La squadra costruita in estate si è rivelata un flop, i numeri non sbagliano. Italiano è in difficoltà, ma è lecito chiedere qualcosa di meglio
La crisi che la Fiorentina sta attraversando non riguarda solo i risultati, ma anche il gioco della squadra. Se alla fine del 2022 si erano visti dei progressi sotto questo aspetto e una squadra un po’ più brillante, dall’inizio del 2023 la squadra di Italiano non ha mai convinto. Neanche in una partita delle cinque disputate. Qualcosa di buono, sul piano del gioco, si è visto solo nel primo tempo contro il Monza, nella prima partita dell’anno solare, dove i viola sembravano aver ripreso il percorso di crescita iniziato prima della sosta per i Mondiali. Ma la seconda frazione contro i brianzoli ha subito rotto ogni illusione.
A dir la verità, se si guardano i risultati stagionali la situazione peggiora ulteriormente. Tra i tanti numeri deprimenti dell’attacco e i raffronti terribili rispetto alla scorsa stagione, c’è un dato che al giro di boa non può che allarmare ulteriormente. Al termine del girone d’andata, i viola non sono riusciti a vincere contro nessuna delle prime 13 in classifica (esclusa appunto la stessa Fiorentina). Le sue uniche 6 vittorie in campionato sono arrivate contro Cremonese, Sampdoria, Verona, Sassuolo, Salernitana e Spezia, ovvero le sei squadre che occupano le ultime sei posizioni della classifica di Serie A.
Insomma, la Fiorentina 2022-23 non ha mai convinto, neanche nel suo momento migliore. Difficile immaginarsi grandi risalite da una squadra che in un intero girone mette insieme questi numeri. Le ragioni di questa stagione deludente sono molteplici. Per citarne alcune arcinote, due sessioni di mercato consecutive assolutamente insufficienti che hanno portato a una rosa assemblata male ed a giocatori che non hanno minimamente reso quanto auspicato; l’inesperienza iniziale nel gestire tanti impegni ravvicinati; i tanti infortuni di giocatori chiave; le difficoltà di Italiano nel trovare soluzioni alternative nel momento in cui la squadra non riesce più ad esprimere la qualità del suo calcio, che abbiamo applaudito l’anno scorso.
La Fiorentina del 2023 è una squadra intristita, l’antitesi di quella che sembrava divertirsi un sacco sul rettangolo verde durante la scorsa stagione. Ci sarebbe un mercato aperto, ma la direzione della società è ambigua. Non stiamo ovviamente parlando dello scambio Gollini-Sirigu. Dal portiere sardo a fine carriera ci si aspetta poco sotto l’aspetto dell’impatto in campo – ci si augura semmai di guadagnarne in leadership e personalità di peso dentro lo spogliatoio –. Dopo aver cercato un esterno (Brekalo) e averlo perso, sembra ci si sia improvvisamente resi conto di quanto questa squadra abbia bisogno di un centravanti con gol nelle gambe. Di quanto gli acquisti di Cabral prima e Jovic poi si siano rivelati inadeguati. Ma a sei giorni dalla chiusura del mercato è difficile aspettarsi grandi cose.
Il paradosso è che la Fiorentina resta in lotta su tutti i fronti. Nelle coppe per meriti propri, in campionato solo per penalizzazioni altrui. Volendo essere ottimisti, si può sperare in un acquisto utile in attacco negli ultimi giorni di mercato, nel ritorno al 100% della forma di tutti i titolari infortunati, in una scossa d’orgoglio da parte del gruppo dopo un brutto girone d’andata. La realtà è che Italiano è in difficoltà come tutta la squadra, ma deve riuscire a riattivare un gruppo depresso e trovare una quadra per tamponare i problemi in fase offensiva. Impossibile fare miracoli con ciò che si ha a disposizione, ma si può comunque pretendere qualcosa di meglio di ciò che si è visto in questa prima parte di campionato.
Pur non vincendo mai – anche a causa di importanti errori arbitrali nelle partite contro le milanesi, va detto –, spesso la Fiorentina ha ben figurato contro le grandi del campionato. L’eccezione più rimarchevole è proprio la Lazio prossimo avversario dei viola, vera e propria bestia nera della Fiorentina di Italiano. Umiliante lo 0-4 senza storia all’andata, ma il tecnico gigliato aveva già perso contro Sarri anche le due sfide della passata stagione (una delle quali 0-3, ma era la prima partita dopo la cessione di Vlahovic). Domenica all’Olimpico Italiano dovrà cercare di infrangere il tabù biancoceleste. Non solo per questione di classifica, ma anche di morale. Non sarebbe affatto semplice arrivare alla cruciale sfida dei quarti di Coppa Italia col Torino, in programma tre giorni dopo la Lazio, con tre sconfitte consecutive sul groppone.
Di
Marco Zanini