Connect with us

Editoriali

Si riparte da Palladino, tecnico ambizioso a cui affidare una rosa all’altezza. Quarta, mossa giusta. Cosa resta del triennio Italiano

Movimenti offensivi, pressione, capacità di adattarsi. Palladino non ha mai fatto l’Europa, ma è chiamato ad alzare l’asticella. Con il supporto della società

Sarà Raffaele Palladino il nuovo allenatore della Fiorentina. Tutto fatto, manca solo l’annuncio ufficiale, che probabilmente arriverà nella conferenza stampa fissata dalla società. Classe ’84, una carriera che si è impennata grazie all’intuizione di Berlusconi e Galliani. Dalla Primavera (2) del Monza alla Serie A, la vittoria all’esordio contro la Juventus, un 11° e un 12° posto in due anni. Ma nel mezzo molto di più, con i 51 punti fatti in 32 partite da subentrante l’anno scorso (6° nel parziale, davanti ai viola, all’Atalanta e alla Roma), una salvezza con grande anticipo in questa stagione.

NON INTEGRALISTA. Un allenatore ambizioso, come ha spesso ribadito, ma anche rispettoso delle situazioni che si creano, come dimostrato a Monza. Firenze, per Palladino, rappresenta uno step in più. Almeno sulla carta. Perché poi bisognerà vedere che rosa gli verrà messa a disposizione. Non ha mai fatto l’Europa, il 40enne napoletano, solo qualche apparizione ai tempi del Genoa da giocatore. Adattarsi al calcio fatto di gare ogni tre giorni, da preparare quasi solo in una rifinitura, non sarà banale. Un allenatore che in questo biennio, così come nelle giovanili brianzole, è stato tutto fuorché integralista. Anzi, ha saputo spesso cambiare: prima ha trasformato il 3-5-2 di Stroppa in un 3-4-2-1 con una grande valorizzazione degli esterni (Carlos Augusto e Ciurria in particolare), poi ha cambiato in questa stagione passando alla difesa a quattro e al 4-2-3-1, con più attenzione alle incursioni dei centrali. Qualità, pressione, ricerca degli spazi, movimenti offensivi, inserimenti, ma anche attenzione alla fase difensiva, tanto che nei 51 gol presi quest’anno (dato non troppo distante da quelli di Milan, Napoli e Fiorentina) ci sono anche le 12 porte inviolate, meglio dei viola (8) e in linea con Lazio, Milan e Atalanta.

LE RISPOSTE DELLA SOCIETA’. Davanti Palladino in questo biennio ha fatto ruotare tanti giocatori, adattandosi sia a centravanti di peso (Petagna, Colombo, Djuric) sia a giocatori di movimento (come Mota Carvalho), alternando poi i vari Caprari, Colpani, Carboni, Pessina a sostegno. Ben 47 i calciatori utilizzati. Che squadra troverà a Firenze? Questo è il vero punto di domanda. Perché c’è mezza rosa in partenza, con la necessità di ricostruire. Qui sta anche il vero nodo per il futuro. Che direzione vuole prendere la Fiorentina? Forse risposte arriveranno dai dirigenti nella conferenza stampa fissata, anche se i tifosi avrebbero sentito volentieri le parole anche del presidente Commisso. Un’indicazione è già arrivata da Pradè: “Abbiamo le idee chiare, siamo una società molto ambiziosa, abbiamo un presidente forte e vogliamo migliorarci“.

UNA BUONA MOSSA. Pochi concetti ma chiari. Vedremo se saranno ribaditi, ma soprattutto se saranno confortati dai fatti. Perché il 7°/8° posto di questi anni non sia un punto d’arrivo ma di partenza. Intanto la prima mossa va nella giusta direzione. Lucas Martinez Quarta era ambito da molti, ma resterà a Firenze. Il prolungamento è una buona notizia, l’argentino, nel giro della Nazionale, ha fatto un’ottima stagione, è uno di quelli che non molla mai, che ha la mentalità giusta per guidare un gruppo di un certo livello. Non è un fenomeno e commette errori, ma ha lo spirito che serve e la tecnica di chi ha una marcia in più.

SERVIRANNO GOL. Un primo tassello in una squadra da ricostruire. Le prossime mosse saranno rivolte al futuro di Bonaventura (in scadenza tra meno di un mese), pochi margini per le permanenze dei vari Belotti, Faraoni, Maxime Lopez e Arthur, ma anche Duncan e Castrovilli. Anche se sarà giusto andare di concerto con il nuovo allenatore per le valutazioni finali. Alla nuova Fiorentina servirà mettere esperienza, carattere, soprattutto qualità. Magari gol, quelli mancati dal post-Vlahovic in poi. Là davanti, è evidente, passeranno molte delle ambizioni future.

I LIMITI DAVANTI. E qui si torna anche a ciò che è mancato nel ciclo Italiano. Tante volte la qualità, intesa come tecnica e personalità. Capacità di risolvere partite bloccate, trovare la giocata vincente. E i gol. Perché in quei primi sei mesi, con il serbo davanti, la Fiorentina viaggiava a meraviglia. Poi non è stato più lo stesso. L’allenatore ha cambiato e ricambiato, certe volte pure sbagliando, ma centravanti in grado di dare certezze non ce ne sono stati. I gol presi, molti dei quali in spazi aperti, hanno fatto insorgere i tifosi, ma i veri limiti, per questo tipo di calcio, sono stati davanti, specie in campionato, dove la Fiorentina ha subito 89 gol negli ultimi due anni, 1 in meno dell’Atalanta e 5 in meno del Milan, ma segnando 114 gol, ben 24 in meno dei nerazzurri e 30 in meno dei rossoneri. E non a caso in differenza reti è la peggiore tra le prime 9 squadre per punti fatti nell’ultimo biennio.

ALZARE L’ASTICELLA. Cosa rimane dunque di questi tre anni? Intanto una Fiorentina europea. Perché è chiaro che la delusione sia ancora enorme, e tale rimarrà, per la terza finale persa su tre, ma tra la partenza e l’arrivo del ciclo Italiano c’è un abisso. Chiaro che non basterà, che le ambizioni andranno rilanciate, che la storia della Fiorentina dice ben altro. Ma tra una squadra che lotta per una salvezza alle ultimissime giornate e una che se la gioca con le grandi, arrivando a tre finali e tre semifinali, ce ne corre. Da qui bisognerà ripartire, anche se cambieranno tanti giocatori. Ma il target della Fiorentina ora è ben diverso. Italiano ha dato un’identità, la voglia di imporre sempre il proprio gioco, la capacità di reagire dopo le batoste più fragorose. L’ultima volta si è vista a Bergamo, anche se contava ormai il giusto. È ovvio che tra vincere un trofeo e fare prestazioni come quella di Atene ci passa il mondo, e quindi il giudizio finale ne resta pesantemente condizionato. Da una parte l’orgoglio di aver riportato la gente a sognare, a riempire il Franchi e gli stadi italiani ed europei, dall’altra la necessità, per il nuovo ciclo, di riconquistare quella parte di Firenze che si è sentita tradita da giocatori e società proprio sul più bello. Italiano si è preso passo passo la sua larga dose di critiche, da adesso non ci sarà più. A Palladino la missione di provare ad alzare l’asticella, ma con il supporto essenziale della società, non sempre registrato con il predecessore.

45 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

45 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Editoriali

45
0
Lascia un commento!x