Premessa d’obbligo: la gara col Como, sconfitta meritata, è da archiviare come tra le prestazioni più brutte della stagione. Non solo per gli errori commessi ma per impostazione e approccio: poche idee, tutte confuse. Pochi tiri, nessuno convinto. Poca manovra, mai degna di nota. E no, non è così che deve scendere in campo una squadra che a parole e a intenti ha il diritto dovere di lottare per un piazzamento Champions. Perché, a sentire il direttore sportivo Daniele Pradè, quella consegnata al tecnico della Fiorentina è una squadra che ha tutto per stare nelle zone altissime della classifica. E per una volta vorrei non concentrarmi troppo su tattiche, moduli, sistemi di gioco: l’ho fatto sempre e mi pare evidente che questa squadra si trovi meglio quando viene definita ‘underdog’ (sfavorita e dunque giocando di rimessa) e non ‘bandwagon’ (favorita e dunque debba impostare lei). Per una volta vorrei porre la mia riflessione sulla dialettica, sull’arte della comunicazione in un mondo che si fonda quasi esclusivamente sulla potenza dell’espressione oratoria. Tutto è comunicazione, compresi i silenzi. Che in certi casi, e lo scrivo senza alcuna frecciatina, sarebbero d’oro. Ma qualcosa davvero non mi torna nell’ascoltare prima l’uno (Palladino) e poi l’altro (Pradè).
Dal “suicidio” al “mal di pancia”
Facciamo un piccolo salto indietro, al momento negativo che ha attraversato la Fiorentina dopo il malore che ha colpito Edoardo Bove. I viola perdono malamente in casa contro l’Udinese. Pradè afferma: “Dobbiamo ritrovare la nostra umiltà, la nostra strada e la nostra voglia di giocare. L’Udinese era alla nostra portata, non avevo la sensazione che potessero farci male”. La squadra di Palladino pareggia all’Allianz contro la Juventus, poi perde in casa dal Napoli capolista a inizio gennaio. Ancora Pradè: “Oggi mi è sembrato un nostro suicidio. Abbiamo giocato contro una squadra fortissima, ma il risultato è troppo pesante“. La Fiorentina non riesce a ritrovarsi e cade rovinosamente a Monza. Il momento in cui, in pieno mercato, il ds sbotta: “Siamo incazzati. Mancano dieci giorni alla fine del mercato: chi ha mal di pancia ce lo dica chiaramente e troveremo una soluzione. Abbiamo perso umiltà e identità. È il momento di cambiare regime, mentalità e approccio. Si arriva la mattina e si esce la sera tardi. Da qui in avanti valuteremo tutto con attenzione“. La risposta di Palladino arriva puntuale, poco dopo: “Mi sembra folle che si sia rotto qualcosa. La squadra è unita, compatta, lavora con intensità. Poi il direttore giustamente deve fare il suo lavoro e lo farà sul mercato, io mi devo concentrare sulla squadra“. E pochi giorni dopo: “Pradè voleva scuotere l’ambiente. I ragazzi sono sempre molto professionali, arrivano sempre presto e vanno via tardi. Siamo ancora in linea con i nostri obiettivi. Dobbiamo essere più equilibrati, come dicevo qualche mese fa“.
La difesa di Commisso e quei 7 minuti col Como
È una settimana tosta, arriva il pari col Torino e Pradè stavolta non parla. Gosens dirà: “Meno parole, più fatti“. Seguirà un’altra settimana complicata, quella della cena di squadra e della vittoria all’Olimpico contro la Lazio. Palladino sbotta in conferenza stampa, attacca chi mette in giro “falsità” e parla di “terrore al Viola Park“. Afferma: “In tutta la prestazione c’è la voglia di un grande gruppo di dimostrare che tutto ciò che è stato scritto in questo mese è falso. Si parlava di un gruppo disunito, critiche assurde. I ragazzi meritavano questa vittoria, la dedichiamo a noi stessi. Perché sono state dette e scritte cose false su un gruppo fantastico e che lavora ogni giorno con grande motivazione“. E qui interviene il presidente Rocco Commisso che, in un’intervista televisiva al TeleMia, difende Palladino a spada tratta: “Qualcuno da fuori voleva mandare via l’allenatore ma io l’ho tenuto, naturalmente. Siamo al sesto posto e speriamo di arrivare più in alto possibile, in Europa League e forse pure in Champions. E poi, ancora più esplicito: ‘A Raffaele voglio molto bene, siamo a posto. Non ho bisogno di portare via gli allenatori alle altre squadre‘”.
Dunque le vittorie con Genoa e Inter e le due sconfitte di fila con Inter e Como. E qui va in scena l’ultima incongruenza dialettica. Dice il tecnico in sala stampa, lo 0-2 a firma Diao e Nico Paz: “Mi prendo le responsabilità, io in primis non sono riuscito a trasmettere l’energia giusta alla squadra. È una giornata storta, cercheremo di riscattarci e lavoreremo tanto in settimana“. Afferma il direttore sportivo ai canali ufficiali: “Spero solo che sia un incidente di percorso, abbiamo giocato soltanto 7 minuti del primo tempo. La cosa che non vogliamo assolutamente fare è un campionato anonimo. Siamo ambiziosi, anche il mercato lo ha dimostrato“. Batte sul mercato, Pradè. Rivendica le operazioni portate a termine a gennaio che, almeno in teoria, sarebbero funzionali all’obiettivo dell’alta classifica. Pablo Marì, Folorunsho, Fagioli, Ndour e Zaniolo gli ultimi arrivati.
Le dichiarazioni pubbliche e i loro messaggi
Alzare l’asticella, puntare in alto. Erano queste le intenzioni a inizio stagione. Legittime, anche perché la Fiorentina proveniva dalla seconda finale persa consecutivamente in Conference League e da un altro piazzamento centrato per la medesima competizione. Non il massimo, per un club che vorerebbe essere ambizioso. E allora, rifletto. Una dichiarazione pubblica non è frutto soltanto dell’emotività, della rabbia o dell’amarezza. È calcolata, ragionata e vuol portare un messaggio. Che sia indirizzato ai tifosi, ai giocatori, al tecnico, a volte anche all’avversario, alla squadra arbitrale o ai vertici politici del calcio. Dunque, perché uscire con parole così forti e alle quali l’allenatore ha quasi sempre risposto abbassando i toni, smorzando o a volte anche smentendo? Sono sempre positivi il dialogo, lo scambio di idee, il confronto. Se davvero tutti sono convinti della scelta compiuta con Palladino, penso che pubblicamente sia più proficuo fare quadrato, aiutare la squadra anche a parole, non metterne in evidenza fragilità o nervi scoperti. Anche perché, suppongo, che questo venga fatto all’interno degli uffici del Viola Park ogni giorno tra le varie componenti della società. Così come normale che sia nell’ottica di voler migliorare e crescere.
La Fiorentina alla 25 esima giornata di campionato è in sesta posizione, ha quattro punti in più rispetto a un anno fa e dieci giorni fa ha schiantato l’Inter con una rosa risicata. Palladino ha 40 anni, è alla sua prima vera esperienza con certe pressioni e determinati obiettivi (compresa la Conference che sta tornando) dopo giovanili, Primavera e due anni in Serie A col Monza. Deve migliorare, crescere, completare e perfezionare. Palladino ha fatto alcune scelte molto positive, altre che probabilmente non rifarebbe. Più volte il gruppo ha dimostrato di essere pienamente allineato alle sue idee e il recente mercato ha rinforzato questo concetto. Errori e pregi di un allenatore all’inizio della sua carriera. Ma quando si è chiuso il ciclo tecnico con Italiano e si aveva in mente di fare un salto e alzare l’asticella delle ambizioni, in mezzo a tante suggestioni (Sarri in primis) è stato scelto lui alla guida tecnica. Nessun altro.
Di
Matteo Dovellini