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Vlahovic out e Cabral in, ora Italiano deve ricucire la squadra sui nuovi attaccanti. Ma qual è l’obiettivo sportivo della Fiorentina?

Commisso

Sarà il brasiliano a prendere il posto del serbo che andrà alla Juventus. Ma la Viola dove vuole andare? Sportivamente parlando qual è l’ambizione di Rocco?

La cessione di Dusan Vlahovic a gennaio e per di più alla Juventus è un doppio colpo duro da accettare e digerire. Veder partire il miglior giocatore della rosa è un colpo basso alle ambizioni sportive dei tifosi (e forse anche della squadra). Quel Vlahovic che a suon di gol ha prima salvato la Fiorentina dalla Serie B e poi l’ha portata a ridosso dell’Europa. Non sarà tutto merito suo ma è evidente a tutti che si tratta di uno degli attaccanti più forti d’Europa. Lo dicono i numeri. E un conto è averlo mentre ben altra storia è farne a meno.

La Fiorentina non era obbligata a vendere Vlahovic, ha deciso di venderlo. Scelta legittima, assolutamente. Giusta per i bilanci, ma non l’unica strada possibile. Anche in Italia non mancano gli esempi. Il Milan ha messo alla porta Donnarumma investendo su Maignan. Napoli e Torino portano a scadenza Insigne e Belotti. Mentre sempre De Laurentiis non tanto tempo fa a quel Milik che voleva andare alla Juventus a tutti i costi riservò prima un posto in tribuna e poi gli indicò la strada per Marsiglia.

Quindi è sempre una questione di scelte. Legittime, sensate, giuste. Ma sempre scelte sono. La Fiorentina ha fatto la sua, con rischi e benefici. Il rischio è di mettere in difficoltà una squadra che sta rialzando la testa dopo due/tre anni infernali.

Cabral raccoglie l’eredità di Vlahovic

Sarà il brasiliano classe ’98 a raccogliere il testimone lasciato da Vlahovic. L’attaccante che tanto bene ha fatto al Basilea è chiamato a non far rimpiangere il serbo. Sportivamente parlando un azzardo da parte della Fiorentina. Ma chi lo conosce bene assicura che farà tanti gol anche in Italia, anche nella Fiorentina. E i dirigenti viola lo hanno studiato per molto tempo.

Da agosto a dicembre i dirigenti gigliati (Burdisso, Pradè e Barone) più volte sono volati a Basilea per osservare dal vivo Cabral. Lo stesso ds aveva messo gli occhi sul brasiliano già da un anno. Non è dunque un acquisto “improvvisato” ma studiato e voluto.

Cabral avrà bisogno di tempo per integrarsi. E la speranza di tutti è che insieme a Piatek possano mettere insieme il bottino di gol che Vlahovic, da solo, ha fatto fino alla partita contro il Genoa. Non sarà facile perché, giusto ripeterlo, ad andarsene è uno dei migliori attaccanti d’Europa.

Ancora nelle mani del mister. Serve un altro miracolo Italiano

Adesso torna tutto nelle mani di Italiano. Nel girone d’andata la squadra ha cominciato a parlare di Europa facendo cadere il tabù anche alla luce di una classifica sempre più interessante. Ora però le carte tornano a mischiarsi. Italiano è chiamato in due settimane a ricostruire una Fiorentina senza Vlahovic ma altrettanto efficace.

Cabral o Piatek è chiaro che l’attacco della Fiorentina cambia bomber. Entrambi avranno bisogno di tanto lavoro quotidiano per concentrare in pochi giorni, settimane, ciò che Italiano ha inculcato ai suoi in tanti mesi di lavoro (a partire da Moena). Ancora una volta siamo a chiedere al tecnico un nuovo ‘miracolo Italiano’.

Piatek e Cabral sono certamente due ottimi attaccanti. Ma la Fiorentina era costruita su Vlahovic e per Vlahovic. Dunque oggi si deve cambiare rotta, capire le qualità degli altri attaccanti e ricostruire una squadra sulle nuove qualità. Missione non facile a metà stagione. Serviranno tempo, pazienza e tanto lavoro al centro sportivo.

Ma, domanda delle domande, qual è l’orizzonte sportivo di Commisso?

Si può essere d’accordo sull’opportunità economica di vendere Vlahovic a gennaio. Altrettanto però non si può che porsi qualche domanda su dove sta andando questa proprietà. Con il serbo si poteva realisticamente attaccare la zona Europa, senza è evidentemente più complicato. Lo dicono i numeri, lo capiscono tutti.

Dunque a livello calcistico qual è l’obiettivo della Fiorentina? Pradè ha detto che in questo campionato l’obiettivo è vincere più partite possibile. E certo vendere il capocannoniere del campionato a gennaio non è un proprio un segnale incoraggiante.

In quasi tre anni di proprietà Commisso abbiamo capito fino nei minimi dettagli le condizioni economiche della Fiorentina, del presidente e del calcio italiano. Abbiamo capito molto bene ogni aspetto legato ai bilanci della società e quanto sia importante vendere per tenere in piedi la baracca.

Mentre non si è mai parlato dell’orizzonte sportivo. Quest’anno solo i giocatori parlano d’Europa. Come a volersi dare un obiettivo in un momento in cui al campo la società guarda ben poco.

In sostanza: la Fiorentina scende in campo ogni settimana, o ogni tre giorni, per andare dove? Basta la salvezza? Un campionato tranquillo? Europa? Champions? Scudetto? Qual è il piano a medio lungo termine di Commisso?

Migliorare la stagione precedente non è un obiettivo, è un auspicio. Ai giocatori serve un obiettivo concreto per cui giocare, lottare, combattere e anche firmare. La Fiorentina ha tutto per giocare per l’Europa. Ha il presidente più ricco del campionato, ha un ottimo allenatore, una città incredibile e tifosi eccezionali. Servono idee, coraggio e volontà per scalare le gerarchie italiane ed europee. Ma storicamente parlando la Fiorentina ha il dovere di tornare in Europa più prima che poi.

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