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C’erano una volta Salah e Muriel, ma anche Benalouane, Kokorin e Cutrone. Speranze (o illusioni) del mercato di gennaio

Kokorin

Servirebbero rinforzi mirati per rimanere in alto, ma il mercato di gennaio non è facile. Anche negli ultimi anni investimenti non sempre azzeccati

Dicono tutti che il mercato di gennaio è difficile, complicato, pieno di insidie. Chi ha i giocatori buoni, del resto, difficilmente li dà via, se non chiedendo cifre spropositate. Però qualche occasione ci può essere, qualche esubero delle big da rilanciare, qualche giovane che vuole misurarsi altrove per avere più spazio. Tra una settimana aprirà la sessione invernale, la Fiorentina è chiamata a interventi mirati per restare in alto sui quattro fronti. Soprattutto un esterno d’attacco, ma non solo, anche in difesa, forse a centrocampo qualcosa si può fare.

IL PRIMO INVERNO. Sotto la gestione Commisso, nei mercati invernali, il bilancio è pressoché in parità, con poco più di 100 milioni investiti e altrettanti incassati. E nel secondo dato pesa, inevitabilmente tantissimo, la cessione di Vlahovic a fine gennaio 2022. Nelle altre occasioni ci sono stati investimenti importanti. Soprattutto subito, nel primo gennaio (2020), quando arrivarono Duncan (prestito da 2 milioni con riscatto a 15), Kouame (prestito da 1 milione e riscatto a circa 10), Igor (prestito da 1,5 milioni e riscatto a circa 6,5), più Cutrone (prestito da 3 milioni) che doveva risolvere la crisi di gol nell’immediato e Agudelo in prestito con riscatto poi non esercitato. Oltre alla spesa pesante, da 20 milioni, per bloccare Amrabat, poi arrivato l’estate successiva.

KOKOGOL. Nel gennaio successivo, 2021, il rinforzo offensivo si chiamò invece Sasha Kokorin: oltre 4,5 milioni e contratto pesante per portare il russo a Firenze. I risultati sul campo però dissero ben altro. Insieme a lui arrivarono anche Malcuit in prestito a Rosati, mentre la Fiorentina incassò più di 14 milioni per la cessione di Pedro al Flamengo e un milione e mezzo per i prestiti onerosi di Duncan al Cagliari e Lirola al Marsiglia.

LA MAXI CESSIONE. Poi il gennaio 2022, con la Fiorentina vicina alla zona Champions al primo anno di Italiano: arriva subito Ikoné per oltre 15 milioni, poi Piatek in prestito e, dopo la cessione da 70 milioni (più 10 di bonus) di Vlahovic alla Juve, nel finale arriva Cabral per altri 15 milioni. Qui il bilancio entrate/uscite è ampiamente positivo, mentre sul campo i viola rinforzano una diretta concorrente (che centrerà poi la Champions) pur centrando la Conference nonostante un vistoso calo di gol in zona offensiva.

L’ULTIMO GENNAIO. Infine lo scorso gennaio 2023, con l’arrivo di Brekalo per un milione e mezzo circa, di Sirigu in prestito e gli investimenti per Barak (riscatto anticipato a 7 milioni circa) e Sabiri (2,5 milioni, lasciato poi alla Samp). In uscita Gollini, Maleh e Zurkowski, con questi ultimi due che poi frutteranno circa 9 milioni.

POCHE GIOIE. Insomma, la storia recente dice che la Fiorentina ha sì spesso investito a gennaio, ma non sempre benissimo. Non a caso Brekalo e Ikoné, le ali arrivate negli ultimi anni in inverno, sono i primi indiziati ad essere ceduti. E se alcuni investimenti hanno poi reso in chiave economica, come Igor e Cabral (venduti a più di 40 milioni complessivi), e altri sono risultati poi utili dopo anni (vedi Duncan e Kouame), altri ancora non hanno inciso come si sperava, come Kokorin, Cutrone e compagni.

IL PASSATO TRA TOP E FLOP. La speranza (o illusione) è che la Fiorentina possa ‘pescare’ giocatori come Muriel o Salah, occasioni che regalarono grandi gioie nel 2018 e nel 2015 (magari, però, stavolta assicurandosi un riscatto a fine stagione…). Ma nella gestione Della Valle si ricordano anche gli oltre 11 milioni per prendere Zurkowski e Rasmussen (mentre fu bloccato e poi mollato Hamed Traoré), oppure i vari Falcinelli, Matri, Anderson, Diakité, Sissoko, Bolatti, Felipe, Da Costa, Cacia. E se altre operazioni qualcosa hanno dato, come Terracciano nel 2018 (diventato poi il titolare negli ultimi anni), Gilardino e Diamanti nel 2015, gli investimenti su Pepito Rossi e Vecino nel 2013 (meno quello di Wolski), su Neto nel 2011, su Ljajic nel 2010, di sicuro c’è da evitare quello che resta l’emblema di una campagna invernale che frenò parecchie ambizioni. Quella del 2016, quando la prima Fiorentina di Paulo Sousa era in corsa per i primi posti in campionato: c’era bisogno di un difensore già dall’estate, ma arrivò solo Benalouane, oltre a Tino Costa, Kone, Tello e un pur lodevole Zarate. Ah, ci furono anche più di 3 milioni investiti per Schetino (chi se lo ricorda?). Ora la rosa di Italiano avrebbe bisogno di almeno un paio di rinforzi mirati, giocatori pronti per integrare una squadra forse arrivata al limite delle proprie possibilità. Missione non facile a gennaio.

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