Edin ha 39 anni, ma è integro fisicamente, leader e continua ad essere decisivo sul campo. Pioli ha dimostrato di saper poggiarsi su chi ha esperienza
Con ogni probabilità sarà Edin Dzeko il primo acquisto della Fiorentina 2025/2026. Un arrivo a parametro zero, contratto di un anno più opzione legata al rendimento personale a poco meno di 2 milioni a stagione. Si ripartirà dunque da quel ‘centravanti di riserva’ che mancava dalla scorsa estate, perché mentre Kean esplodeva a suon di gol la Fiorentina perdeva punti importanti (e alla fine decisivi) quando Moise doveva rifiatare oppure quando avrebbe avuto bisogno di una spalla più importante in area di rigore. Che poi, parlare del bosniaco come ‘riserva’, pare una gran forzatura. Anche a 39 anni compiuti.
GOL E TENUTA FISICA. Basta guardare il rendimento delle ultime stagioni. Ben 46 gol e 18 assist in due anni al Fenerbahce, con 99 presenze totali. Nell‘ultima stagione 21 gol e 8 assist in 53 partite. Solita capacità innata in area di rigore, tecnica di alto livello nel rifinire le azioni. Un po’ il repertorio che aveva mostrato negli anni anche tra Inter e Roma. Con l’età che non sembra scalfire il classe ’86 di Sarajevo. La brillantezza non sarà quella di dieci anni fa, ma l’esperienza conta e consente di sopperire in altri modi. Edin è atleta vero, a 360°. Anche perché altrimenti non arrivi a reggere partite ogni tre giorni a questi livelli. Negli ultimi tre anni e mezzo Dzeko si è fermato solo una volta per infortunio, a dicembre 2023, per un lieve problema alla coscia. Una sola partita saltata con il Fenerbahce, poi di nuovo a disposizione del tecnico. Un attaccante che da quando gioca in pianta stabile nei professionisti, dal 2006 ai tempi del Teplice in Repubblica Ceca, è sempre andato in doppia cifra di gol a parte il primo anno al Wolfsburg (si fermò a 9 reti) e l’ultimo al Manchester City (quando aveva perso il posto e si fermò a 6 gol). Tanta roba. E del resto i 369 gol e i 153 assist in 837 partite con i club (più 69 gol e 29 assist in 141 gare con la Bosnia) parlano da soli: per Dzeko un gol o un assist ogni 2 gare giocate.
DUE RUOLI. Sulla qualità, insomma, poco da discutere. Come sul valore assoluto del giocatore. Come si è visto, e lo sa bene anche chi lo ha seguito nell’ultimo biennio in Turchia, pochi dubbi anche sulla tenuta fisica. Ecco perché a queste condizioni, l’operazione Dzeko ha più pro che contro per la Fiorentina. Si potrà obiettare che con un contratto così oneroso si poteva provare a puntare su un giovane più futuribile, più fresco fisicamente e atleticamente. Ma Dzeko è un giocatore che va ad alzare subito il livello offensivo dei viola. A patto che si riesca a trattenere Kean, è chiaro, o che eventualmente si riesca a trovare un degno sostituto nel caso in cui qualcuno lo portasse via con la clausola a inizio luglio. Il bosniaco in un 3-5-2 (come quello ipotizzato da Pioli e dalla società per la prossima Fiorentina) può giocare prima punta, ma anche insieme a Moise là davanti. Del resto al Fenerbahce, da capitano, ha giocato in entrambi i modi (unica punta o in tandem), mentre all’Inter quasi sempre in coppia proprio in un 3-5-2.
LA NUOVA FIORENTINA. In tutto questo Stefano Pioli, nei contatti continui con la società, ha sposato in pieno (e probabilmente anche caldeggiato) l’affondo su Dzeko. L’ufficialità come nuovo allenatore viola arriverà solo a inizio luglio, ma la nuova Fiorentina sta già prendendo forma nei confronti a distanza con il tecnico. Sul piano tattico (si dovrebbe appunto ripartire dal 3-5-2 come sistema di riferimento), sulla struttura tecnica (ad esempio si è capito come alla fine non sarà inserita la figura di club manager che era stata avanzata dall’allenatore) e ovviamente in chiave mercato. A questo proposito l’idea Calabria per la fascia destra può essere un’altra operazione importante low cost, così come Bennacer può rappresentare un regista di livello per il calcio del tecnico parmigiano. Attenzione anche ad Okafor, che Pioli aveva avuto al Milan: è destinato a non rimanere in rossonero dopo il prestito poco fortunato al Napoli, può essere una possibilità nelle prossime settimane (con i vantaggi anche del Decreto Crescita).
PIOLI E I BOMBER ESPERTI. Si diceva però di Dzeko e di Pioli. L’allenatore ex Milan sa bene come tirar fuori il massimo da bomber d’esperienza, e anche questo aggiunge un ulteriore tassello tra i pro dell’operazione. Proprio in rossonero Pioli si affidò con forza a Zlatan Ibrahimovic, che a cavallo dei 40 anni fu decisivo per la risalita (anche e soprattutto a livello di personalità) del club con 37 gol e 12 assist in 78 partite. E poi Olivier Giroud, coetaneo di Dzeko (classe ’86 anche lui), sempre in doppia cifra nei tre anni con Pioli: in totale 49 gol e 20 assist in 132 partite, ma soprattutto un ruolo fondamentale per la sua leadership e il suo peso offensivo a servizio dei compagni. Stessa tendenza anche nelle esperienze precedenti: se alla Fiorentina, in mezzo ad una squadra rivoluzionata e giovanissima, trovò prezioso nel suo primo anno il ruolo ibrido di Thereau come esterno sinistro, alla Lazio puntò parecchio sul 37enne Miroslav Klose, che nel 2014/2015 segnò 16 gol e servì 9 assist (mentre a centrocampo il 35enne Stefano Mauri segnò ben 9 reti). Ai tempi del Bologna invece Pioli sfruttò alla grande le capacità sotto porta di Marco Di Vaio, che nel 2011/2012, a 36 anni, segnò 10 gol e fornì 6 assist. Non è quindi un caso che il primo acquisto della nuova Fiorentina targata Pioli possa essere un 39enne centravanti, integro fisicamente, da sempre leader in campo e capitano nel suo precedente club.

Di
Marco Pecorini