La partita di Marassi presenta diverse insidie da superare. Ma soprattutto, la Fiorentina deve lottare contro la propria storia
Il momento d’oro della Fiorentina prosegue. La vittoria schiacciante contro una pessima Roma ha dato ulteriori certezze a Palladino: la sua squadra è sulla strada giusta. Quella imboccata a partire dal cambio modulo arrivato nel secondo tempo con la Lazio, insieme a una rivoluzione negli interpreti rispetto al gruppo della scorsa stagione. Una strada perseguita con insistenza anche quando (a Empoli e contro i TNS) sembrava non stesse funzionando neanche questa soluzione.
Ora invece le cose funzionano eccome. La Fiorentina sta dimostrando di essere tremendamente efficace sia in fase difensiva che in fase offensiva. Come? Intanto rinunciando all’uomo contro uomo più “dogmatico” e scegliendo di lasciare il pallone agli avversari, senza aggredirli costantemente ma cercando di mantenere la squadra corta e compatta per chiudere gli spazi. Contro i giallorossi la squadra di Palladino ha dominato la partita pur avendo soltanto il 39% di possesso palla, quasi lo stesso contro il Milan (40%). Con la Lazio era stato del 46%. Ovviamente, le statistiche sul possesso palla cambiano quando si analizzano le ultime partite con le cosiddette “piccole”: sia contro l’Empoli che contro il Lecce i viola hanno avuto un possesso palla superiore al 60%.
L’indicazione è chiara: quando affronta le grandi squadre e dunque non è obbligata a dover tenere il pallone, la Fiorentina preferisce aspettare gli avversari per poi ripartire immediatamente. Spesso senza una manovra eccessivamente ragionata, puntando invece sulla velocità. E soprattutto sulla ricerca di Kean con palloni di ogni genere, per sfruttare le sue sponde oppure le seconde palle generate dal suo lavoro di disturbo sui centrali avversari. Una soluzione che sta pagando moltissimo: lo dicono i risultati, lo dicono le prestazioni contro Roma e Milan.
E quando le squadre di Serie A che si chiudono come si comporta questa nuova Fiorentina? Molto bene a Lecce, contro una squadra che tuttavia si è letteralmente squagliata alla prima difficoltà (il primo gol subito da Cataldi); decisamente con più difficoltà a Empoli, quando però gli automatismi dei viola necessitavano ancora di essere perfezionati. Domani, sotto questo aspetto, arriva un esame importante per Dodo e compagni: il Genoa di Gilardino, alle prese con una quantità innumerevole di infortuni – talmente tanti da dover ingaggiare lo svincolato Balotelli – e con una crisi di risultati che ha portato al terzultimo posto in classifica, con soli sei punti in nove partite.
Inutile dire che il Grifone, pur giocando tra le mura amiche di Marassi, lascerà il pallino del gioco ai viola con l’idea di “parcheggiare il pullman” davanti alla propria area di rigore e ripartire quando possibile. La Fiorentina dovrà nuovamente dare dimostrazione di sapersela cavare anche contro squadre di questo tipo, che paradossalmente possono dare molto fastidio al gioco di Palladino. La prova di Lecce, come detto, è stata agevolata anche da un avversario che di fatto ha rinunciato a reagire alla prima difficoltà, ma non sempre le partite in Serie A scivolano via con questa facilità.
Ancor più delle questioni tattiche, c’è un altro fattore da considerare. Troppo spesso la Fiorentina nella sua storia è inciampata in partite come quella di domani. Lanciata nelle zone alte della classifica dopo un filotto di ottime prove, reduce da un grande risultato in un big match, con l’entusiasmo dell’ambiente alle stelle, arriva la sorprendente caduta, in una partita dal pronostico totalmente a favore dei viola.
Successe anche l’anno scorso, più o meno nello stesso periodo. La squadra di Italiano, reduce da un ottimo avvio di stagione, espugnò il Maradona vincendo 1-3 contro il Napoli campione d’Italia, facendo sognare i propri tifosi. Grande euforia nell’ambiente e Fiorentina candidata come pretendente alla zona Champions. Ambizioni ridimensionate nella partita successiva, arrivata dopo la sosta delle nazionali: uno 0-2 casalingo subito per mano dell’Empoli che fa ancora malissimo. Subito dopo arrivarono le sconfitte contro Lazio e Juventus che frenarono decisamente le ambizioni dei viola.
Ecco, ancor più delle difficoltà tecniche e tattiche che può presentare la sfida del Ferraris, la Fiorentina deve lottare contro la propria storia. Fatta di cadute quando meno ce lo si aspetta, quando si è più vicini a trasformare i sogni in qualcosa di concreto. Serve la massima concentrazione da parte di tutti, perché l’entusiasmo non sia un fattore negativo che porta a sottovalutare il Genoa, bensì un’arma per dominare la partita. Questa Fiorentina è troppo bella per fermarsi ora.
Di
Marco Zanini