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Il doppio ex Jovetic: “A Firenze i miei anni più belli. Oggi mi godo la vita a Cipro”

Jovetic - Fiorentina

 Emozioni viola e ricordi nerazzurri raccontati da Stevan Jovetic in vista di Fiorentina-Inter. E quel Venezia sfiorato in estate…

Aspettando FiorentinaInter, big match della 14ª giornata di campionato, Sky Sport Insider ha fatto due chiacchiere con Stefan Jovetic, doppio ex della sfida: “La seguo sempre con piacere. Ho ancora tanti amici nel campionato italiano. Quest’anno un po’ di più: Fabregas è un mio grande amico dai tempi del Monaco e sta facendo benissimo a Como. La squadra ha un bel gioco, la classifica non lo dice ma avrebbero anche potuto avere 7/8 punti in più“.

LA PARTITA DEL FRANCHI.La Fiorentina non era partita benissimo, ma è normale. Ci vuole del tempo per abituarsi a un nuovo allenatore, è difficile vedere dei risultati dopo solo un mese. Soprattutto quando è giovane come Palladino, che sta dimostrando il suo grande valore in panchina. Ho visto qualche partita della Fiorentina e mi è piaciuta, fa un bel calcio. Però l’Inter secondo me ha ancora la rosa più completa della Serie A: la lunghezza della panchina può fare la differenza in partite di questo livello. In questo momento l’Inter ha ancora qualcosa in più e parte leggermente favorita“.

FIRENZE.Ho ancora un appartamento lì. La mia carriera mi ha tenuto sempre in viaggio e portato lontano per tanti anni, non ho mai avuto occasione per visitarla come turista. Fino alla scorsa estate, quando sono tornato tre giorni per un matrimonio. Sono stato davvero bene, ero quasi emozionato all’idea di essere tornato. Mi era mancato tutto: Firenze, una delle città più belle d’Europa, il suo stile di vita e ovviamente anche l’Italia. Ho tanti bei ricordi di quei 5 anni vissuti lì“.

I RICORDI.Sono stati gli anni più belli della mia vita da calciatore. Dal 2008 al 2013 sono cresciuto, e con me la squadra. Giocavamo bene, ci divertivamo. Sono stato anche il capitano, abbiamo ottenuto dei grandi risultati. Abbiamo giocato tante partite in Champions League e ho ancora il rammarico per quella contro il Bayern Monaco in cui siamo stati penalizzati. Sono convinto che eravamo abbastanza forti da andare avanti nella competizione. Tutta la Serie A era piena di campioni in quel periodo: Ronaldinho, Kakà, Del Piero, Trezeguet, Totti, Buffon. E noi sempre lì a lottare per il terzo-quarto posto e centrare la qualificazione in Champions“.

I GOL.Il gol più bello e il gol a cui sono più legato? Per quello più importante me ne vengono in mente due. Contro lo Sporting Lisbona in casa, per passare il turno di qualificazione di Champions e andare ai gironi nel 2009. Altrimenti la doppietta contro il Liverpool, sempre in casa, nella fase a gironi di quella Champions 2009/10 che ci sono serviti per andare agli ottavi. Quello più bello invece penso al primo gol contro l’Inter nell’anno con Montella: incrocio dei pali da 20 metri con il destro a giro“.

FIORENTINA-INTER 4-1. 17 febbraio 2013, la Fiorentina batte l’Inter 4-1. Il pubblico canta “il pallone è quello giallo” ai giocatori ospiti. Grande prestazione di tutta la squadra e Jovetic segna 2 gol e fa anche 1 assist… “Una grande giornata quella ma all’interno di una stagione particolare. In quel momento noi non eravamo molto in forma, le partite precedenti avevamo fatto spesso fatica. Poi arrivò l’Inter, squadra sempre molto difficile da affrontare e facemmo un’ottima prova. Da lì riuscimmo a ripartire in campionato fino ad arrivare quarti, a un passo dalla qualificazione in Champions“.

RIMPIANTI?Il passaggio al Manchester City? Ripensarci adesso è molto più facile. Io in quel momento arrivavo da 5 anni con la Fiorentina, di cui uno saltato per un brutto infortunio al ginocchio, e più di 150 partite. Sentivo di essere in una fase della mia carriera in cui potevo cercare di fare un passo in più. Volevo vincere qualche trofeo, perché alla fine è l’obiettivo di ogni calciatore. I ricordi della carriera passano anche dalle vittorie. Lì ho vinto una Coppa di Lega e soprattutto una Premier League, il campionato più complicato del mondo“.

INTER.Cosa non ha funzionato all’Inter? Del primo campionato all’Inter (2015/2016, ndr) ho un ottimo ricordo. La stagione prima l’Inter arrivò ottava, quando sono arrivato io abbiamo fatto il girone di andata in testa, per poi finire quarti. Non male. Eravamo una buona squadra. Poi il secondo anno è stato caotico. Tre presidenti, cinque allenatori: dopo Mancini sono arrivati De Boer, Pioli, Vecchi e Spalletti nel giro di pochissimo. Per un calciatore non è facile abituarsi a tutti questi cambiamenti. Io in quella fase volevo solo giocare. La preparazione estiva era andata molto bene, con diversi gol, ma quando ho visto che non riuscivo a fare tanti minuti ho chiesto subito la cessione. Perché a 26 anni volevo sfruttare il momento migliore della mia carriera. Se mi succedesse oggi rimarrei, perché sapevo che se avessi aspettato avrei avuto le mie occasioni. Però in quel momento volevo solo giocare, non aspettare“.

DOPO L’ITALIA.A gennaio sono andato al Siviglia. Lì sono stato veramente bene, è un peccato essere rimasto solo 6 mesi. Ho segnato al Real Madrid, abbiamo giocato gli ottavi di Champions: una bella stagione. Sarei rimasto volentieri. Il direttore che mi ha acquistato era Monchi, dopo 10 giorni dal mio arrivo se n’è andato. Dopo 15 anni con il club. Sampaoli, l’allenatore, è stato chiamato dall’Argentina poco dopo. Con l’Inter a fine stagione non era stato trovato un accordo sul riscatto, nonostante mi fossi abbassato l’ingaggio. Io stavo bene e il Siviglia era un bel club. È stata un’annata sfortunata“.

LA FINALE DI CONFERENCE.È stata una serata importante. Ci tenevo a vincere un trofeo in Europa, mi mancava in carriera. Mi è dispiaciuto giocare contro la mia Fiorentina, ma il destino a volte è così. La nostra partita l’abbiamo fatta, abbiamo creato le nostre occasioni e ci siamo guadagnati la vittoria. Un velo di tristezza c’è stato, lo ammetto, perché conosco la Fiorentina e i suoi tifosi, so da quanto tempo aspettano un trofeo. Dopo il triplice fischio infatti non sono andato subito a festeggiare con i miei compagni ma sono passato prima a salutare i giocatori e il pubblico della Viola“.

RITORNO A FIRENZE.In questa fase della mia vita da calciatore guardo prima di tutto alla mia famiglia. Adesso ho tre bambini. Quando superi i 30 anni i club molto spesso ti offrono solo un anno di contratto alla volta, e io non vorrei far spostare i miei figli ogni otto mesi. Per questo ho accettato l’offerta dell’Omonia: con 2 anni di contratto posso dare un po’ di stabilità alla mia famiglia. Ovviamente se arrivasse un’offerta importante la prenderei in considerazione. Non parlo per forza a livello economico. Intendo un club medio, che non lotta solo per la salvezza. Quello l’ho già fatto all’Hertha Berlino e mi è bastato. La Serie A è sempre affascinante, il campionato più bello dopo la Premier League“.

CIPRO.Ho iniziato a giocare ad alto livello a 16 anni, con il Partizan. A 17 anni sono stato nominato capitano. E poi la Champions, la Fiorentina, la pressione. In questa fase della mia vita volevo qualcosa di tranquillo. E poi il clima: qui è bellissimo, adesso ci sono 20 gradi. Il campionato è buono, il livello è in crescita e stanno cominciando a investire nel calcio. Sono contento della scelta. Come detto i due anni di contratto sono stati un aspetto importante, potrei proseguire con il calcio ancora per un po’“.

LJAJIC E GLI ALTRI SPORT. Sul profilo Instagram di Jovetic ci sono tanti post sul tennis o sul basket. Che rapporto ha con gli altri sport? Il suo vecchio compagno Adem Ljajic si è dato al basket in Serbia, al Novi Pazar. Non lo sapevo! Ci siamo sentiti qualche settimana fa ma non me lo ha detto. Con lui ho un bel rapporto, siamo ancora amici. Adesso ha anche due bambini, ci sentiamo tra papà. Sono molto contento per lui, sta giocando nella sua città d’origine ed è anche il miglior giocatore del campionato finora. Calcio a parte seguo molto il tennis e il basket, soprattutto quello europeo. Sono un tifoso del Partizan, che sta facendo grandi cose negli ultimi anni in Eurolega“.

VENEZIA.C’è stata una trattativa con il Venezia in estate. Ho parlato anche con l’allenatore ed era una trattativa avviata. Poi alla fine non ci siamo trovati“.

L’AMORE PER IL CALCIO.Cosa direi allo Stevan 18enne che arrivava in Italia? Dopo tutto quello che ho vissuto è un po’ più facile parlare e dare una risposta. Gli direi di non perdere mai l’amore per il calcio. Quello è fondamentale. Senza la passione per il gioco sarebbe stato più difficile superare tutti i problemi fisici che ho avuto negli anni. E non dimenticarsi mai che resta sempre un gioco. Bisogna essere seri, concentrati e con la testa dentro la partita, ma il calcio rimane sempre e comunque un modo per divertirsi. Se non ti diverti niente ha più senso“.

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