Altro che prima di tre finali, i viola si buttano via in Laguna. Pradè annuncia “analisi profonde”
“Abbiamo tre finali”, il leitmotiv generale prima di Venezia. Beh, vero che da queste parti la parola ‘finale’ non porta particolarmente bene, ma in pochi si aspettavano (e si auguravano) una Fiorentina così in Laguna. Tante assenze pesanti, sì, tra Kean, Cataldi, Gudmundsson, perfino Zaniolo, stanchezza psico-fisica inevitabile dopo la batosta col Betis, ma certe attenuanti non possono giustificare un 2-1 al Penzo che fa abbandonare quasi definitivamente l’obiettivo Europa per la Fiorentina.
MIRAGGIO EUROPA. Solo la matematica fa rimanere i viola aggrappati alla speranza, non certo l’ennesima prestazione disastrosa contro una squadra in lotta per non retrocedere. Né l’ennesima partita senza lucide idee di gioco, con troppo nervosismo sparso. Quello con il Bologna non sarà neanche un vero scontro diretto, perché il 7° posto non servirebbe a niente se i viola si lasciassero dietro solo Italiano e il Milan, ad oggi 8° e 9° in classifica ma impegnati mercoledì in finale di Coppa Italia (una delle due si prenderà un posto in Europa League). Sei punti difficilmente basterebbero, senza un doppio passo falso di una tra Roma, Lazio e Juve. Ma dopo una prova come quella di Venezia non è giusto neanche guardare troppo ad incastri e (vane) speranze. Il problema vero, da analizzare, è questa Fiorentina.
“ANALISI PROFONDE”. E allora a far discretamente rumore sono le parole di Daniele Pradè dalla Laguna. Dopo frecciate secche a metà anno e un sostegno costante a squadra e staff nelle ultime settimane all’inseguimento degli obiettivi, il direttore sportivo ha parlato con amarezza: “Parlavamo prima col presidente e Ferrari. Bisognerà fare delle analisi profonde, capire tante cose perché una squadra che vince con Milan, Juve, Inter, Roma e Lazio, ma poi fa una prestazione come quella di oggi lascia grande amarezza nei confronti di tutti, dal presidente ai tifosi, a noi tutti. Dopo si ritorna alle parole iniziali, che siamo una società ambiziosa, fortemente ambiziosa, perché abbiamo una proprietà molto forte e quindi devi fare risultato”. Facile capire che destinatari di certe parole siano magari anche alcuni giocatori, ma soprattutto l’allenatore. Quel Raffaele Palladino fresco di prolungamento di contratto fortemente voluto dal presidente Rocco Commisso, stimato dal patron, ma che evidentemente sarà oggetto di riflessioni in casa viola.
CHE NE SARA’? “Io non sono legato ai soldi, amo questo lavoro e lo faccio con passione: cerco di dare tutto alla società, sto dando tutto”, ha commentato il tecnico viola. “Non sono 2 o 3 anni di contratto che mi lasciano tranquillo, è il lavoro che mi lascia tranquillo. Sto cercando di dare tutto. L’obiettivo è quello di provare ad andare nelle coppe: è la nostra ambizione e quello che i ragazzi si meritano, ma non tutte le cose che meriti ti arrivano, purtroppo. Bisogna anche accettare i verdetti del calcio”. Insomma, la sensazione è che da Venezia, con la squadra contestata sotto il settore ospiti, siano ritornati diversi nodi intorno al pettine viola. Con l’Europa ora davvero lontanissima, che ne sarà di questo progetto tecnico? Kean, De Gea, Gudmundsson, Fagioli, Dodo, punti interrogativi anche su tanti big (o presunti tali). In una settimana la Fiorentina ha buttato via la stagione, tra Roma, Betis e Venezia. Era vicina alla zona Champions e alla finale di Conference, ma è rimasta con un pugno di mosche in mano. Ma in realtà le crepe sono iniziate prima, nei 10 punti persi tra Monza e Venezia, oltre ai 4 col Parma, ai 3 col Verona. Oppure nell’assenza di schemi di gioco efficaci in possesso palla, in un calcio basato troppo sulle transizioni e sulle giocate dei singoli che, quando assenti o non in giornata, hanno limitato le tanto decantate ambizioni. Fiorentina colpita e forse affondata in Laguna.
Di
Marco Pecorini