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Il piano di Gravina: "Il sistema è troppo indebitato, maggiore equilibrio costi-ricavi"

Ospite del Festival dello Sport, il presidente FIGC Gabriele Gravina ha spiegato il suo progetto di riforma del calcio italiano, "che non può più rimanere immobile"

"Ci preoccupa questo forte indebitamento del sistema. Ci preoccupa la paura del cambiamento. Mi preoccupa l'idea di vederlo sempre come una minaccia e non come una importante opportunità. Il nostro nostro perde appeal continuamente, con sforzi straordinari da parte delle proprietà e dei dirigenti nel cercare di mettere in campo progettualità che puntualmente si scontrano poi con dei risultati negativi".

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Queste le parole del presidente della FIGC, Gabriele Gravina, intervenuto ieri agli 'Stati generali del calcio italiano', organizzati nell'ambito del Festival dello Sport di Trento.

Gravina ha poi aggiunto che "il tema fondamentale è quello dei ricavi.

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Il problema esiste, esisterà, ci impegneremo per portare a casa i migliori risultati possibili. E poi il contenimento dei costi, che è fondamentale. Su questo c'è già una norma Uefa che trasleremo all'interno delle nostre licenze nazionali: sarà un rapporto tra ricavi e costo del lavoro.

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Nelle regole Uefa si parte dal 90%, noi partiamo dall'80%. Quindi, questa è la proposta: sarà 80% nella stagione 23-24, 70% 24/25 e 60% nella stagione 25/26, quindi sotto questo profilo saremo molto attenti", ha detto Gravina.

"Il calcio italiano non può più rimanere immobile. Per gli stadi servono i grandi eventi, siamo candidati a Euro 2023 ma la caduta del Governo ha rallentato il processo".

"Lavoriamo su un progetto di riforma - ha spiegato poi Gravina a Sky -.

I nostri due asset fondamentali su cui lavoriamo sono da una parte i vivai e i settori giovanili e dall'altra le infrastrutture. Ci sarà un'assemblea straordinaria il 21 dicembre, a furia di veti incrociati non si riesce a portare avanti un progetto organico.

Per parlare di riforma, la mia proposta il 21 dicembre sarà di togliere il diritto di veto in capo a ciascuna società e componente, i veti non permettono di trovare unità di intenti. Ci confronteremo, cambiamo le regole e poi affronteremo il tema della riforma del calcio italiano".


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