Oltre al cambio di modulo, la Fiorentina nelle ultime 2 uscite ha mostrato più aggressività e ha ricevuto tanto dai suoi giocatori di qualità. Adesso serve continuità
La settimana decisiva, la settimana che era della paura, si è conclusa con una promozione a pieni voti: la Fiorentina si è rialzata dalle sabbie mobili in cui stava affondando ed è ancora in corsa per entrambi gli obiettivi. Se la convincente vittoria in Conference League contro il Panathinaikos aveva dato dei buoni segnali, il travolgente 3-0 rifilato alla Juventus ha confermato che qualcosa è nuovamente cambiato, in positivo.
DEJA-VU. Un’altra volta Palladino, nel momento di maggior difficoltà difficoltà, sembra aver trovato la quadra. Il 3-5-2 sembra essere il vestito tattico più adatto per la nuova Fiorentina, quella che si è formata dopo la mezza rivoluzione del mercato di gennaio. I viola a inizio stagione si erano dimostrati incapaci di interpretare la difesa a 3, cosa che invece oggi sono tranquillamente in grado di fare. Tuttavia, il segreto per questa nuova risalita viola non sta solo nel sistema di gioco: Palladino, infatti, aveva già adottato il nuovo modulo a partire dalla sfida col Lecce, ma i veri miglioramenti si sono cominciati a vedere a partire dal secondo tempo col Napoli.
PRESSING CHIAVE. Ancora più che i dettami tattici, è l’atteggiamento della Fiorentina ad essere cambiato. Negli ultimi mesi i viola si erano appiattiti su una difesa a oltranza della propria area, uscendo davvero di rado dalla metà campo se non con lanci lunghi per Kean che saltavano il centrocampo. Insomma, la squadra finiva per affidarsi esclusivamente alle grandi doti fisiche del proprio centravanti, che però si trovava completamente isolato e riceveva soltanto palloni scomodi, molto difficili da gestire. Non che questo schema sia stato abbandonato del tutto, ma a partire dalla ripresa del Maradona e soprattutto nelle due partite con Panathinaikos e Juventus la squadra viola si è posizionata in campo con un baricentro più alto e soprattutto è andata a pressare gli avversari. Uomo contro uomo, come faceva il Monza di Palladino e come la Fiorentina ha fatto troppo di rado negli ultimi mesi. Un atteggiamento più aggressivo che ha dato subito i suoi frutti.
GLI INTERPRETI. A ciò si deve aggiungere la crescita di rendimento di alcuni giocatori. L’esplosione di Gudmundsson dà tutta un’altra pericolosità alla fase offensiva viola, così come l’impiego con continuità di Fagioli a centrocampo, nella posizione mezzala, ha dato tantissima qualità alla manovra. A ciò bisogna aggiungere la grande crescita di condizione fisica di Cataldi e Mandragora. Infine, c’è un giocatore che ha davvero beneficiato del passaggio al nuovo modulo: tornando a fare l’esterno di centrocampo, Robin Gosens si è liberato delle limitazioni che la posizione di terzino gli imponeva. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
BASTA MONTAGNE RUSSE. Ora però la Fiorentina è chiamata alla prova più difficile: quella della continuità. Al rientro dalla sosta, Palladino dovrà proseguire sulla strada che ha imboccato nelle ultime uscite. La stagione viola è stata un’infinita montagna russa: inizio disastroso, poi il periodo trionfale condito dalle 8 vittorie di fila in campionato, poi un’altra brusca frenata con 7 partite senza vittoria (3 pareggi e 4 sconfitte). A metà gennaio ancora su, con tre vittorie di fila (Lazio, Genoa e soprattutto il 3-0 all’Inter), ma è solo un’illusione, perché arrivano 5 ko in 6 partite, prima delle ultime due vittorie della settimana che ci siamo appena lasciati alle spalle. Adesso serve trovare una certa continuità di risultati e di prestazioni da qui alla fine. La prova più difficile per il rush finale.
Di
Marco Zanini