Entusiasmo e unità d’intenti, una Fiorentina che può (e deve) ancora crescere. Ora la sfida è far salire di livello le seconde linee
Guardi la classifica e ritrovi la Fiorentina lassù, al 3° posto insieme alla Lazio e ad un’Atalanta che ora tanti tornano a candidare per lo scudetto, a due passi dall’Inter e a tre dal Napoli capolista. Sopra alla Juve, al Milan, ma anche al Bologna di Italiano e ad una Roma che sembra cadere a picco. Insomma, i viola sono lassù a giocarsela. Giocarsela alla grande contro le avversarie ad inizio stagione partite per lottare per l’Europa o per lo Scudetto. E dopo 11 giornate non può essere un caso.
ALCHIMIA. La Fiorentina è ormai una realtà. Anche per come è riuscita a venir fuori da un avvio di stagione complicato. La bravura e l’umiltà di saper cambiare da parte del tecnico, un gruppo che via via ha imparato a conoscersi, in campo e nello spogliatoio. Si racconta di un’alchimia magica tra le mura del Viola Park, fomentata inevitabilmente dai risultati. Ma è un circolo virtuoso, perchè quella magia alimenta le vittorie e le vittorie aumentano autostima e voglia di continuare a volare. Un entusiasmo che non si respirava da tempo. Perché anche negli ultimi anni, quando con Italiano la Viola aveva trovato continuità (fino a 9 vittorie consecutive da febbraio ad aprile del 2023 tra campionato e coppe) c’era sempre un ‘ma’. Un ‘però’. Un ‘se’. Frutto anche di un rapporto non idilliaco tra l’ex tecnico viola e una parte dell’ambiente e con la società spesso in contrasto con diversi (presunti) ‘nemici’ esterni.
UNITA’ D’INTENTI. Ora invece tutti sembrano ‘remare’ dalla stessa parte, si respira davvero quell’unità d’intenti che riporta al primo Montella o ai tempi di Prandelli. Anche perché questa Fiorentina sembra davvero una squadra in crescita, tutt’altro che arrivata. Arriveranno momenti difficili, magari qualche passaggio a vuoto, ma nell’ultimo mese e mezzo la Viola ha dimostrato di saper vincere in più modi. Contro le grandi e contro le piccole, contro squadre di media classifica, in modo roboante e di misura. Sapendo soffrire e stringere i denti. E ha perso solo una volta su quindici partite, anche quando quasi nulla girava per il verso giusto. Segno di una squadra che ha saputo restare aggrappata alle partite e ai risultati sempre e comunque, nonostante tutto. Spesso anche rimontando situazioni complicate. Poi tutto è cambiato da quell’intervallo contro la Lazio, la Viola è sbocciata e non vuole fermarsi.
MARGINI DI CRESCITA. Anche perché di fronte ad una formazione che ha messo insieme 7 vittorie di fila, 8 nelle ultime 9 gare, bisogna anche considerare che fin qui non c’è quasi mai stato Albert Gudmundsson, sulla carta il giocatore più talentuoso e tra i più forti della rosa. Appena due partite e mezzo in campionato per l’islandese, più i primi minuti di Lecce quando si è fatto male. Quando rientrerà l’arco di Palladino avrà un’altra freccia infuocata da poter scagliare verso le difese avversarie. Fuori c’è anche Pongracic, acquisto estivo più oneroso in difesa, che senz’altro potrà dare una mano anche nelle rotazioni. Mentre anche lo stesso Colpani deve ancora far vedere in tutto e per tutto il proprio valore, insieme ad uno come Richardson già ‘investito’ dal tecnico con parole importanti. Insomma, c’è ampio margine di crescita nei singoli e come squadra, che ricordiamo gioca insieme da appena un paio di mesi scarsi.
LE SECONDE LINEE. Gli esami però non finiscono mai, ora all’orizzonte c’è la trasferta a Nicosia contro l’APOEL e poi la sfida interna di Verona a chiudere il ciclo prima della sosta. Nuove rotazioni all’orizzonte, nuove opportunità per chi ha giocato meno e deve dimostrare di poter arrivare al livello dei ‘titolari’. Ecco, forse qui la Fiorentina deve fare uno step importante per avere una marcia in più, perché anche a Torino si è visto che tanti ‘big’ sono arrivati col fiato corto. Normale che chi gioca meno sia più indietro, e che a livello di caratteristiche un Kouame sia molto diverso da Kean, Biraghi e Parisi da questo Gosens, Kayode da Dodo e via dicendo. Ma partite come quella di Conference servono soprattutto, attraverso anche prove non esaltanti come i primi tempi con TNS e San Gallo, a far crescere le seconde linee. Poi ci sarà da pensare al Verona, ad alimentare una classifica da sogno. Per una Fiorentina che ha voglia di volare ancora.
Di
Marco Pecorini