Fuori dalle coppe e con tanti nodi da sciogliere, la Fiorentina affronta un bivio cruciale: ripartire con ambizione o rischiare l’anonimato
Nel calcio, come nella vita, basta poco per cambiare il destino di un intero anno di lavoro col verdetto che, anche se non ancora aritmetico, è già nell’aria: la Fiorentina con molta probabilità resterà fuori dalle coppe europee nella stagione 2025/26. Dopo due anni di partecipazioni consecutive alle finali di Conference League, e con un’ultima stagione vissuta sull’altalena tra speranze e delusioni, il club viola si prepara a un’estate di riflessione profonda. La mancata qualificazione europea non è solo un dato sportivo: può rappresentare un vero e proprio spartiacque. In tal senso, ben si inseriscono le parole del ds Pradè al termine del match di ieri contro il Venezia: “Bisognerà fare delle analisi profonde, capire tante cose perché una squadra che vince con Milan, Juve, Inter, Roma e Lazio, ma poi fa una prestazione come quella di oggi lascia grande amarezza nei confronti di tutti, dal presidente ai tifosi, a noi tutti”.
TANTI INTERROGATIVI SUL FUTURO. Senza Europa, la Fiorentina dovrà rivedere strategie e ambizioni. Il budget sarà inevitabilmente più contenuto e molti giocatori, già ambiti sul mercato, potrebbero spingere per cambiare aria. I nomi caldi? De Gea (sul quale è appena spuntato anche un possibile interesse del Fenerbahçe), Kean, Dodo e Comuzzo, ma anche i tanti prestiti già in corso di valutazione come Adli, Fagioli e Gudmundsson, solo per citarne alcuni. Dovrà essere chiara la linea della società: continuare ad investire sulla progettualità affidata a mister Palladino, o affidarsi a profili esperti sia dentro che fuori dal campo per risalire in fretta. La risposta spetterà soprattutto alla dirigenza viola e al presidente Commisso, chiamato a un rilancio credibile dopo stagioni di “vorrei ma non posso”.
IL RISCHIO ANONIMATO. L’assenza dalle coppe è anche un danno d’immagine. La Fiorentina negli ultimi anni era tornata al centro del panorama calcistico europeo, seppur in Conference League. Adesso c’è il rischio di un ridimensionamento che riporterebbe la Viola in quella zona grigia di classifica in cui troppo spesso è rimasta intrappolata nelle ultime stagioni della precedente gestione. “Siamo una società ambiziosa, fortemente ambiziosa, perché abbiamo una proprietà molto forte e quindi devi fare risultato”, ha ribadito Pradè al termine del match di ieri. Una dichiarazione che suona come un monito per il futuro, ma che lascia anche intravedere qualche dubbio sulle scelte fatte nel passato recente.
UN’OCCASIONE (FORSE) DA SFRUTTARE. Eppure, in ogni crisi si nasconde un’opportunità. Senza l’impegno europeo, la Fiorentina potrà concentrarsi sul campionato, costruendo una rosa meno logorata da turni infrasettimanali e viaggi internazionali, sulla falsariga di quanto fatto nelle precedenti stagioni da Atalanta e Napoli. Potrebbe essere il momento giusto per ridisegnare un’identità forte e per ritrovare entusiasmo in una piazza che ha sempre fame di bel calcio e passione vera. Ma servirà chiarezza, coerenza e soprattutto un progetto tecnico all’altezza. Perché la Fiorentina, anche senza Europa, non può permettersi un altro anno di transizione. Altrimenti, l’oblio sarà più vicino di quanto sembri.
Di
Francesco Massimo Ascione