 
																												
														
														
													Giocatori a rapporto dal direttore generale viola per non perdere nel finale la grande occasione di partecipare all’Europa
Quando prendi una botta succede sempre così. A caldo fa male, certo, ma nemmeno troppo. Perché l’adrenalina è ancora in circolo e perché non c’è troppo tempo per pensarci. I problemi però, se il colpo è stato duro, si presentano (soprattutto) il giorno dopo. Dolore, acciacchi, fastidi malumori che, puntuali, si ripresentano tutti assieme. Quella di ieri, per esempio, per la Fiorentina è stata la giornata più complicata. Scrive il Corriere Fiorentino.
Perché è vero, già nel post partita di Marassi tutti erano consapevoli del danno, ma è stato ieri, al centro sportivo Astori, che tutti hanno capito quanto dolorosa sia stata la legnata rimediata da Quagliarella e compagni.
Una sberla forte, per la quale esiste una sola cura: battere la Juventus, e guadagnarsi comunque il pass per l’Europa. Altrimenti, quello contro la Sampdoria, rischia di restare un k.o. marchiato a fuoco sulla pelle di tutti. Per un motivo, sopra ogni altro: nessuno, ma proprio nessuno, se l’aspettava. Non i dirigenti, che si erano avvicinati al primo match point stagionale seguendo la routine di sempre. Non Vincenzo Italiano che, avendo avuto tutta la settimana per preparare la gara, era convinto di aver fatto tutto il necessario per presentare una squadra all’altezza. Gli stessi giocatori, erano sicuri di esser pronti. E qua, forse, sta il nodo della questione.
Nell’analisi del giorno dopo infatti, prevalevano due tesi all’interno del centro sportivo
La prima è in linea con quella espressa nella sala stampa del Luigi Ferraris da Marco Giampaolo. «Quando ti giochi la salvezza ogni partita diventa quella della vita — diceva il mister blucerchiato — oggi invece avevamo la testa libera e abbiamo giocato la miglior partita della nostra stagione. La Fiorentina invece poteva conquistare l’Europa e il carico mentale ha fatto la differenza. È una lezione per tutti: bisogna saper gestire le pressioni». Parole che trovano d’accordo più di un dirigente viola. Secondo il quale, vista la poca abitudine a lottare per certi obiettivi, a molti giocatori lunedì è venuto il «braccino».
L’altra spiegazione invece è forse quella più grave perché punta il dito contro l’impreparazione o, per dirla più chiaramente, contro la sottovalutazione dell’impegno. In pratica, Biraghi e compagni, non immaginavano di trovarsi davanti un avversario così brillante. Un peccato imperdonabile. E che, seppur con presupposti diversi, si era già presentato a Torino (con i granata che di fatto non avevano potuto preparare la partita), o contro l’Udinese.
Considerazioni, queste, affrontate ieri in un confronto tra squadra, dirigenti e staff tecnico voluto da Joe Barone che, attorno alle 8.30, ha riunito tutti. «Nessuna strigliata», è il messaggio fatto trapelare dal club. Anche se, chi si aggirava nei dintorni del centro sportivo, giura di aver sentito le urla del d.g. fin dall’esterno del parcheggio. Di certo c’è che il direttore generale ha chiesto spiegazioni sia ai giocatori sia a Italiano per la pessima figura di Marassi. Mentre il d.s. Daniele Pradè (anche lui presente) ha tenuto un profilo più soft.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it