Italiano saluta dopo tre stagioni, al suo posto l’ingaggio di Palladino in arrivo dal Monza. Campionato chiuso a 60 punti, l’ottavo posto riporta in Conference
Stagione finita. Ciclo chiuso. La serata di Bergamo è servita per le scuse (Pradè lo ha fatto con i tifosi a nome di tutta la società) e per gli addii. Il campo ha consegnato tre punti alla Fiorentina. Un contentino di poco conto, che porta il bottino stagionale a 60 punti, ma che non migliora l’ottavo posto in campionato. Si sapeva. Recrimina l’Atalanta, che non arrivando terza rinuncia a 3,5 milioni di euro di premio, ma anche i nerazzurri di Gasperini sono parsi lontani parenti di quelli visti a Dublino. Ci stava.
Doppietta di Belotti, nel giorno dell’addio. Gol di Gonzalez. Tutto quello che è mancato ad Atene. Ma oggettivamente la partita sarà ricordata solo per l’esordio in Serie A di Tommaso Martinelli, classe 2006. Nato a Firenze, tifoso della Fiorentina. Abita in Piazza D’Azeglio con la famiglia. La società viola punta tanto su di lui. Una sola parata sul colpo di testa finale di Scamacca.
Il resto fa già parte degli archivi. Vincenzo Italiano ha salutato tutti con le lacrime agli occhi. Percorso finito, non aveva più niente da dare. Per fare il salto di qualità servirebbero investimenti talmente pesanti che – evidentemente – non sono stati garantiti da Commisso. A questo livello sente di non potere fare di più. E così ha deciso di passare la mano anche per motivazioni e stimoli personali. Non se ne va per soldi (dovesse andare al Bologna prenderebbe poco più che a Firenze). Se ne va per cercare nuove sfide, fuori dal loop nel quale è entrato con la Fiorentina.
Semmai sono da sottolineare le parole di Daniele Pradè, che per la prima volta ha parlato da dirigente con una responsabilità precisa: costruire il futuro della Fiorentina a cominciare dalla scelta del nuovo allenatore. Sarà totalmente sua, anche se dal 1° luglio si dividerà i compiti con Roberto Goretti. Ma adesso c’è da fare presto e bene. Sarà Raffaele Palladino il nuovo allenatore. Profilo giovane (classe ’84) col quale costruire un progetto nuovo.
Perché i cicli nel calcio finiscono. A Firenze in particolar modo gli allenatori sono talmente tanto stimolati che spesso accusano una pressione eccessiva, come successo per alcuni tratti a Italiano. L’importante è aprirne di nuovi e migliori di quelli precedenti. Un settimo posto, due ottavi. Tre finali e due semifinali. Ci fosse un trofeo oggi sarebbe tutto diverso. Ma la mancanza è pesante ed ha pesato sulle riflessioni e i giudizi di tutti.
L’augurio e la speranza è che la Fiorentina abbia la forza di ripartire nel modo giusto. Con calciatori adatti al gioco del nuovo allenatore. Con un progetto che abbia un obiettivo finale preciso. Così facendo anche il terzo anno di Conference League potrebbe essere visto come una nuova occasione e non come una penitenza da scontare. Oggi la visione non può che essere questa.
Di
Alessandro Latini