Qualche alto e parecchi bassi per i giocatori arrivati nell’ultimo mercato estivo, con la scia delle partenze pesanti
“Abbiamo sostituito, non aggiunto”, disse Vincenzo Italiano a metà agosto, quando la Fiorentina si era già mossa in anticipo per sostituire, appunto, le pesanti assenze in uscita, per poi chiudere il mercato con l’arrivo di Barak, la permanenza di Zurkowski e Kouame, la cessione di Nastasic e il ‘reintegro’ di Ranieri. Già prima e durante il ritiro di Moena c’erano stati gli arrivi di Gollini, Mandragora, Jovic e Dodo, a fronte delle partenze di Torreira, Odriozola, Piatek, Callejon e poi Pulgar e Dragowski. In attesa di capire quali saranno le scelte a gennaio, quando la società avrà l’opportunità di migliorare una rosa andata più volte in difficoltà nella prima parte di stagione, è possibile fare un primo bilancio dei nuovi arrivati.
PIU’ OMBRE CHE LUCI. Un bilancio fatto più di ombre che di luci, nel complesso. In tre mesi di stagione in cui la Fiorentina ha giocato 23 partite, con l’iniziale problema di condizione fisica, gli infortuni, lo ‘scotto’ di giocare ogni tre giorni, un sistema di gioco ‘aggiustato’ in corso d’opera e una rimonta partita solo nelle ultime settimane. Insomma, difficile imporsi in un contesto del genere: per un motivo o per un altro, nessuno dei nuovi acquisti ha convinto al 100%. Ci sono stati alti e bassi, fiammate e gare deludenti.
IN DIFFICOLTA’. Si parte dalla porta, dove Gollini, arrivato in prestito con diritto di riscatto, partiva con la speranza di diventare titolare. Dopo tutta un’estate in cui la Fiorentina aveva cercato un portiere per il presente e per il futuro (vedi Vicario, poi ‘abbandonato’ dopo le richieste dell’Empoli). Invece Italiano si è subito affidato a Terracciano per il playoff con il Twente (il primo, grande obiettivo stagionale), riservando a Gollini le prime partite di campionato. Alcune buone parate (come contro il Napoli) ma soprattutto, poi, gli errori clamorosi in Conference. E in generale l’impressione che con Terracciano la squadra si senta molto più ‘coperta’. Di qui insomma il ruolo di ‘riserva’ per ‘Piergollo’: se il riscatto (a circa 8 milioni) è ad oggi complicatissimo, già si parla anche di possibile addio a gennaio. Vedremo.
DA ASPETTARE. Sulla fascia di difesa, invece, Dodo era arrivato con l’etichetta di terzino più pagato della storia viola. 14,5 milioni sborsati allo Shakhtar, più 3,5 di bonus, per un giocatore da Champions che tempo prima era ambito anche dai top club. Altissime aspettative ma anche una condizione fisica deficitaria visto il lungo stop con gli ucraini: il brasiliano, partito a rilento, si è fatto male proprio quando stava entrando in forma (a Bologna), poi è rientrato anche in anticipo rispetto alla previsioni, ma le sue qualità si sono viste a sprazzi. Tanta corsa, un assist contro la Samp, tattica da affinare e soprattutto fase difensiva su cui lavorare parecchio. Rimandato a gennaio, anche se aspettare il classe ’98 è certamente d’obbligo, sia per l’investimento, sia perché – dopo aver smaltito l’ultimo infortunio contro il Milan – potrà sfruttare lo stop per recuperare la forma.
DOPPIO RUOLO. Poi il centrocampo. Sulla carta Mandragora era arrivato per sopperire alla partenza di Torreira, pur trattandosi di due giocatori profondamente diversi. E con Amrabat eletto a titolare designato (con un rendimento spesso ottimo, tra l’altro), l’ex Torino si è man mano fatto spazio come interno di centrocampo più di ‘copertura’. Un mancino potente e ‘velenoso’, capacità di inserimento ma anche un ritmo non sempre adeguato per far fluire la manovra viola. Insomma, in poche parole, sono poche le partite in cui ha convinto totalmente. Preso per più di 8 milioni (più bonus) dalla Juventus, aveva iniziato la stagione con il ‘gollonzo’ da tre punti contro la Cremonese. Poi la rete, importante, per sbloccare il risultato in Scozia contro gli Hearts, l’assist con il Verona ma anche tante gare in cui la sufficienza è stata sfiorata o risicata.
IN CRESCENDO. Sempre in mezzo è arrivato poi in extremis Barak, per dare inserimenti, gol e qualità nella metà campo offensiva. Da trequartista offensivo nel Verona e mezzala con Italiano, fino al nuovo ruolo ancora sulla trequarti con il cambio di sistema di gioco. Le prime cinque partite subito da titolare appena arrivato, qualche buona giocata ma anche una condizione apparsa non ottimale, in una Fiorentina che iniziava a faticare parecchio. Poi le prime panchine, i gol in Conference (tre più un assist in cinque presenze) e la rete contro il Milan con cui ha chiuso il 2022. Anche dal ceco, arrivato in prestito oneroso con obbligo di riscatto a determinate condizioni (cifra totale di circa 12 milioni), ci si poteva insomma aspettare di più. Ma senz’altro può essere considerato un calciatore in crescita, da cui aspettarsi qualcosa di importante da gennaio.
ESULTANZE, POLEMICHE E GOL. Quindi l’attacco. Dove c’era da inserire un giocatore che finalmente potesse sostituire degnamente Vlahovic. Jovic è arrivato con le referenze di chi era stato pagato oltre 60 milioni dal Real Madrid, per poi passare tre anni a giocare pochissimo. Un ritmo partita logicamente da ritrovare, il gol all’esordio con la Cremonese ma anche tante gare insufficienti a seguire. All’inizio Italiano ha puntato sull’alternanza praticamente fissa con Cabral, per provare a far entrare in forma entrambi i centravanti, poi quando aveva deciso di dare fiducia al serbo è arrivato lo stop nei minuti iniziali a Lecce. Lì è partita un’altra storia: Luka venne accusato da qualche tifoso di pensare già al Mondiale e di dare poco alla causa viola, lui rispose segnando contro l’Inter con quell’esultanza polemica. Poco prima erano arrivati i gol agli Hearts all’andata e al ritorno, a seguire invece la doppietta contro il Basaksehir e il centro da tre punti contro la Salernitana. Nel mezzo anche quelle parole, poi rettificate, ai media serbi. Il bilancio, insomma, parla di 7 gol in 22 partite, di cui 6 però nelle ultime 11 gare. Ora per lui il Mondiale con la Serbia, in cui magari prendere ancora più fiducia. Un giocatore da cui può passare tanto della stagione viola, che fin qui è andato tra alti e bassi.
RIMASTI. Infine le scelte sui giocatori rimasti dopo i prestiti. L’intuizione Kouame, con il lavoro di Italiano e il pressing estivo di Commisso in persona, è stata a dir poco vincente. L’ivoriano è stato tra i migliori della Fiorentina: 3 gol, 7 assist e tante giocate importanti. Ha finito un po’ in calando, ma è un giocatore a dir poco ritrovato. Anzi, una vera arma in più per Italiano, che lo ha sfruttato quasi sempre da esterno ma a volte pure da centravanti, quando non trovata in Jovic e Cabral quanto centrava. Zurkowski, invece, non ha potuto rendere quanto sperato. Uno scarso feeling con l’allenatore, diversi stop fisici e il giocatore, uno dei migliori centrocampisti dello scorso campionato ad Empoli, è rimasto spesso ai margini. Le solo 4 presenze accumulate, per 77 minuti complessivi, parlano da sole. Mentre Ranieri, che nelle idee della società doveva rappresentare il quarto centrale dopo la cessione di Nastasic, si è visto solo contro il Riga (all’andata) e con il Verona. Poi è finito in panchina anche quando dietro era vera emergenza (ricordate Amrabat difensore centrale?). L’impressione è che sia Zurkowski (che ora vedremo al Mondiale) sia Ranieri potranno cambiare aria a gennaio. Chiusura su Cerofolini, rimasto prima come quarto portiere, poi come terzo dopo il ritiro di Rosati. Ad ottobre anche il rinnovo fino al 2024: un ragazzo che in rosa ci sta eccome.
Di
Marco Pecorini