Fin qui la Fiorentina si è mossa benissimo sul mercato, evidenziando per la prima volta una vera programmazione. Adesso servirebbe la ciliegina. Sperando resti Milenkovic
Prime tracce di programmazione in casa Fiorentina. Mai come in questa estate, almeno per quello che riguarda le ultime stagioni, si era assistito ad un mercato così celere, con innesti mirati, di qualità e, non per ultimo, su calciatori di proprietà. Quelle nubi di inizio estate che volevano una società alla ricerca di prestiti e sconti sono state spazzate via da un vento nuovo, fatto di ambizione e investimenti. Non per caso sono arrivati calciatori giovani, ma già affermati, eventualmente rivendibili in un futuro prossimo per alimentare il meccanismo del calcio moderno. Dodô è il terzino più pagato di sempre per la Fiorentina, Gollini diventerebbe (in caso di riscatto a fine stagione) il portiere più pagato di sempre, Mandragora aveva una valutazione doppia un paio d’anni fa rispetto al prezzo d’acquisto con cui la Fiorentina lo ha preso dalla Juventus, mentre Jovic, per le modalità con cui è stato ingaggiato, può rivelarsi una delle operazioni più geniali di sempre.
SINTONIA. “La chiesa al centro del villaggio”, così definì Vincenzo Italiano il ds viola Daniele Pradé, ancora prima che le parti trovassero un accordo scritto sul prolungamento di contratto del tecnico. Non è un caso se, a proposito di programmazione, in ogni conferenza stampa in cui sono intervenuti Barone e Pradé sia stata sottolineata più volte la parola ‘sintonia’. Non solo all’interno della società, quindi tra i vari Barone, Pradé, Commisso, Burdisso e collaboratori vari che compongono la squadra mercato, ma soprattutto tra la dirigenza e il tecnico. Lo stesso feeling non ci fu nell’estate in cui Commisso rilevò la Fiorentina, così come nell’estate successiva, con Montella prima e Iachini poi, fino allo scorso gennaio. In questa sessione di mercato, invece, ogni singola operazione è arrivata di comune accordo, con l’innesti di calciatori che la società seguiva e che Italiano apprezza. Non c’è ombra di dubbio che tutto ciò abbia fatto la differenza.
ASTICELLA. Non sembra, inoltre, un caso che, da Italiano in giù, tutti i protagonisti viola abbiano alzato l’asticella. La Champions? Non pare più eresia. Da qui a raggiungerla, ovviamente, ce ne passa, ma già la consapevolezza di volerci provare può essere un buon inizio, oltre alla presa di coscienza che i margini d’errore quest’anno saranno pressoché nulli.
CILIEGINA. Adesso servirebbe ‘la ciliegina’. Se, come detto sopra, fin qui la Fiorentina è stata bravissima nel sostituire Odriozola con Dodô, Dragowski con Gollini, Torreira con Mandragora e Piatek (o Vlahovic, a seconda di come la si voglia vedere) con Jovic, c’è ancora da puntellare la rosa, oltre che sfoltirla di quei calciatori che, a proposito di sintonia e programmazione, non rientrano nei piani di allenatore e società. Ceduto Pulgar, restano da piazzare ancora i vari Kouame, Benassi, Kokorin (sempre che qualcuno lo voglia), Rasmussen, forse Zurkowski, forse Nastasic e Terzic. La ciliegina (termine che richiama a tempi pre-fallimento) non potrebbe essere Bajrami, che sarebbe, sì, un’altra operazione intelligente, di prospettiva e dal sapore dell’investimento, soprattutto a condizioni favorevoli (magari con contropartite che abbassino il prezzo dell’albanese), ma, nell’immediato, quanto potrebbe spostare gli equilibri un profilo come il suo? Lo Celso, invece…sarebbe il coronamento di una campagna di importante rafforzamento, basata sull’oggi ma con vista anche sul domani (è un classe 1996). Anche in prestito potrebbe andar bene, visto il recupero di Castrovilli che sarà tutto da vedere. Chiaro che, acquistarlo a titolo definitivo o con un diritto/obbligo di riscatto, darebbe tutt’altro (ulteriore) spessore al valore della Fiorentina. A quel punto, arrivare alla Champions League, potrebbe apparire ancora meno impossibile.
MILENKOVIC. Fin qui le note liete. La speranza, non utopica, che resti Nikola Milenkovic è in crescita. Inter e Juventus traccheggiano, sondano ma non affondano, facendo trasparire un senso di ‘seconda scelta’ al difensore serbo. A Firenze, invece, sarebbe un pilastro di una Fiorentina in (forte) ascesa, col Mondiale che potrebbe spingerlo ulteriormente a rimanere, con un rinnovo apparecchiato dalla società a cifre non certo risibili, anzi, quasi al livello dei top club in cui potrebbe approdare domani così come mai. A conti fatti, visto che i giorni passano anche per trovare un eventuale sostituto, la permanenza potrebbe essere la soluzione migliore per tutti. Italiano, così come fece un anno fa, continua a lavorare ai fianchi del calciatore per convincerlo a restare ancora, ben conscio del fatto che sarebbe decisamente più semplice partire nelle gare ufficiali con più elementi possibili che abbiano già ben chiaro cosa fare, senza la necessità dei famosi tempi di ambientamento e inserimento che sarebbero necessari ad un nuovo innesto.

Di
Gianluca Bigiotti