La Gazzetta dello Sport parla del calcio femminile. Da ieri le atlete sono ritenute professioniste al pari dei colleghi maschi
Rivoluzioni come questa partono da lontano. Perché ci vuole tempo a sradicare certi pregiudizi, gli sguardi diffidenti, le risatine dietro le spalle. Ci vuole coraggio per sfidare quelle che troppo spesso vengono definite tradizioni, combattere chi ti vede strano, poco allineato. E ci vuole anche tanto, tantissimo talento per convincere pure gli scettici che quello che fai merita di essere visto e apprezzato.
E così, risatina dopo risatina, gol dopo gol, vittoria dopo vittoria, da ieri anche in Italia abbiamo un numeroso gruppo di calciatrici professioniste. Il primo luglio 2022 è una data da circoletto rosso, come direbbe Rino Tommasi. Le ragazze delle dieci squadre di Serie A possono ora godere di una serie di diritti che prima venivano negati: al pari dei colleghi uomini, dalla Serie C in su, avranno – anzi hanno – tutele lavorative, assicurative, mediche (maternità compresa) e previdenziali (fino a due giorni fa nulla veniva versato in contributi) e possono contare anche su un salario minimo, lo stesso della Serie C maschile: 20.263 euro lordi a stagione dai 19 anni e 26.664 dai 24, qualcosa di molto diverso dal rimborso forfettario (per un massimo di 30.658 euro più eventuali bonus) di prima. I primi due contratti da professionista registrati sono quelli di due attaccanti: Daniela Sabatino (Fiorentina) e Sofia Cantore (Juve).

Di
Redazione LaViola.it