Capitano e vice in panchina nelle ultime gare, ma ora 7 partite in 3 settimane: la prossima sfida è far salire tutti di livello
Una sosta in serenità e con ben 4 giorni di riposo, come concordato con la squadra dopo la vittoria contro il Milan che ha dato ossigeno a tutto l’ambiente. Oggi si riparte in casa Fiorentina, direzione Lecce, prima tappa di un ciclo in cui l’imperativo sarà confermarsi. Ribadire, cioè, quei progressi visti nelle ultime settimane ed esaltati dalla prestigiosa vittoria contro Fonseca e i suoi.
FILO CONDUTTORE. Certi risultati, si sa, servono a dare lettura diversa anche ad altre partite. Così si può trovare certo un filo conduttore che parte nella ripresa contro la Lazio, attraversa le prove non esaltanti ma neanche in fondo da buttare contro Empoli e The New Saints, e porta dritto al 2-1 contro il Milan. Tre vittorie, un pareggio, un gol preso. La difesa a 4, Gudmundsson con Kean, l’equilibrio con Bove sulla trequarti, Gosens terzino, la qualità di Adli. Tasselli sparsi che sono sembrati andare ognuno al proprio posto.
DA SFRUTTARE. Serviranno ovviamente riprove, a partire proprio da Lecce. Una squadra che tenterà di difendersi e ripartire, cosa che si è visto può dare estremamente noia a questa Fiorentina. Lo step successivo sarà però quello di migliorare la produzione offensiva anche contro chi lascia pochi spazi, perché i numeri da questo punto di vista restano deficitari, specie in campionato (3 gol su azione in 7 gare di Serie A). Una sosta, per la Fiorentina, che ha lasciato tanti giocatori, rispetto al passato, a lavorare al Viola Park. Con le Nazionali solo Bove, Comuzzo e Gosens, oltre a Martinelli. Certo, c’è Kean da recuperare (non è poco), anche Kayode è reduce da un problemino e poi Pongracic che è un caso (quasi) misterioso. Ma questa pausa dovrà essere utile per affinare un lavoro di squadra che, nel complesso, è partito solo da inizio settembre.
SCELTE FORTI. Palladino, dopo aver allontanato qualche nuvolone grigio che si addensava sopra al Viola Park, ora può lavorare con più serenità e convinzione, anche se sa che gli esami ovviamente non sono finiti. Ma la sua mano, nella svolta viola, è stata evidente. Non solo il passaggio alla difesa a 4, sintomo di adattabilità tattica che è stata tramutata dalle parole alla pratica (non banale, dopo aver lavorato tutta l’estate a 3). Ma anche per certe ‘scelte forti’. Su tutte la panchina di capitan Biraghi, a favore di Gosens (seppur quest’ultimo un po’ limitato a terzino). Ma anche Martinez Quarta, vicecapitano, rimasto fuori per far spazio a Comuzzo e Ranieri, che evidentemente davano più garanzie al tecnico.
AL SOLITO LIVELLO. Un Palladino che, giustamente, ha dato continuità a chi poteva dare più certezze. Tenendo fuori con costanza ad esempio Kayode, oppure Parisi, o ancora Beltran o Sottil. Giocatori che per la società rappresentano valori tecnici ed economici importanti. L’obiettivo, adesso, sarà tornare a coinvolgere tutti. Anzi, ribaltando il concetto, sarà importante che anche quelle che ora sono seconde linee riescano ad arrivare al livello dei presunti titolari. Ovvio che Kouame e Beltran non abbiano le caratteristiche di Kean, così come Sottil non possa fornire il solito lavoro di Gudmundsson. Ma con altre capacità dovranno essere in grado, in tempi brevi, di garantire un buon rendimento. Quanto meno in Europa, dove invece nelle prime prove i già citati hanno deluso.
PRIMO ‘VERO’ TOUR DE FORCE. Del resto, quello che partirà a Lecce sarà il primo ‘vero’ tour de force stagionale. Tre settimane, sette partite, gare ogni tre giorni. Addio all’idea di settimane intere di allenamenti, come accaduto nel precedente ciclo di gare. Ad agosto le prime cinque gare in serie erano state a dir poco anomale, con una squadra poi pesantemente stravolta dal mercato. Ora Palladino dovrà riuscire a gestire bene forze, energie e qualità sul doppio fronte. Lecce e San Gallo fuori, poi la Roma in casa, quindi tre trasferte di fila tra Genoa, Torino e APOEL Nicosia, prima del Verona al Franchi il 10 novembre. Tante insidie, tanti viaggi, pochi giorni di allenamenti. Una novità per il tecnico e il suo staff, non per tanti giocatori che saranno però chiamati a dare qualcosa in più. Per crescere e provare a dare continuità serve il contributo di tutti. In tanti scalpitano e ‘chiedono’ più minutaggio: Quarta lo ha detto chiaramente, Biraghi senz’altro non è abituato a far panchina, per Parisi, Kayode e Beltran già si riparla di mercato. Per tutti è l’ora di dare dei segnali.
Di
Marco Pecorini