Il 22enne portiere polacco ha l’età dalla sua, e fin qui sta avendo costanza di rendimento con interventi importanti. Ma ancora deve convincere tutti i tifosi.
Nono attacco del campionato (a pari merito con il Parma), ma settima difesa in assoluto: e se i gol segnati così come la solidità dietro sono il frutto del lavoro di squadra, è indiscutibile che la seconda qualità spesso e volentieri coincide con la bravura del portiere. Bartlomiej Dragowski per la Fiorentina ne è una riprova precisa, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
PROTAGONISTA. Piano piano il portiere polacco – che non va dimenticato ha appena 22 anni – si sta ritagliando un ruolo da protagonista e a “dirlo” sono le prestazioni messe insieme: poche sbavature, numerosi interventi decisivi, una sicurezza tra i pali e nella gestione delle varie situazioni che è andata crescendo con il ripetersi delle prodezze tra i pali. Perché alcune tali sono state: tipo quella di domenica scorsa su Gervinho ad evitare il 2-0 della squadra ducale, oppure quella nel turno precedente al Franchi, ospite la Lazio, su Correa.
FIDUCIA. A Dragowski rimane un altro piccolo, grande obiettivo da raggiungere: conquistare definitivamente la parte di tifoseria viola che ancora non è del tutto in sintonia con lui. Proprio al Franchi lo si avverte distintamente a volte: basta un rinvio non preciso con i piedi (lì i margini di miglioramento ci sono), un’uscita in due tempi, una presa non perfetta, cose così insomma. Eppure sufficienti per provocare qualche brusio di sfiducia o qualche commento di disapprovazione, retaggio forse delle sue parole d’insoddisfazione quand’era finito dietro nelle gerarchie a Tatarusanu e Sportiello, poi al giovanissimo Lafont. Montella e Pradè però hanno creduto su di lui, con prolungamento di contratto fino al 2023. Ad agosto che è iniziata una nuova storia in maglia viola, in tre occasioni ha mantenuto inviolata la propria porta.
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Redazione LaViola.it