La squadra di Palladino torna da Atene con molte incognite dopo una prestazione deludente contro il Panathinaikos
La Fiorentina è tornata da Atene con un carico di incognite che pesano, eccome, sul giudizio che da tempo aleggia attorno alla squadra di Raffaele Palladino. Non è soltanto questione di risultato, in sé ribaltabile giovedì prossimo al Franchi contro una squadra che ha trovato vita facile in fase offensiva e che dietro ha palesato enormi lacune. Sul banco degli imputati sono finiti approccio, atteggiamento, interpretazione della gara. E soprattutto quel secondo tempo a dir poco sconcertante. Per mancanza di gioco, di idee, di logica, di carattere. Una situazione preoccupante, alla vigilia di una serie di scontri d’alta classifica che definiranno la stagione dei viola. A partire da quello di domenica al Maradona contro il Napoli.
Approccio inesistente, secondo tempo sconcertante
Al di là della scelta ricaduta su Terracciano e applicata in virtù di una gerarchia definita a inizio anno (De Gea in campionato, Terracciano in Conference League, Martinelli in Coppa Italia salvo non aver avuto altre occasioni perché uscita subito con l’Empoli), la Fiorentina contro il Panathinaikos ha messo in mostra tutto il repertorio dell’ultimo lungo periodo di mancanza di continuità e azzeramento del gioco espresso nella prima parte di stagione. Ovvero: un approccio che il tecnico avrebbe voluto “violento” e che invece è stato impalpabile fino al doppio vantaggio degli avversari. Dunque una reazione, due reti nel giro di tre minuti con lo stesso copione: palla di Mandragora a sinistra per Gosens e assist nel mezzo, prima per Beltran e poi per Fagioli che oltre al gol ha messo in pratica anche qualche bella giocata prima di spegnersi nella ripresa. La Fiorentina avrebbe dovuto chiudere il primo tempo in vantaggio per poi gestire al meglio la seconda parte della gara. E invece? Il nulla più totale. Secondo tempo tra i più brutti visti fin qui. Zero occasioni, zero sensazione di poter far male agli avversari, baricentro confinato all’altezza della propria area di rigore, cambi discutibili e rete dei greci inevitabile nel suo sviluppo.
Servirebbe ordine, non caos che genera caos
L’analisi più lucida arriva, ancora una volta, non dal tecnico ma da un giocatore: “Siamo partiti male, poi abbiamo avuto una grande reazione giocando molto bene – ha detto Beltran –Purtroppo, come succede spesso, nel secondo tempo siamo entrati addormentati. Dobbiamo migliorare questo aspetto”. Palladino ha parlato di “dati fisici buoni” e quindi la questione è da ricondurre più all’aspetto mentale. Una squadra che non riesce a rimanere concentrata e a dare intensità per tutta la gara ma che inevitabilmente in momenti più o meno lunghi stacca la spina e si rifugia tutta dietro la linea del pallone ricacciandolo via senza una logica. Soffrono i giocatori di maggior qualità, tra questi anche Gudmundsson che quando è entrato è rimasto a guardare la sfera oscillare da una parte all’altra, e quel che più colpisce è la grande distanza tra i reparti, l’incapacità di rimettere ordine, di palleggiare, di dare ritmo alle giocate. Tutti i protagonisti si sono affrettati a ribadire come quanto visto ad Atene non accadrà mai più e che nella gara di ritorno il finale del film sarà completamente differente. Possibile e ce lo auguriamo. Ma quanto andato in scena contro il Panathinaikos non è un caso isolato, non è “una gara storta” per citare l’allenatore. È purtroppo in linea con la Fiorentina degli ultimi tre mesi e guardando ai prossimi appuntamenti, tutti decisivi, si comprende come la questione sia seria.
La società ribadisce la fiducia a Palladino
“Mi spiace che chi non vive al Viola Park non possa vedere quanta unione ci sia. Le parole di Pradè dopo le sconfitte sono per spronare il gruppo, non per dividerlo. Rocco è con Palladino, noi siamo con Palladino”. Nelle parole del direttore generale Alessandro Ferrari, prima della sconfitta ad Atene, la fiducia ribadita al tecnico che prefigura come non ci sia alcun ribaltone all’orizzonte. Napoli, ritorno di Conference e Juventus prima della prossima sosta per le nazionali. È chiaro che al netto delle dichiarazioni adesso la Fiorentina sia entrata in un vicolo sempre più stretto dal quale potrà uscirne soltanto attraverso una forte reazione che tenga conto anche del gioco, dell’identità, della logica e di alcune scelte che andranno prese per il bene del gruppo. Tenere fuori Zaniolo, squalificato domenica, è incomprensibile. Così come inserire Parisi in una posizione totalmente non sua o schierare Richardson al momento non all’altezza di quanto richiesto. Tutte scelte che denotano una certa confusione, compresa quella attorno a Terracciano. Il caos che che genera caos e che invece avrebbe bisogno di ordine. Tanto ordine.
Di
Matteo Dovellini