La Fiorentina ha sprecato una grande occasione con l’ennesimo blackout stagionale, il peggiore di tutti. Ora Italiano deve resettare la testa dei suoi in vista dei bianconeri
Il grande match point della stagione della Fiorentina, che in caso di vittoria avrebbe sancito il matematico accesso alla Conference League, si è rivelato un disastro totale. La Sampdoria ha annichilito i viola, che per la seconda volta in poche settimane subiscono 4 gol da una squadra che non ha alcuna ambizione di classifica.
LA PEGGIOR PARTITA. Stavolta è andata anche peggio rispetto all’Udinese. Sia perché, come già detto, la Fiorentina era di fronte alla partita più importante della stagione, sia perché la prestazione dei viola a Marassi è stata addirittura peggiore di quella contro i friulani. In quel caso, infatti, la Fiorentina sbandava terribilmente dietro ma in attacco quantomeno creava occasioni e si rendeva pericolosa, senza però riuscire a segnare.
Contro la Sampdoria si è invece assistito al nulla assoluto. Un primo tempo in balia degli avversari, una ripresa condotta con atteggiamento rinunciatario fin dal principio. Una prestazione inspiegabile, dalla quale non si salva nessun giocatore. Un blackout come già troppe volte è capitato in stagione (anche se, ribadiamo, questa è sicuramente la peggiore).
TROPPI BLACKOUT. Se nel girone di andata ci si poteva lamentare per la brutta partita a Venezia e per il suicidio consumatosi negli ultimi minuti della partita con l’Empoli, più volte nel girone di ritorno i viola sono affondati sotto i gol degli avversari. A tutte, però, si poteva trovare una minima spiegazione che quantomeno giustificasse l’accaduto. Torino era la prima partita dopo la pausa invernale e i viola non sapevano neanche che avrebbero giocato; la Lazio arrivava subito dopo il terremoto generatosi dalla cessione di Vlahovic alla Juventus, la partita infrasettimanale con l’Udinese si collocava in un periodo difficile, nel quale i viola avevano già perso due partite di fila e stavano soffrendo la scarsa abitudine a giocare ogni tre giorni.
Quale può essere la spiegazione di una debacle come quella con la Samp? L’unico fattore che viene in mente è la tensione derivata dal dover per forza vincere per centrare l’Europa. Tensione che ha giocato un brutto scherzo ai ragazzi di Italiano, tensione completamente assente nella squadra di Giampaolo, finalmente libera di testa dopo una stagione complicatissima.
I NUOVI ARRIVI DELUDONO. Di certo, tuttavia, nel girone di ritorno stanno emergendo tutti i limiti della rosa attualmente a disposizione di Italiano. L’allenatore gigliato è stato certamente sfortunato con gli infortuni di tutti i centrocampisti titolari nella fase cruciale della stagione, ma non è tutto. Gli arrivi del mercato di gennaio, quelli che dovevano sostituire Vlahovic, stanno fin qui zoppicando e non poco.
Costati in tutto 30 milioni di euro, Cabral e Ikoné hanno fatto intravedere solo flebili bagliori del proprio talento. Per entrambi la partita migliore è stata quella di Napoli: tutti e due a segno, tutti e due protagonisti in un periodo in cui la Fiorentina sembrava potesse addirittura crescere ulteriormente, proprio grazie ai progressi dei due nuovi acquisti.
Da quella partita in poi, invece, si è assistito all’involuzione di entrambi. Cabral è certamente un giocatore generoso, ma sebbene sia cresciuto rispetto a febbraio fa ancora molta fatica a livello atletico. Soprattutto nello stretto, quando arriva praticamente sempre dopo gli avversari. Ikoné sembra aver imboccato la via del giocatore fumoso per eccellenza: grandi doti nel dribbling e grande velocità, ma troppo spesso fini a sé stesse, dato che non portano quasi mai a chiare occasioni da gol.
I numeri alla fine parlano chiaro: finora un gol e due assist per il francese, due gol per il brasiliano. Alla fine, chi ha fatto meglio in termini di gol è colui che quasi certamente non rimarrà alla Fiorentina, colui che ormai da due mesi ha perso il posto da titolare. Parliamo ovviamente di Piatek, con i suoi 6 gol all’attivo in maglia viola.
Certo, sia Ikoné che soprattutto Cabral sono acquisti che si conta di poter vedere al massimo delle proprie potenzialità nella prossima stagione. Tuttavia, i segnali di entrambi, in questi mesi in cui hanno anche trovato continuità di minutaggio, sono alquanto preoccupanti. Per sostituire il centravanti più forte della Serie A, almeno nell’immediato, serviva ben altro.
ESAME DI ITALIANO. Questo però non basta a giustificare un orrendo spettacolo come quello visto al Ferraris. Non è certo solo colpa di Cabral e Ikoné se la Fiorentina in pratica non è scesa in campo. Quando una squadra intera disputa una partita del genere, l’allenatore non può che essere uno dei primi responsabili. Per dimostrare di essere un grande allenatore, Italiano dovrà crescere sotto questi aspetti. Troppe volte in stagione la sua bella Fiorentina in campo è apparsa l’ombra di se stessa. Ancora una volta, il tecnico gigliato è chiamato a resettare la testa dei suoi in vista dell’ultima partita della stagione.
LAST CHANCHE. Un vero peccato aver sprecato questa colossale occasione. Ma non è ancora finita. Sabato sera la Fiorentina al Franchi troverà la Juventus, anch’essa libera ormai da obiettivi di classifica. Il che, viste le ultime partite dei viola, potrebbe essere un limite piuttosto che un vantaggio. Per andare in Europa, i viola (salvo regali delle altre) dovranno vincere contro una squadra alla quale non sono neanche mai riusciti a segnare un gol in tre incroci stagionali. Il tutto con alle spalle la peggior prestazione del campionato.
Insomma, contro la rivale di sempre servirà un’impresa. Per fortuna ci si gioca tutto al Franchi, dove quest’anno la Fiorentina ha costruito gran parte delle sue fortune. La rivalità storica in questo caso potrà aiutare il mister a preparare la partita: i viola, Lazio a parte, in stagione non hanno mai demeritato in termini di prestazioni contro le big. Quella con la Juve sembra insomma la classica partita che si prepara da sola.
Ma non basta essere concentrati. Per essere certi di andare in Europa, senza guardare a cosa fa l’Atalanta, bisogna vincere. Se poi Europa non sarà, la stagione resterà comunque più che sufficiente, considerando da dove partivano Biraghi e compagni a inizio stagione e tenendo conto della cessione di Vlahovic a metà campionato. Ma rimarrà il rammarico di aver visto sfumare il sogno europeo all’ultima curva.
Di
Marco Zanini