Le dichiarazioni esclusive dell’ex dirigente del Bologna: “Ridicolo invocare l’impegno. Solo Mandragora e Gosens hanno dato continuità”
L’ex dirigente di Bologna, Roma e Inter ha parlato in esclusiva a LaViola.it sulla stagione della Fiorentina, il Presidente Rocco Commisso e il match con i rossoblù, in programma domenica.
A gennaio aveva definito quello della Fiorentina uno dei migliori mercati della Serie A, con una squadra potenzialmente in corsa per un posto in Champions League. Ad oggi i viola rischiano di restare fuori dalle coppe europee. Che cosa è mancato?
“Credo sia mancata un po’ di coesione, di convinzione. Dispiace perché la Fiorentina è una delle poche società ad avere un presidente presente, visibile, conosciuto e legato al club. In un calcio in cui molte proprietà sono invisibili, fondi sconosciuti che si affidano ad altre persone, Commisso rappresenta un valore aggiunto. È un imprenditore generoso, ha investito molto e continua a farlo. Purtroppo i risultati sono stati altalenanti. Alcuni giocatori da cui ci si aspettava molto hanno reso meno del previsto. A mio avviso, solo Mandragora e Gosens hanno garantito una continuità di rendimento. Altri sono arrivati con grandi aspettative, ma non hanno risposto come sperato”.
Restare fuori dalle coppe europee può diventare un’occasione per concentrarsi sul campionato, come il Napoli quest’anno, o è solo un’opportunità persa?
“L’idea che non giocare le coppe aiuti in campionato è un luogo comune. Solo le vittorie ti possono avvantaggiare. E queste si costruiscono sul campo con una mentalità vincente. Le squadre devono abituarsi a vincere: la vittoria deve diventare una necessità. È stato così per anni alla Juventus, ora per Inter e Napoli. La Fiorentina sembra accontentarsi. Ancora appare come se, nella mentalità dei calciatori, il risultato non sia il pensiero primario. Eppure ha una base solida: il presidente Commisso è un vantaggio formidabile. La sua presenza fisica è un valore, soprattutto in un calcio che sta perdendo identità. I tifosi hanno bisogno di un’interfaccia esistente e credibile. Commisso è uno dei pochi in Italia”.
Senza le coppe europee, sarà possibile trattenere giocatori come De Gea e Kean?
“Sarà un impiccio per la Fiorentina. Le competizioni europee attirano i giocatori. Avrà difficoltà a trattenerli. Ma ripeto, a Firenze c’è un presidente rappresentativo, che esiste e si fa sentire. Questo è un fattore che i giocatori non possono ignorare”.
Come valuta il rinnovo del contratto a Raffaele Palladino, arrivato alla vigilia della semifinale di ritorno con il Betis?
“Molto positivamente. Un allenatore o si sostiene o si cambia. Questo rinnovo è stato un segnale chiaro e coerente, apprezzabile sotto il profilo della politica sportiva. Naturalmente anche Palladino, come tutti, ha bisogno di un po’ di fortuna, che nel calcio non è mai casuale: è una questione di attitudine. Non esiste la vittoria senza fortuna e Palladino deve acquisirla”.
Le parole di Pradè dopo la sconfitta con il Venezia hanno fatto discutere. Lei come le interpreta?
“Credo si riferisse a certi giocatori che hanno deluso le aspettative. Non penso si sia discostato dalla linea societaria. Il rinnovo di Palladino è avvenuto a conoscenza anche del direttore sportivo. Probabilmente si è trattato di un richiamo ai calciatori alle proprie responsabilità. Ridicolo però invocare l’impegno. Si tratta di un dovere contrattuale, non deve essere imposto. Quando firmi un contratto ti impegni ad essere un atleta di un certo tipo. Il calcio si gioca con l’energia nervosa, con la disperazione agonistica. Non è una questione di condizione. L’esempio più evidente è il Bologna: una squadra coesa, in sintonia con la città. È così che si costruiscono imprese sportive. La società rossoblù, ancor prima della squadra, ha onorato il calcio. Lo considero un esempio per tutti”.
Vincenzo Italiano, dopo le tre finali perse con la Fiorentina, ha vinto la Coppa Italia con il Bologna. Secondo lei la rosa di questo Bologna è superiore a quella che aveva a disposizione negli anni a Firenze?
“La rosa non è superiore, è diversa. Tutti i ruoli sono rappresentati alla grande e con la sua sostituzione spontanea. Ha trovato un equilibrio eccezionale con un centrocampo forte, una difesa solida e una grande capacità di arrivare in porta con tanti uomini. I calciatori della Fiorentina singolarmente e individualmente non valgano meno di quelli del Bologna. Ma c’è una bolla di entusiasmo feroce che li porta a vincere le partite e li tiene a riparo dalla sfortuna. La differenza vera l’ha fatta l’ambiente: l’unità, la spinta emotiva, la connessione tra squadra e città. E questo sarebbe assolutamente possibile anche a Firenze, che ha una tifoseria appassionata, orgogliosa e con un senso d’appartenenza raro. L’entusiasmo dei fiorentini è unico, difficilmente l’ho riscontrato nei miei anni di lavoro. La Fiorentina può replicare la storia del Bologna”.
Domenica c’è Fiorentina-Bologna. Che partita si aspetta?
“Il Bologna sarà carico di entusiasmo. Le vittorie generano fiducia ed educano a vincere. Nonostante la stanchezza, giocheranno con grande intensità. La Fiorentina non può di certo far conto della prestazione degli avversari. Deve fare affidamento sui propri mezzi”.
Con Beltran e Zaniolo squalificati, Kean e Gudmundsson in dubbio, in una sfida così delicata darebbe una chance a un giovane come Caprini?
“Assolutamente sì. In Italia si ha ancora troppa paura di schierare i giovani. Quando gioca un 2007, si fanno i titoli in prima pagina. In altri paesi, come Francia o Spagna, è la normalità. In Italia siamo mossi dalla paura della sconfitta, che scatena una caccia al colpevole. È brutto non vedere giocare i ragazzi che meritano”.
Ritiene che Palladino abbia gestito bene la rosa a disposizione?
“Non completamente. Qualcosa è mancato. Ma Palladino è un tecnico serio. Se la Fiorentina lo valuta l’allenatore giusto, deve sostenerlo e aiutarlo. Serve tempo, continuità e un ambiente che lo accompagni nella crescita. Firenze ha tutte le risorse per creare quell’ambiente. Basta camminare per il centro per percepire quanto amore ci sia per la squadra. Da nostalgico del calcio, non posso dimenticare la “Fiorentina YeYe” di fine anni Sessanta. Firenze ha il privilegio di ricordare traguardi importanti fatti nella storia”.
Di
Viola Bertaccini