Provando a scherzarci su, almeno oggi la Fiorentina non corre il rischio di andare incontro a brutte figure. In realtà c’è ben poco da ridere. 7 punti nelle prime 7 giornate di campionato sono un quasi record negativo da cancellare al più presto. Anche perché l’emorragia di punti è stata accompagnata anche da una preoccupante crisi di gioco. Certo contro l’Atalanta ci ha messo del suo la direzione arbitrale, ma anche con due punti in più in classifica poco sarebbe cambiato visto che dal punto di vista della prestazione anche contro la squadra di Gasperini la Fiorentina aveva tutt’altro che brillato. Anzi. Al di là degli episodi, quel pareggio, ci stava eccome. Poi la domenica nerissima di Verona col Chievo. Non un punto di non ritorno come in passato era accaduto proprio al Bentegodi, quando ad esempio venne esonerato Mihajlovic dopo aver ottenuto 11 punti in 10 partite, ma un punto dal quale Pioli e la Fiorentina devono cambiar marcia a tutti i costi.
Udinese in casa, Benevento fuori e Torino in casa. A quel punto le giornate di campionato disputate saranno 10. Neanche un terzo del campionato, ok, ma se non dovessero iniziare ad arrivare i punti, e nemmeno le prestazioni, le cose inizierebbero a prendere una piega non preoccupante ma quasi. Perché oggettivamente pensare ad una Fiorentina a rischio retrocessione è cosa assai ardua. Verona, Benevento, Genoa, Crotone appaiono distanti per valori e capacità dal potersi mettere dietro la squadra viola. Ma gli storici sono lì a ricordare come anche con Fiorentine più forti sono arrivate annate maledette. Ultima sosta di tregua, dunque, prima dell’obbligatoria risalita. Una sosta che dopo il ko contro il Chievo è filata via per adesso quasi nell’indifferenza generale.
D’altronde è diffusa la sensazione che tutto ciò andava messo in conto vista l’estate che ha caratterizzato Firenze e la Fiorentina. Era forse lecito attendersi qualcosa di più. Ma non troppo a dir la verità. Gli alibi e le attenuanti del caso, tuttavia, iniziano ad assumere i toni delle scuse. Dopo quasi due mesi, infatti, Pioli deve per forza di cose iniziare ad avere le idee più chiare. Altrimenti potrebbe voler dire che non è all’altezza. Cosa che nessuno pensa per curriculum e valore del tecnico oltre che dell’uomo Pioli. Ma adesso è il momento di dimostrarlo sul campo. Ed il lavoro sulla tattica che sta facendo il mister viola in questa sosta ne è la testimonianza. Così come il discorso ambientamento per i nuovi arrivi inizia a dover essere considerato fuori tempo massimo. Certo c’è chi per adattarsi al nostro calcio ci ha messo molto di più. Ma due mesi per almeno strusciare il pallone contro Radovanovic e Castro dovrebbero intanto esser sufficienti. Così come l’amalgama del gruppo in campo. Dopo una cinquantina di allenamenti e 7 partite ufficiali, qualcosa di più è lecito aspettarsi nell’intesa e nei movimenti dei singoli intesi come squadra. Domenica prossima al Franchi sono attesi punti e risposte un po’ da tutti. Da Pioli, dalla squadra, da alcuni singoli. Dalla società, ormai, nessuno si aspetta più niente. Ma questo ha tutti i crismi per essere l’ultimo weekend da ‘almeno oggi non si perde’. Perché se il popolo viola fin qui ha sempre mostrato grande incitamento nei confronti della squadra e dei giocatori, così come del tecnico, adesso il tempo inizia ad essere tiranno. Anche perché ad una Fiorentina anonima in campo e in classifica, il rischio che si accompagni una Firenze anonima e distaccata c’è ed è in forte crescita. A Pioli ed al gruppo il compito di evitare che questo accada.
Di
Gianluca Bigiotti