Si tratta l’uscita di Pioli mentre prende quota la candidatura di D’Aversa. In dirigenza possibile staffetta interna dopo le dimissioni di Pradè
È stata una giornata tesissima al Viola Park, segnata da frustrazione e decisioni rimandate. All’indomani del ko interno contro il Lecce e dopo la vittoria del Genoa, la Fiorentina è sprofondata all’ultimo posto in classifica. Una crisi profonda che ha messo fine all’avventura – fallimentare – di Stefano Pioli sulla panchina viola.
La rottura è nei fatti, ma non ancora formalizzata. La dirigenza ha passato l’intera giornata a cercare un’intesa per una separazione consensuale, ma Pioli ha alzato un muro. Si continua a trattare per una buonuscita. In caso contrario, scatterà l’esonero.
Nel frattempo il club ha già avviato i contatti per il nuovo allenatore. Il nome più caldo è quello di Roberto D’Aversa, che sembra aver superato la candidatura di Paolo Vanoli. Più remota, in questo momento, l’opzione Alessandro Nesta. D’Aversa piace per i buoni rapporti con la società e per la conoscenza diretta di alcuni giocatori in rosa: ha allenato Fazzini e Viti all’Empoli, Pongracic e Piccoli al Lecce, e Simon Sohm ai tempi del Parma. Il feeling è concreto e la pista si sta scaldando ora dopo ora.
Ma il terremoto non si è fermato in panchina. Sabato, alla vigilia del match col Lecce, sono arrivate anche le dimissioni a sorpresa del direttore sportivo Daniele Pradè. Un altro vuoto da colmare in fretta.
Due i nomi principali che si sono rincorsi in giornata per sostituirlo: Gianluca Petrachi, ex Roma e Torino, e Cristiano Giuntoli, reduce dall’esperienza alla Juventus dopo lo scudetto conquistato col Napoli. Quest’ultimo, però, rappresenta un profilo economicamente impegnativo e forse fuori portata. Ma prende sempre più piede la possibilità di una soluzione interna, con Goretti e Angeloni pronti a traghettare l’area sportiva fino a fine stagione. Una stagione nata male e che rischia di finire peggio. In questo scenario di incertezza, la Fiorentina potrebbe scegliere di non vincolarsi subito a un nuovo dirigente, evitando di delegittimarlo in un contesto già compromesso.
Il tempo stringe. E il margine di errore si è ridotto a zero.
												
																					
																					
																					
																					
																					
																					
																					
																					
																					
																							
																							
																							
																							
									
																	
									
																	
									
																	
									
																	
														
														
Di
Niccolò Misul