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Il Viola Park e la politica-giovani: la missione della Fiorentina. Ma negli ultimi anni quanti si sono imposti in Prima Squadra?

Vincenzo Italiano e Joe Barone

Con Italiano minutaggio quasi nullo per gli Under 21, con il Viola Park l’obiettivo è invertire la tendenza con i giovani ‘fatti in casa’. E convertire i trofei in giocatori da Prima Squadra

Il Viola Park, destinato ad essere il centro sportivo “più bello d’Europa”, rivoluzionerà il mondo Fiorentina. Per la prima volta la società viola avrà una propria ‘casa’, in cui si alleneranno a stretto contatto Prima Squadra e giovani, dalla Primavera in giù. Insieme alle donne. Ma la politica del nuovo corso è stata spiegata più volte dalla società: la Fiorentina vorrà e dovrà puntare sempre di più su giovani ‘fatti in casa’. Ragazzi da costruire categoria per categoria, coltivando anche il senso di appartenenza alla maglia. Con l’obiettivo di portare via via, ogni anno, vari giovani in Prima Squadra. E poi chissà, trasformarli in bene economico per la società, perché il calcio di oggi è purtroppo anche questo.

RISULTATI. Ma la strada è tracciata. Negli ultimi anni nel settore giovanile viola la percentuale di italiani si è impennata (vicina al 90%), così come quella di toscani. E non a caso la società viola si è mossa negli ultimi mesi con i vertici della Serie A per spingere verso una riforma, che punti più sulla valorizzazione dei giovani e degli italiani nelle liste per il campionato. I risultati a livello di squadre sono arrivati, eccome, negli ultimi tempi: negli ultime cinque stagioni quattro Coppe Italia Primavera e due Supercoppe Primavera, palmares da invidiare. In più percorsi che hanno portato spesso alle finali, come quest’anno, quando dopo aver alzato la Supercoppa la Primavera di Aquilani è arrivata comunque seconda in Coppa Italia e in campionato, stessa cosa per gli Under 16. Mentre l’Under 17 era arrivata in semifinale.

NELLE UNDER AZZURRE. Segno, insomma, che di materiale ce n’è. Ancora magari non prontissimo, ma da coltivare. In Nazionale maggiore italiana, del resto, da tempo non c’è nessun viola, mentre in Under 21 l’Europeo è sfumato per infortunio per Niccolò Pierozzi, uno di quelli che saranno visionati da vicino proprio al Viola Park in estate. Neanche al Mondiale U20 con gli azzurri c’era traccia di viola, mentre all’Europeo Under 19 ci sono Amatucci e Kayode, altri ragazzi molto interessanti e chiamati spesso in stagione con Italiano. Diversi gigliati invece popolano le selezioni azzurrine inferiori, da Martinelli a Sadotti, da Comuzzo a Romani, da Maiorana a Pisani. Così come i giovani stranieri viola sono spesso di alto livello, da Munteanu e Fruk (fu preso da Corvino a gennaio 2019 per circa 2 milioni di euro) presenti proprio all’Europeo Under 21 (dopo un’ottima stagione in prestito da Farul Constanta e Gornica) a Krastev, convocato anche in Nazionale maggiore e considerato in patria tra i migliori talenti di Bulgaria.

SALTO COMPLICATO. Però si sa, il salto in Prima Squadra è spesso complicato. Enorme dalla Primavera alla Serie A, ma parecchio grande anche con la Serie B e la Serie C. Tanto che sono in pochi a farcela davvero. Non a caso la Fiorentina aveva pensato qualche anno fa alla squadra B, e chissà che l’idea non possa tornare buona ora che una struttura importante sta nascendo, a Bagno a Ripoli. Ma a fronte di tutti i trofei degli ultimi anni, in quanti si sono davvero imposti nella Fiorentina? A guardar bene, in pochi.

ITALIANO, POCO SPAZIO PER I GIOVANI. Lontani i tempi di Chiesa, Bernardeschi o Babacar, ragazzi cresciuti in viola e poi diventati importanti per la Fiorentina (anche se poi con i primi due la chiusura è stata a dir poco burrascosa, fruttando però quasi 100 milioni). Nel biennio con Italiano, ad esempio, il minutaggio per gli Under 21 è stato con il contagocce. Nell’ultima stagione solo Bianco, classe 2002, è stato utilizzato, ma con appena 149 minuti in campionato e 136 in Conference. C’era forse la possibilità di utilizzarlo di più, specie in certe partite: era rimasto per giocarsi le sue carte, invece ora andrà in prestito sperando di trovare continuità. Nel 2021/2022, tolto Vlahovic, appena 5′ complessivi per due apparizioni fugaci dello stesso Bianco e di Distefano. Chiaro che non è facile trovare spazio in una Fiorentina tornata – finalmente – a giocarsi un posto in Europa, ma senz’altro il trend andrà presto invertito, secondo la nuova politica societaria. C’è da dire, però, che il tecnico siciliano ha dato comunque spazio ad altri giocatori cresciuti nel vivaio viola: da Venuti, che ha appena salutato, a Sottil, rilanciato dopo il contro-riscatto dal Cagliari (con fortune però molto alterne), fino a Cerofolini (ottimo impatto sul finale di stagione) e soprattutto Ranieri, rimasto per questione di liste e poi protagonista di una grande annata.

ANCHE IN PRECEDENZA… Anche nelle stagioni precedenti il trend era lo stesso, anche quando la Fiorentina giocava per la medio-bassa classifica o per salvarsi. Fu lanciato Castrovilli, da Montella, nel 2019 con l’inizio del ciclo Commisso, ma l’attuale 10 viola fu preso dal Bari già da ragazzo costruito e formato (aveva già esordito in B, anche se poi è maturato dopo il biennio in prestito a Cremona). E a parte Vlahovic, anche lui già strutturato e fuori categoria per la Primavera quando arrivò a Firenze, da Montiel in giù nessuno ha avuto particolare fortuna. Proprio dello spagnolo si è parlato tantissimo negli scorsi anni, ma in viola per lui appena 5 presenze da 44 minuti complessivi, con un gol e due assist tutti decisivi tra Udinese e Monza in Coppa Italia. Poi però tra Portogallo, Siena e la Serie C spagnola, non è mai riuscito ad imporsi. Così come briciole di minuti per i vari Beloko, Mlakar, Perez, Lezzerini negli anni precedenti. Zero invece per gli altri.

DALL’ATALANTA ALLA ROMA E AL MILAN. In altre piazze il discorso è stato diverso, anche se magari hanno vinto meno titoli giovanili rispetto alla Fiorentina. Tolte le squadre che non puntano a fare l’Europa (Sassuolo, Empoli ecc), c’è il caso Atalanta che è forse imitabile solo adesso con il Viola Park e strutture all’altezza: dai tempi di Pazzini e Montolivo ai vari Bastoni, Scalvini, Kessie, Kulusevski, Carnesecchi, Barrow, Amad Diallo, Okoli, Cambiaghi, Zappacosta, Gagliardini, Bonaventura, Caldara, Conti. Plusvalenze ma anche patrimoni tecnici per il ciclo Gasperini. Per non parlare della Roma, che anche con Mourinho quest’anno ha messo in vetrina tanti ragazzi, da Bove a Tahirovic, passando per Missori, con plusvalenze vitali anche con i giovani. Senza scomodare Totti e De Rossi, anche Pellegrini è cresciuto a Trigoria anche se è sbocciato a Sassuolo, al pari di Frattesi e Scamacca, oppure Politano. Per non parlare di Florenzi o di altri, come Volpato, Verde, Cancellieri, Caprari e compagni, che partendo da Roma sono approdati in altri lidi di Serie A. Il Milan è un altra fucina di giovani, da Donnarumma a Calabria, da Locatelli a Cristante, da Gabbia a Pobega, da Petagna a Colombo, da Bellanova ai tempi di De Sciglio, Cutrone e Darmian, mentre ora gli ultimi ragazzi in rampa di lancio sono Brescianini e Desplanches.

CHI HA VINTO TROFEI. Ma tornando in casa Fiorentina, chi dei ragazzi che hanno vinto vari trofei negli ultimi anni ha avuto poi spazio tra ‘grandi’? Della Primavera di Bigica che inaugurò il ciclo di Coppe Italia nel 2018/2019, oltre a Vlahovic come detto fuori categoria, in pochi hanno fatto il salto. C’erano in panchina giovanissimi i gemelli Pierozzi, così come Dutu, Ferrarini e Fiorini. Ma sono gli unici ancora di proprietà viola, gli altri nel giro di 4 anni già hanno salutato e non hanno avuto particolare fortuna. L’anno dopo, vinsero la Coppa Italia con Aquilani oltre ai gemelli Pierozzi da protagonisti, anche Bianco, Dalle Mura, lo stesso Dutu, così come Krastev e Spalluto. Ma da Koffi ad Hanuljak, fino a Ponsi e Brancolini, gli altri hanno lasciato i viola. E nessuno ha trovato la sua strada. Gli altri trofei sono storia più recente, con Munteanu, Corradini, Agostinelli e compagni. Insomma, non sempre vale l’equazione trofei=giocatori pronti. Anzi. Ma ciò che fa davvero la differenza è portare i giovani a giocarsela in Prima Squadra. Questo l’obiettivo con il Viola Park. Avendo più coraggio anche di lanciarli questi ragazzi. Se Sousa non avesse dato fiducia a Chiesa, se Mihajlovic non avesse puntato su Donnarumma, la storia dei citati sarebbe stata diversa. Alcuni sono predestinati, ad altri va data un’opportunità. Non semplice, in un calcio che non aspetta niente e nessuno. Ma la linea con il nuovo centro sportivo dovrà essere anche questa. Evitando rimpianti come Zaniolo e Gianluca Mancini, magari, visto che si lavorerà tutti a stretto contatto 7 giorni su 7 a Bagno a Ripoli.

OBIETTIVO VIOLA PARK. Ma valorizzare i giovani, non solo fino alla Primavera, è una strada chiara tracciata dalla società. Anche per sostenere una struttura, come il Viola Park, che costerà di gestione 10 milioni all’anno. Si partirà tra una settimana a Bagno a Ripoli: i primi giovani da monitorare, ma comunque già nel giro della Prima Squadra negli ultimi mesi, saranno i portieri Martinelli (2006) e Vannucchi (2007), i difensori Favasuli, Biagetti e Comuzzo, e il centrocampista Harder, che andranno in ritiro. Assenti, almeno inizialmente, Kayode Amatucci, impegnati con l’Italia U19 all’Europeo. E poi ovviamente chi rientrerà dai vari prestiti, su tutti Niccolò Pierozzi (che si dovrà guadagnare la maglia da vice-Dodo) e Munteanu, ma forse anche Fruk. Giovani che potranno essere importanti anche per il discorso liste (gli U22 in Serie A sono inseribili liberamente). Tra una settimana partirà un nuovo pezzo di storia per la Fiorentina.

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