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Editoriali

Ora (forse) solo la Conference può salvare la stagione: col Pana la gara più importante. E si riaccende il dubbio su De Gea/Terracciano

Palladino - Fiorentina

Rispetto a qualche settimana fa la situazione si è ribaltata: campionato compromesso, (forse) solo la Conference può salvare la stagione

Da casa Fiorentina tutti hanno preferito guardare al bicchiere (più che) mezzo pieno dopo la sconfitta di Napoli. Allenatore (come sempre ha fatto), gruppo, società (con le parole di Pradè). Cogliere quei piccoli segnali positivi, leggasi soprattutto aver evitato l’imbarcata (grazie alle parate di De Gea), aver ritrovato Gudmundsson al gol, aver visto crescere ancora Fagioli. In generale esser riusciti a mantenere la partita aperta, giusto nel risultato, fino alla fine. Anche se la Fiorentina in sostanza ha tirato solo una volta in porta, contro le 11 conclusioni nello specchio del Napoli (19 totali per la squadra di Conte).

LA GARA PIU’ IMPORTANTE DELLA STAGIONE. Insomma, archiviare e andare avanti. Questo il mantra, con testa rivolta a giovedì. Inevitabilmente, perché quella con il Panathinaikos si è trasformata davvero nella partita più importante della stagione. La situazione pare capovolta rispetto a qualche settimana fa. Qualche mese fa addirittura in tanti a Firenze erano del partito “lasciamo stare la coppa, puntiamo tutto sul campionato”, ma anche fino a metà o fine febbraio comunque la classifica lasciava aperta (apertissima) la corsa europea della Fiorentina. Ma con 4 sconfitte nelle ultime 5 giornate, e 14 punti nelle ultime 14 gare giocate (compreso il recupero con l’Inter), la situazione si è inevitabilmente compromessa. Ed è stato dilapidato quel vantaggio che i viola avevano accumulato con il filotto fino a dicembre.

FUORI DALL’EUROPA. Ad oggi, visto e considerato (soprattutto) anche il trend e il momento di forma della Fiorentina, pensare di potersela giocare fino alla fine per un posto in Europa in campionato è uno sforzo complicato. Ora i viola sono 8°, sono stati sorpassati dalla Roma e avvicinati dal Milan, sono a -4 punti dal Bologna 6° che ad ora occupa l’ultima posizione utile per l’Europa. Posizione Conference, nello specifico, perché con Empoli, Milan e lo stesso Bologna nelle semifinali di Coppa Italia (oltre all’Inter, che comunque resta la favorita) ad oggi solo i primi 6 posti della classifica garantiscono una posizione europea. Magari si ‘sbloccherà’ anche la 7° posizione per la Conference, ma non è detto. Comunque una corsa complicata per cercare di raggiungere l’obiettivo (minimo) indicato ad inizio stagione, ovvero quello di arrivare in Europa League. Senza ricordare che tutti all’interno del gruppo puntavano, non come un sogno, a qualcosa di più. Numericamente la Fiorentina non è staccatissima dalla Juve 4° a 52 punti (con la sfida di domenica con i bianconeri alle porte) e dalla Lazio 5° a 51, ma servirebbe un deciso cambio di marcia per rimontare. Invece l’andamento dei viola è preoccupante.

INCOGNITA FIORENTINA. La situazione è questa. E allora il fronte ‘primario’ diventa forse adesso proprio la Conference. Ma anche lì c’è da rincorrere. E provare a rimontare. Perché la brutta prova di Atene ha lasciato in corsa la Fiorentina, che ripartirà dal 3-2 contro il Panathinaikos (non contano ovviamente più, da qualche anno, i gol in trasferta). Ma servirà una Viola ben diversa rispetto a quella di giovedì scorso, rispetto a quella delle ultime settimane. Degli ultimi mesi. Il Panathinaikos non è certo imbattibile, ma la grossa incognita è proprio sulla Fiorentina. Se saprà approcciare bene la partita (cosa che raramente è riuscita di recente e in generale nel cammino europeo, altro che “approccio violento” chiesto da Palladino prima dell’andata), se saprà essere compatta e continua per tutta la gara, se riuscirà a trovare idee per colpire in avanti. Tanti “se”, poche (pochissime) certezze di questi tempi.

I RIENTRI. Tra le note migliori c’è un Gudmundsson che si sta ritrovando, un Fagioli che sta finalmente trovando spazio e giocate, un Gosens leader che ha potuto rifiatare un po’ a Napoli rispetto ad altri costretti agli straordinari come Kean e Dodo. Ci saranno Zaniolo e Mandragora, potrebbe rientrare Adli, forse anche Folorunsho. Risorse importanti, perché ad esempio una mediana Adli-Fagioli-Folorunsho (difficilmente vedibile dall’inizio con il Pana) non sarebbe mica male. E poi il dubbio della vigilia, che magari scioglierà Palladino in conferenza pre-partita: continuare con Terracciano nella logica dell’alternanza campionato/Conference o affidarsi ad un top come De Gea?

DENTRO I MIGLIORI PER SALVARE LA STAGIONE. Ad Atene il tecnico aveva rimandato in campo Terracciano, caricandolo alla vigilia dopo tre mesi abbondanti passati in panchina. Risultati disastrosi sul campo. Anche De Gea a Napoli ha commesso un errore, ma poi ha sfoderato una (solita, verrebbe da dire) prestazione da fuoriclasse con parate in serie che hanno contenuto il passivo. I campioni del resto sono così, sanno reagire, guidare i compagni, essere decisivi anche oltre gli errori. Insomma, se davvero quella con il Panathinaikos diventa (e lo deve diventare) la partita più importante della stagione, non esistono riconoscenza o patti particolari nello spogliatoio che tengano. Deve giocare il migliore, perché nel calcio esistono le categorie e nelle partite decisive bisogna affidarsi ai più forti. Poi magari più avanti (anche in campionato, chissà) si potrà tornare all’alternanza. Nessuno, per intendersi, si sognerebbe di tenere fuori Kean, Dodo o Gosens giovedì. Con il massimo rispetto per Terracciano e quanto ha fatto (a dispetto di scettici e critici) in questi anni in cui con merito ha scalzato tante gerarchie e si è conquistato il posto (con grandi serate anche europee). Il dentro o fuori con i greci diventa davvero l’ancora di salvezza per una stagione che in campionato si è di fatto compromessa. Andare avanti vorrebbe dire restare aggrappati a qualcosa di concreto, uscire aprirebbe invece scenari (parecchio) complicati da gestire.

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