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Editoriali

Il brodino di Empoli e una prima ‘sveglia’ per squadra e società. Adesso due mesi di scontri diretti: vivere o morire

Nico Gonzalez, Mandragora e Milenkovic

La sfida contro l’Empoli era l’ultima contro una squadra di bassa classifica. Nei prossimi due mesi la Fiorentina giocherà solo scontri diretti. E saranno totalmente decisivi per le sorti della stagione

“Lasciamo perdere inutili allarmismi“. Vincenzo Italiano traccia la rotta dopo il pareggio versione ‘brodino’ del Castellani. E su questo possiamo anche essere d’accordo con lui. Il tecnico ha preso il buono che ha proposto la partita contro l’Empoli: approccio discreto con gol nel primo tempo e appunto la rete di Beltran, che lì tra le linee può muoversi con più libertà. Basta. Perché poi si è ammirata – si fa per dire – la solita Fiorentina di questo periodo. Poche idee, ritmo basso nel palleggio, palloni giocabili per Belotti con il binocolo e soprattutto l’atavica tendenza a complicarsi la vita da sola. Perché è vero che il calcio è fatto di errori, ma i gigliati ne stanno abusando. Dopo Lecce, altro gol preso sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore. Difficile da digerire l’uscita dell’Empoli. Senza un fallo (ovviamente prima di entrare in area). Tant’è.

Italiano, dicevamo, scaccia gli allarmismi e si tiene un primo tempo discreto. La linea che ha scelto di tenere nel dopo gara ha un po’ sorpreso. In genere è più battagliero nel sottolineare gli errori, nel pomeriggio del Castellani è sembrato voler solo cavalcare quei pochissimi aspetti positivi. Negli stessi minuti in cui la Curva Fiesole da esportazione stava mettendo in una scena una prima mini contestazione. Nel mirino i giocatori, ma anche la società. L’invito a tirare fuori gli attributi da una parte, quello a “spendere per vincere” dall’altra. Insomma, tutti nel calderone alla vigilia di un periodo che si preannuncia rovente.

Dalla Lazio in avanti la Fiorentina giocherà solo scontri diretti oltre alle due partite degli ottavi di Conference League. Vale a dire che prima della sosta di metà marzo i viola giocheranno sei partite: quattro di campionato (Lazio, Torino, Roma e Atalanta) e le due europee. Dopo la sosta ecco nell’ordine Milan, ancora Atalanta (per l’andata della semifinale di Coppa Italia) e Juventus prima di un eventuale andata dei quarti di Conference. Il calendario significa una sola cosa: gli scontri diretti saranno decisivi. Uscirne ad aprile con le ossa rotte vorrebbe dire aver compromesso la stagione. Viceversa, potrebbero essere due mesi vissuti come un trampolino di lancio. Ma in questo caso servirà una Fiorentina totalmente diversa rispetto alla versione delle ultime settimane. Con i suoi leader tecnici a posto fisicamente e mentalmente (Gonzalez, Arthur e Bonaventura) e con quello spirito battagliero e di sacrificio che ha contraddistinto la squadra nel mese di dicembre. Quella Fiorentina lì oggi è davvero troppo distante.

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