada giusta“. La differenza sostanziale, almeno nell’approccio al problema, è la modalità di risoluzione. Pradè sceglie la terapia d’urto, Palladino la linea soft. Piccoli aggiustamenti, minime modifiche e una serenità ostentata nel momento di maggiore difficoltà.

I problemi però sono sostanziali e il momento di crisi ne ha evidenziato i tratti. L’assenza di Bove, per quanto fondamentale, non può risultare un alibi a lungo termine.La Fiorentina non è più equilibrata e al di là delle discussioni sullo schieramento difensivo, è in mezzo al campo da ritrovarsi la chiave. La squadra è troppo lunga, ha perso i riferimenti, corre a vuoto e fatica a innescare i giusti meccanismi per arrivare al gol. Il tecnico fin qui non ha trovato la quadra per risistemare il suo assetto e restituire compattezza ai suoi giocatori.

Poi la questione dell’umiltà. Qualcuno si è forse sentito superiore al resto del gruppo e con l’offuscamento dei vecchi leader (Biraghi con le valigie, Quarta già volato in Argentina) nessun altro ha preso in mano la situazione. Ranieri è capitano de facto ma si fatica a ritrovare il leader riconosciuto all’interno dello spogliatoio. Poi ci sono i mal di pancia e le dichiarazioni di Pradè in questo senso sono allarmanti. Una presa di posizione pubblica per stanare chi non si sente più parte del gruppo, per uniformare le correnti e isolare chi in questo momento rema in un’altra direzione. O semplicemente, ha smesso di remare. Difficile fare nomi precisi ma le prestazioni di alcuni singoli inducono alla profonda riflessione. E la società, per il bene della squadra, è chiamata a intervenire tempestivamente per sostituire sul mercato quel che non sta funzionando. Altrimenti le ambizioni tanto sventolate finiranno per rimanere inutili suggestioni.

16 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

16 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Editoriali

16
0
Lascia un commento!x