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Flop Italia, Mauro: “Giocatori normali, non campioni”. Bergomi: “Punterei su Gattuso”

Fa discutere l’ennesimo flop della Nazionale, ancora esclusa dal Mondiale. Tra le varie reazioni e analisi Massimo Mauro punta sul livello di alcuni calciatori azzurri. Bergomi punterebbe su Gattuso

Analizza così a Repubblica il flop dell’Italia di Roberto Mancini, con l’esclusione per la seconda volta di fila dal Mondiale, l’ex calciatore Massimo Mauro: “Senza offesa, in attacco non possiamo avere il centravanti dell’ottava di Serie A e quello del Sassuolo. Nella squadra che vinse il Mondiale c’erano finalisti o vincitori di Champions. Una come Barella, pur bravo, non sarebbe stato nemmeno tra i convocati di Lippi. Ma è un guasto del sistema, non dei calciatori che restano la parte migliore. Ai miei tempi uno come Pruzzo non andò al Mondiale ’82, e persino Giordano la Nazionale l’ha vista poco. Io stesso non ci ho mai messo piede. Quando Mauro era il migliore della Juve, la Juve perdeva. Il calcio lo fanno i calciatori e lo disfano quelli che comandano”.

RIFORME. “E’ mancato il coraggio delle riforme che chiediamo da vent’anni. L’obbligo di almeno cinque italiani su undici in campo, e stadi di proprietà non paralizzati dalla burocrazia. I dirigenti federali ci prendono in giro da un’eternità”. Troppi stranieri?Certamente. Persino la Serie C ne è stracolma. Del resto, costano meno della metà degli italiani. Oggi, nelle prime squadre del campionato non abbiamo italiani nei ruoli chiave. Le scuole calcio sono soltanto una forma di babysitteraggio, non ci si sbuccia neppure le ginocchia. I bambini non giocano più all’oratorio, per strada, nei prati e il risultato è questo: generazioni perdute e giocatori normalissimi scambiati per campioni, e alla fine sconfitti”.

Così, invece, l’ex calciatore Giuseppe Bergomi al Corriere Dello Sport: “Mi riallaccio alle parole di Mancini quando ha detto: “Non dovevamo trovarci qui”. Ho la sensazione che giocare questi play off per la squadra che aveva vinto gli Europei e aveva fatto il record di risultati utili consecutivi sia stata vissuta quasi come un’ingiustizia. Di colpo il gruppo che scendeva in campo senza responsabilità si è trovato schiacciato dalle pressioni e dalle tensioni. Prendo per esempio Jorginho: giovedì si portava nella testa i due rigori sbagliati con la Svizzera e lo vedevi che era pesante, fuori dal match. Anche altri però erano in difficoltà: Barella e Insigne stanno attraversando un periodo difficile, Emerson non è Spinazzola, Immobile, che per me è il miglior centravanti italiano, non riesce a esprimersi in una formazione dove tanti portano palla. Questa eliminazione è peggiore rispetto a quella di cinque anni fa. Allora ci portavamo dietro un pessimo ranking ed eravamo arrivati secondi nel girone dietro una Spagna forte. Stavolta da teste di serie non siamo riusciti a metterci alle spalle la Svizzera contro la quale abbiamo sbagliato due rigori in altrettanti scontri diretti. E poi gli spareggi: un conto è avere come avversario la Svezia; un altro, con tutto il rispetto, è sfidare la Macedonia”.

POST MANCINI. “Da giovedì sera sento e leggo nomi su nomi: Cannavaro, Pirlo, Gattuso, Ranieri, De Zerbi… Tutti hanno caratteristiche giuste: i tre ex campioni del mondo sanno come si vince in azzurro, Ranieri sarebbe un selezionatore ideale grazie alla sua esperien za, De Zerbi darebbe una filosofia calcistica simile a quella di Mancini. Io però se dovessi dire un nome, punterei su Gattuso. Ci vuole uno con la sua carica, il suo carisma e, al tempo stesso, la sua esperienza per ripartire in un momento simile”.

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