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CorFio - Un incubo senza fine. Se non è una sentenza, poco ci manca

2 min di lettura

Squadra ancora inerme e fragile, De Gea emblema delle difficoltà. E i cambi di Vanoli...

Se non è una sentenza, poco ci manca. Se non è la condanna definitiva, è solo e soltanto perché siamo a dicembre e in teoria, quindi, ci sarebbe ancora tempo e spazio per salvarsi. Il problema è che la Fiorentina non esiste. Morta e sepolta nella rassegnazione di uno stadio (tutto, non solo la curva) che non ne può più di uno spettacolo ogni volta peggiore. Così scrive il Corriere Fiorentino.

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PEGGIORATA. E se con Pioli non era mai arrivata mezza reazione con Vanoli, e pareva incredibile, la situazione non ha fatto altro che peggiorare. Squadra in ritiro fino a data da destinarsi, fa sapere il club. Ma rialzarsi, sarà dura. Eppure, evidentemente, all’allenatore la squadra vista ultimamente era piaciuta. E allora, avanti come se niente fosse con il 3-5-2. La traversa di Bernede, le occasioni per Kean e una Fiorentina tornata in fretta lenta, impacciata, e tremendamente distratta in difesa. Sconcertante, la fragilità difensiva, con la costante sensazione che ogni pallone buttato in area possa, sempre, diventare un pericolo. Basta una palla giocata in verticale e via, in porta con 50 metri di deserto davanti.

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INERME. E poi De Gea. Perso, nella terra di nessuno. È lui, probabilmente, l’immagine peggiore per raccontare cos’è diventata questa squadra. Un gruppo inerme, con un allenatore che anche ieri ha aspettato passasse un’ora per cambiare e che, per ribaltare una gara in cui aveva l’obbligo di vincere, non ha trovato di meglio che giocarsi come prime fiches Fortini (un esterno basso) e Richardson. Il gol insomma non poteva che arrivare per sbaglio. Poi Fiorentina immobile a guardare il Verona che, quasi senza volere, è andato a segnare un 1-2 che somiglia tanto, ma proprio tanto, alla parola fine.

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