Lunga intervista concessa a La Nazione da parte dell’esterno brasiliano della Fiorentina
Dallo stato di forma alla trattativa per arrivare in viola. Eccone la prima parte.
Dodò, la prima domanda è semplice semplice, ma è quella che le farebbe tutta la Firenze viola: come sta?«Sto bene. Sì, posso dirlo, finalmente. Sto bene, molto bene. Mi sento in forma. Pronto. Sono stato in Brasile due settimane ma non ho fatto vacanza. Ho lavorato con il fisioterapista ogni giorno e adesso…».
Adesso si comincia a fare sul serio?«Punto forte, anzi tutto, sul 2023. Sono sicuro di fare grandi cose, di essere uno dei protagonisti della prossima parte della stagione. Farò capire alla società che anche se mi ha pagato molti soldi ha fatto bene a scommettere su di me».
Sa che Italiano è esigente e si aspetta molto da lei?«Se lo so? Il pressing di Italiano è una cosa micidiale. Ha grande fiducia in me. E per quanto riguarda il mio lavoro, ovvero le sue esigenze tattiche nei miei confronti… Beh, è un martello micidiale. Mi chiede di pressare sempre, con o senza palla, di spingere come un matto di essere sempre vicino alla manovra. Arrivare alla Fiorentina e avere lui come allenatore è aver cambiato radicalmente vita».
Sulla trattativa: «Mi arrivò una telefonata di Burdisso, poi l’interessamento diretto di Barone e di Pradè. Quasi non ci credevo potessi arrivare a giocare in Italia. Non ci pensai due volte, dissi subito di sì. Ma a un patto: volevo diventare della Fiorentina a titolo definitivo e non solo in prestito perchè là, in Ucraina non volevo tornare. Mi chiamò anche il presidente Rocco e il sogno è diventato realtà».
E si è già innamorato di Firenze, giusto?«E come si fa a non lasciarsi coinvolgere da questa città? Primo con la lingua, qui in Italia, è molto più facile cavarsela… poi… poi a Firenze ci sono piazze bellissime, si mangia alla grande. E appena ho una giornata libera, si va in centro».
Di
Redazione LaViola.it