Le partite vinte fin qui dai viola hanno tutte la stessa caratteristica: sono state decise da giocate dei singoli più che da azioni di squadra
Il progetto tecnico di Palladino prosegue a rilento. Certo è vero, come dice l’allenatore, che con questa squadra ci lavora dal primo di settembre, ma è altrettanto vero che solo da poche partite si può dire che la Fiorentina abbia almeno trovato un sistema di gioco su cui costruire il proprio calcio.
Le prime uscite con la difesa a tre non solo non hanno portato risultati ma hanno mostrato tutti i limiti proprio dei difensori della Fiorentina. Un modulo che oggettivamente dava ben poche speranze anche per una futura evoluzione. Troppo fragili dietro, troppo aridi davanti. E infatti i risultati non sono arrivati.
Poi il cambio di modulo, secondo tempo con la Lazio, e la Fiorentina ha cambiato marcia. Anche se va detto che le due vittorie ottenute fin qui in campionato sono arrivate soprattutto per le giocate dei singoli. Gudmundsson è entrato contro la Lazio e l’ha decisa con due calci di rigore. Contro il Milan, invece, si può dire che la vittoria porta la firma di David De Gea capace non solo di parare due rigori ma anche di compiere altrettante parate clamorose per impedire al Milan di trovare altri gol oltre a quello di Pulisic.
Ed è giusto che la Fiorentina si appoggi ai suoi giocatori di maggiore qualità, è anche l’esempio eclatante che più giocatori di qualità si hanno in rosa e più è facile ottenere risultati. Ragionamento banale, scontato, ma che a Firenze negli ultimi anni non sempre è stato fatto.
Ora però alla qualità dei singoli più rappresentativi di questa Fiorentina (De Gea, Gudmundsson, Kean su tutti) va abbinato un gioco di squadra. Una struttura che consenta a loro di esprimersi al meglio ma anche alla squadra di supportarli. Ok le giocate dei singoli ma devono essere un surplus e non un sistema di gioco. Anche perché altrimenti basterebbe bloccare i due/tre giocatori più importanti per inibire l’intera Fiorentina.
E dunque tocca ancora una volta a Palladino trovare la strada giusta, accelerare i tempi e dare alla Fiorentina un’identità che ancora si stenta a vedere. Certo questi ragazzi ci mettono cuore, grinta e volontà, ma, come detto, ancora manca l’impalcatura di gioco. Due settimane di lavoro al Viola Park possono essere decisive per il cammino in campionato e in Conference League della Fiorentina. Anche perché alla ripartenza della stagione i viola giocheranno ogni tre giorni senza sosta.
Di
Francesco Zei