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Poesio sul CorFio: «Com'è possibile sperare nella salvezza? Anni di scelte sbagliate e contraddizioni»

Una rapida discesa verso gli inferi per la Fiorentina, senza niente a cui appigliarsi

Nemmeno il più comico degli autogol ha evitato che anche il Verona banchettasse sul prato del Franchi festeggiando la seconda vittoria consecutiva e lasciando la Fiorentina laggiù in fondo a scavarsi la fossa con le proprie mani. Perché i millimetri che hanno mantenuto in campo il pallone trasformato in gol da Orban per l’1-2 finale, in classifica si trasformano in chilometri (e pure in salita), quelli che separano la squadra allo sbando di Vanoli dal quartultimo posto. Così scrive Ernesto Poesio sul Corriere Fiorentino.

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QUALI SPERANZE? Triste, solitaria y final, la Fiorentina di Vanoli continua a raccogliere sconfitte, brutte figure e gli immancabili fischi della curva durante l’ormai stucchevole saluto finale a testa bassa. Quindici partite senza vittoria, 9 sconfitte (due sole in meno del totale della scorsa stagione) 26 gol subiti, cioè quasi due a partita, le domande dopo l’ennesimo scontro diretto per la salvezza perso in casa non possono che essere due: come è possibile a questo punto anche solo sperare nella salvezza? E poi, a chi dovrebbero appigliarsi ora i tifosi? Non certo a questi giocatori e a questo allenatore. Non certo a questa società. Perché la Fiorentina non è soltanto una (non) squadra che sta viaggiando a tutta velocità verso il baratro, ma anche e soprattutto un insieme di enormi contraddizioni e di scelte errate, di uomini sbagliati nei posti sbagliati, il prodotto di sette anni di gestione in cui nulla è stato progettato e molte macerie sono invece state via via accumulate. 

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INCAPACI DI RISALIRE. Un club senza basi, che per anni si è affidato soltanto agli allenatori di turno (senza mai però seguirli fino in fondo), che ha cambiato a ogni sessione di mercato così tanti giocatori da non riuscire mai a creare una vera e propria identità. A restare, stagione dopo stagione, alla fine sono sempre stati i giocatori «mediocri», quelli che hanno finito per prendere il sopravvento in uno spogliatoio incapace di esprimere compattezza e leader in grado di scuotere una squadra che sta franando verso l’abisso. Di medicine, purtroppo, non se ne vedono

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