Nella sua consueta rubrica, Foco analizza tatticamente la partita persa dalla Fiorentina al Dall’Ara contro il Bologna
Il Bologna ha appena esonerato Mihajlovic. La Fiorentina deve dare un segnale di crescita in fase offensiva. Sulla carta un’occasione per la squadra di Italiano.
LE FORMAZIONI. Il Bologna di Vigiani, tecnico “cuscinetto” in attesa di Motta, aspetta la Fiorentina schierando un 3-5-2 con Skorupski in porta, Medel, Lucumí e Posch difensori centrali, Kasius e Cambiaso sulle fasce. Schouten e Aebisher sono i due centrali con Soriano leggermente più avanzato, mentre l’attacco è affidato ad Arnautovic e Barrow. Italiano manda in campo il suo 4-3-3 con Terracciano in porta, la difesa da destra a sinistra è composta da Dodô, Quarta, Igor e Biraghi. In mezzo Amrabat è il centrale con ai lati Bonaventura e Barak. Davanti tocca a Jovic con Kouame a destra e Sottil a sinistra.
LA PARTITA. Vigiani imposta una partita che vuole essere la copia carbone di quella fatta dall’Udinese. Davanti Arnautovic e Barrow devono pressare i due centrali viola inserendosi sugli appoggi da loro e per loro. Soriano ha il compito di uscire in pressione sul primo possesso di Amrabat per impedirgli di girarsi mentre Schouten e Arbisher devono contenere i due interni della Fiorentina. Kasius e Cambiaso sulle fasce vanno a prendere in prima battuta Sottil e Kouame con l’obiettivo di impantanare le catene laterali sugli scambi, coperti dalle uscite laterali di Posh e Lucumí in caso di fuga degli esterni viola. Medel in mezzo si appiccica a Jovic, andandolo a prendere molto alto quando il serbo prova ad uscire dall’area per dialogare col centrocampo.
La Fiorentina gioca nel solito modo ma sembrano esserci dei piccoli cambiamenti. La pressione alta, infatti, sembra non venire portata né con la solita intensità, né alle solite altezze. Forse è per le caratteristiche dinamiche dei due interni o forse per un tentativo di allentare gli spazi ma la rinuncia è evidente. Questo atteggiamento, però, non pare avere un particolare effetto benefico sulle transizioni che risultano ancora lente nello svolgimento. La palla sale macchinosamente dalla difesa e, soprattutto, permane una mancanza di movimento che non permette mai di avere passaggi sull’uomo in corsa. Il Bologna è aggressivo e può permettersi di concentrare questa aggressività sulla sua trequarti con sufficiente densità per poi cercare di trovare i suoi attaccanti in molti metri quadri di spazio. La differenza sostanziale tra le due squadre è sostanzialmente questa: gli attaccanti rossoblù possono ricevere palla voltati già verso la porta della Fiorentina, quelli viola non possono mai puntare direttamente l’area. L’atteggiamento prudente e speculativo del Bologna e le difficoltà della squadra gigliata danno vita ad un primo tempo senza ritmo, sostanzialmente bloccato e questo genere di situazioni sono quelle che la Fiorentina soffre. La squadra viola, anzi, rispetto alle partite precedenti, sembra addirittura più in confusione. La scelta di lasciare più campo agli avversari in costruzione non regala spazio vitale, primo perché il Bologna non ha tutta questa intenzione di spostare il suo baricentro più avanti, incentrato sulle sue intenzioni di far fuggire i sui attaccanti di rimessa nelle praterie, secondo perché il centrocampo viola non riesce a passare da reparto di aggressione a reparto creativo.
La squadra perde di intensità rispetto al passato, senza un piano per sfruttare l’ipotetica decongestione sulla trequarti. Il primo tempo partorisce una sola occasione vera per la Fiorentina, e il fatto che venga da calcio piazzato non è assolutamente un caso. Il Bologna riesce ad infilare un paio di volte i suoi attaccanti tra i difensori centrali e Terracciano salva in tackle su Arnautovic un gol che sembrava fatto.
Il secondo tempo si apre con Saponara in campo per Sottil e proprio l’ex Empoli, su una respinta di un calcio d’angolo da parte del Bologna, si inventa un numero in palleggio che lo porta a fare qualcosa di decisamente nuovo per la Fiorentina: un cross dietro la difesa. Quarta liberissimo scarta il cioccolatino e porta in vantaggio i viola.
La squadra di Italiano sembra acquisire vitalità dal gol e prova a spostare in avanti il baricentro ma su un rilancio dalla difesa avversaria va in tilt. Arnautovic controlla a centrocampo un pallone che sembra destinato ad uscire e rovescia in mezzo senza guardare. Igor è in vantaggio ma la pressione di Barrow gli fa sbagliare la scelta tra stop e passaggio all’indietro e questa indecisione apre la corsa verso il gol per l’attaccante rossoblù. Il gol del Bologna sgretola ogni certezza della Fiorentina e bastano dei lanci nella metà campo viola a far saltare le marcature. Uno di questi vede ancora Quarta in vantaggio su Kasius che, complice una gomitata al capo dell’argentino, riesce a conquistare il pallone e a crossare basso per Arnautovic, che Venuti non marca né con gli occhi, né col contatto. Gol e addio.
Il resto del secondo tempo è per la Fiorentina uno di quegli psicodrammi ai quali siamo purtroppo abituati. Italiano prova a spostare Kouame prima e Cabral verso la fine accanto a Jovic, cercando un 4-4-2 più dettato dalla disperazione che dalla convinzione. Non ne esce fuori niente. Il Bologna vince una partita in cui non ha mai dato veramente la sensazione di soffrire una Fiorentina in crisi profonda di identità e certezze.
LE CONCLUSIONI. Quello che veniva etichettato come un “problema offensivo” a Bologna esplode in tutta la sua gravità. Che riguarda sicuramente anche la parte offensiva ma che investe tutta la squadra. La mancanza di gol e, quindi, di risultati, non ha fatto altro che aumentare il tasso d’ansia della squadra e dell’allenatore e quest’ansia ha acuito i veri problemi di gioco. Qualche giorno fa scrivevo della raggiunta solidità difensiva sulla quale andare a completare il gioco pensando anche alla sua parte finale, quella offensiva. Ebbene è accaduto l’esatto contrario, ovvero che la preoccupazione per la mancanza davanti di uno sviluppo producente ha investito anche le certezze difensive. Italiano ha cercato di allentare l’intensità della pressione per creare una fascia di campo meno compressa per creare situazioni offensive ma senza aver pensato al come l’attacco potesse beneficiare di questo ipotetico spazio. Il primo tempo di Jovic e i suoi movimenti mi fanno credere che avesse l’ordine di essere lui a cucire la transizione uscendo dall’area ma questo non poteva bastare senza che i suoi compagni avessero le indicazioni per poter andare ad aggredire gli spazi che questi movimenti dovevano aprire.
A Bologna la Fiorentina è stata in balia di una crisi che ha accentuato i suoi dubbi e ha mostrato come la contrapposizione tra atteggiamento e mancanza di studio sul come renderlo produttivo può rendere la squadra inefficace in ogni sua fase.
Il mister ha parlato di “letture sbagliatissime” ma sta a lui dotare i suoi ragazzi degli strumenti per saper leggere le fasi di gioco. Gli “schemi offensivi” non sono altro che movimenti senza palla che devono essere riconoscibili per chi gestisce il pallone, indicazioni di gioco date dal movimento fatte apposta per evitare che una riconquista alta o una transizione non si risolvano con un passaggio all’indietro o con uno dei mille tiri forzati fatti senza qualità e senza convinzione. Non è tutto da buttare, ma bisogna ripartire dal buono che sicuramente già si era visto e cercare di implementarlo, senza andare a cercare mutazioni di cui il primo a non essere convinto è l’allenatore.

Di
Foco