Meno gioco e più concretezza, la Viola non si ferma: 10 punti nelle ultime 5 gare in campionato. A questa squadra però serve una mano per restare competitiva
Brutti, sporchi e… vincenti. Una vittoria non da Fiorentina, verrebbe da dire, ma forse per questo ancor più preziosa. La corsa all’Europa non aspetta, i viola dovevano centrare i tre punti contro il Verona e l’hanno fatto. Contro una squadra sì penultima in classifica ma anche affamata di punti, determinata, pronta ad infilarsi tra le difficoltà di una squadra senza due leader come Gonzalez e Bonaventura, senza Duncan, con un Arthur “al 3%” in campo nella ripresa, con Sottil e Kouame a mezzo servizio. Assenze pesanti che metterebbero in ginocchio chiunque (provate a togliere Lautaro, Thuram e Calhanoglu all’Inter, Giroud, Leao e Reijnders al Milan, Osimhen, Kvaratskhelia e Lobotka al Napoli e via dicendo), specie una squadra che di giocatori sopra la media ne ha pochi (per di più quelli acciaccati) e che arriva da una lunga serie di partite di fila.
IL GUIZZO DI BELTRAN. Così insomma si spiega la brutta prestazione contro il Verona, insieme ad un primo tempo oltre modo insufficiente tra atteggiamento mentale a tattico. Italiano ha messo qualche pezza nella ripresa, e la squadra quanto meno ha ritrovato criterio, ordine e qualche certezza. Alzando il baricentro, tenendo più il pallone, è arrivata anche l’occasione del gol di Beltran. Una rete importante, dal peso specifico elevato. Quattro centri, tutti al Franchi per il 9 viola. Che ora forse vede un po’ più di luce in fondo al tunnel. A patto che si riesca a servire con più continuità, con più fraseggi e meno palloni alti.
CON VISTA CHAMPIONS. La Fiorentina ha diversi limiti e problemi diffusi, ma è lì in piena corsa Champions. Quinto posto insieme al Napoli (battuto nello scontro diretto dell’andata), a -1 dal Bologna quarto (anch’esso battuto). Con l’Italia che al momento ha un ranking che permetterebbe alle prime 5 del campionato di qualificarsi alla nuova (e ricchissima) Champions, è una classifica “straordinaria”, come dice Italiano. Chiaro che in zona Europa ci sia bagarre, con tante squadre in pochi punti. Ma tutte hanno i loro problemi più o meno grandi: chi avrà più continuità, è banale dirlo, potrà prendersi dei vantaggi. L’impressione però è che sia un campionato in cui ci siano margini per togliersi grandi soddisfazioni. Perchè appunto la stessa Fiorentina è lì, nonostante i difetti che via via si sono ripresentati.
PRIMO BILANCIO POSITIVO. L’anno scorso la Fiorentina fu un diesel, partì (molto) piano e iniziò a carburare da febbraio per una serie di fattori: il cambio di modulo (un 4-2-3-1 che dette più certezze), il recupero degli infortunati (Nico su tutti), la crescita dei singoli, l’abituarsi sempre più a giocare ogni tre giorni. Ora il bilancio dopo 25 partite stagionali (più di tutti in Italia) parla di una squadra 5° in campionato, arrivata 1° nel girone di Conference e qualificata agli Ottavi, ai Quarti di Coppa Italia, con la Supercoppa Italiana da giocarsi. Insomma, nonostante tutto la Fiorentina può sorridere. E come.
TANTE ASSENZE E TANTI FLOP. Ora però arriva il difficile. Perché Gonzalez starà fuori almeno fino a metà/fine gennaio, Bonaventura non è al meglio, così come Arthur. E con Nzola e Kouame che salteranno almeno 4 partite (Supercoppa compresa) a gennaio. Insomma, non sarà facile dare continuità. Il bilancio come detto è positivo, ma sarebbe un errore nascondere i problemi di questa squadra. Nelle prossime partite serve il supporto di chi finora ha reso meno, soprattutto in attacco. Ikoné, Brekalo, Sottil e via dicendo. Non a caso Italiano ha già iniziato da qualche giorno a lanciare messaggi precisi: il mercato di gennaio si avvicina, chi è in ritardo deve dare delle risposte. E ha poco tempo per farlo. Deve dare segnali, ovvero essere determinante in zona assist e soprattutto in zona gol. Il tecnico ha premiato a parole la crescita di Sottil, che deve dare conferme. Mentre Brekalo e Ikoné sono chiamati a far vedere qualcosa. Non a caso, sono loro due gli eventuali sacrificabili in chiave mercato. Giocatori che hanno estimatori in Italia e all’estero: il primo pagato poco per il cartellino (un milione e mezzo circa), il secondo invece arrivato per un investimento importante (oltre 15 milioni).
UNA MANO DAL MERCATO. Due partite (contro Monza e Torino) poi il mercato aprirà i battenti. La società non ha mai negato la possibilità di poter intervenire per rinforzare la squadra, anche a gennaio. Ma ora come mai serve una mano della dirigenza in supporto della squadra. E dell’allenatore. Proprio là davanti, dove le defezioni si fanno sentire di più. L’investimento su Beltran sarà ovviamente protetto (al giocatore va dato tempo e in lui credono tutti, in prospettiva), difficile anche pensare ad un addio di Nzola (che però può avere mercato in Arabia, con qualche club che lo aveva richiesto anche in estate prima dell’arrivo in viola), ma senz’altro sugli esterni qualcosa di importante può essere fatto. Per il discorso delle liste, sarà un gioco ad incastri: uno esce, uno arriva. Servirebbero giocatori pronti e in grado di alzare il livello di qualità e incisività. Occasioni ci possono essere, in Italia e all’estero. La speranza è che possano essere colte, magari con un lavoro già partito in questi mesi. Chissà poi che non si possa operare anche in difesa, non solo a destra dove tutto dipende dai tempi di rientro di Dodo, ma anche al centro dove però Mina sta lentamente rientrando nelle rotazioni.
GENNAIO SUBITO DECISIVO. Senz’altro a gennaio si misureranno le ambizioni del club, in corsa sui quattro fronti. Italiano avrebbe bisogno di giocatori pronti, perché già ad inizio 2024 tra Coppa Italia (il 9 gennaio, contro una tra Inter e Bologna) e Supercoppa (semifinale contro il Napoli il 18) la Fiorentina si gioca due obiettivi importanti. Arrivarci con la rosa attuale, senza Gonzalez, Kouame e Nzola e altri giocatori non al meglio, non sarebbe il massimo. L’anno scorso a gennaio arrivarono Brekalo e Sirigu, più Sabiri poi lasciato in prestito alla Samp, nel gennaio 2022 Piatek, Cabral e Ikoné con la cessione di Vlahovic, l’anno prima Kokorin, Rosati e Malcuit, mentre nel gennaio 2020 Igor, Kouame, Duncan, Agudelo e Cutrone, oltre all’investimento su Amrabat. La speranza insomma è che stavolta possa arrivare qualcuno in grado di dare una mano fin da subito. Questa Fiorentina merita una mano per restare in corsa sui quattro fronti.

Di
Marco Pecorini